La crisi non risparmia gli Ingegneri: più disoccupati e redditi in picchiata

"Occupazione in calo, redditi e volume d'affari in picchiata, mercato pubblico dei servizi di ingegneria inaccessibile ai più, flussi migratori verso l'ester...

28/08/2014
"Occupazione in calo, redditi e volume d'affari in picchiata, mercato pubblico dei servizi di ingegneria inaccessibile ai più, flussi migratori verso l'estero in costante aumento". Non è certo positivo il resoconto della ricerca condotta dal Centro Sudi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri sull'Occupazione e remunerazione degli ingegneri nell'anno 2013.

Se nel recente passato la crisi aveva risparmiato i giovani laureati nell'area ingegneristica, le nuove rilevazioni condotte nell'anno 2013 hanno evidenziato maggiori difficoltà, seppur in modo più attenuato rispetto ai propri coetanei, a ottenere contratti a tempo indeterminato (sono sempre più i contratti "flessibili"), con cali delle retribuzioni medie (contrazione di quasi l'11%). Rispetto all'anno precedente, la quota di assunzioni a tempo indeterminato si è attestata al di sotto del 58%, il valore più basso degli ultimi 13 anni.

In tale contesto, sono sempre più gli ingegneri (soprattutto i neolaureati) che decidono di trasferirsi in via definitiva all'estero, segno dell'incapacità del tessuto produttivo italiano di assorbire la "produzione" di laureati in ingegneria italiani.

Pesantissimo è il contesto di chi decide di scommettere sull'attività professionale. A parte la rilevazione del Centro Sudi, la nostra redazione e la casa editrice proprietaria del portale si confrontano giornalmente con professionisti di ogni età e parte d'Italia che palesano difficoltà mai incontrate nel continuare a "sperare" in un futuro migliore. Il calo del mercato dei servizi di ingegneria, il crollo dei lavori pubblici, il mercato sempre meno attento alla professionalità, ma anche i sempre più pressanti oneri con cui sono costretti a vivere (formazione, previdenza, assicurazione, licenze solo per citarne alcune), stanno sterminando un'intera categoria professionale che non può più pensare di essere libera per raggiungere i propri sogni, ma deve piuttosto pensare a sottostare alle logiche di mercato che vedono i professionisti come sottopagati a progetto o peggio ancora finte partite iva di grosse società o studi di ingegneria.

"Il nostro rapporto - afferma Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi del CNI - si presta ad una lettura apparentemente contraddittoria. In termini assoluti, infatti, i dati confermano un trend negativo, perfettamente in linea con la situazione del Paese che vive una crisi che può considerarsi sistemica. Il fatto che gli ingegneri trovino più facilmente occupazione rispetto ad altre categorie va messo in relazione, come correttamente sottolineato nella ricerca, più con l'opportunità di approfittare di personale intellettuale di competenze elevate e basso costo, facilmente impiegabile nelle più svariate mansioni, che con le effettive necessità di sfruttare appieno la loro preparazione specifica. Ciò a causa della crisi ormai endemica sia della nostra industria che di quella del mondo delle costruzioni, aggravata dalla incapacità della nostra classe dirigente e politica di utilizzare correttamente le sia pur limitate (ma non troppo!) risorse economiche disponibili nell'ambito delle opere pubbliche".

"In termini relativi, però - prosegue Ronsivalle - gli stessi dati possono essere letti in modo meno pessimistico. Gli ingegneri, infatti, anche grazie a corsi di studio che conferiscono loro elevata flessibilità unita ad una preparazione di base tecnico-scientifica di buon livello, trovano più facilmente impiego rispetto ad altre categorie di laureati".

"Fra le molte e complesse informazioni fornite dalla ricerca - conclude Ronsivalle - sottolineerei le seguenti: 1) non sono molto considerati titoli accademici post-laurea (dottorati e master), mentre potrebbe essere utile cercare di ottenere una specializzazione post-laurea in quei settori dove le imprese ravvisano una maggiore difficoltà di reperimento di ingegneri; 2) è praticamente indispensabile la conoscenza della lingua inglese e, se possibile di un'altra lingua, sia per non precludersi la possibilità di un'esperienza all'estero, sia perché le imprese italiane che soffrono meno la crisi sono quelle che esportano; 3) sebbene, come sembra, in questo momento le figure ingegneristiche siano sottoutilizzate rispetto alle loro potenzialità, va mantenuto alto il livello di competenza e di professionalità, sia perché gli ingegneri sul mercato, nonostante tutto, sono sempre di più, quindi bisogna essere in grado di competere, sia perché un giovane deve guardare oltre qualunque crisi o contingenza economica e prepararsi sempre a tempi migliori".

Nella speranza che i tanto desiderati tempi migliori non siano solo un miraggio.

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