Il Flop della Rete delle Professioni Tecniche (RPT) e il ruolo dei Consigli Nazionali

Il testo definitivo dell'articolo 13 del decreto-legge n. 90/2014 relativo agli incentivi per la progettazione impone una riflessione sul ruolo dei Consigli ...

08/07/2014
Il testo definitivo dell'articolo 13 del decreto-legge n. 90/2014 relativo agli incentivi per la progettazione impone una riflessione sul ruolo dei Consigli Nazionali delle professioni tecniche e della loro ultima organizzazione nella Rete delle Professioni Tecniche (RPT) nata il 28 giugno del 2013.

A parte sporadici casi tra i quali il Convegno "Sviluppo e occupazione: gli obiettivi della riforma dei lavori pubblici" dell'8 maggio 2014, in cui la RTP ha presentato un documento condiviso in cui venivano individuati alcuni obiettivi minimi, sembra, infatti, che più di rete si possa parlare di arcipelago in cui però ogni isola va avanti da sola con regole e comunicati differenti, che seguono prospettive e linguaggi diversi.

Potrei citare, ad esempio, le decine di comunicati emanati dai Consigli Nazionali degli Architetti (CNAPPC) e degli Ingegneri (CNI) che, in modo assolutamente solitario e spesso inutile, hanno rincorso la notizia su problematiche di diversa natura, senza puntare a strategie che avrebbero potuto ottenere maggiori risultati. Oltre a questo, c'è anche da considerare che su quasi tutti i portali dei singoli Consigli Nazionali non viene fatto alcun riferimento all'appartenenza alla RPT. Per quale motivo?A cosa è servito allora creare questa rete?

Ricordo, ad esempio, che nel corso del citato convegno dell'8 maggio, il Ministro Maurizio Lupi aveva sbandierato la volontà di lasciare progettazioni e direzione dei lavori al di fuori degli uffici tecnici. Che il tripudio riservatogli dalla platea sia forse stato sufficiente a placare gli animi dei professionisti?La pubblicazione del D.L. n. 90/2014 ha, infatti, disatteso ogni promessa del Ministro con il successivo sconforto dei liberi professionisti e nessun commento della RPT.
Probabilmente sarebbe stato necessario o quanto meno coerente chiedere al Ministro Lupi il motivo per l'improvviso cambio di rotta, portando avanti e con forza le proprie idee, manifestando anche alla stampa i propri intendimenti. E, invece, il silenzio ha racchiuso il problema nell'ennesima bolla di sapone.

Purtroppo, però, la corda è omai tesa e non si sa quanto i liberi professionisti saranno in grado di attendere i risultati che da anni i Consigli Nazionali, i vari PAT e RPT promettono periodicamente. Il problema dell'incentivo del 2% alla progettazione interna è solo l'ennesima promessa mancata.

Ci auguriamo, dunque, che per garantire la propria indipendenza, la propria onestà intellettuale e la sua utilità la Rete delle Professioni Tecniche possa prendere una chiara posizione sul problema del 2% ed attivare tutti meccanismi necessari per evidenziare il proprio pensiero e l'eventuale proprio dissenso specialmente adesso che il decreto-legge sta facendo il suo percorso alle Camere per essere convertito in legge dello Stato, un ulteriore silenzio sarebbe facilmente letto come segnale di accettazione.

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