Eco-Bonus e Detrazioni fiscali: sono sufficienti per uscire dalla crisi?

Periodicamente (ogni anno verso questo periodo) si torna a parlare di detrazioni fiscali per il risparmio energetico. L'attività legislativa italiana ci ha, ...

22/09/2014
Periodicamente (ogni anno verso questo periodo) si torna a parlare di detrazioni fiscali per il risparmio energetico. L'attività legislativa italiana ci ha, infatti, abituati ad affrontare negli ultimi mesi dell'anno il problema della stabilizzazione degli eco-bonus e delle detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico degli edifici.

Ricordiamo, infatti, che l'agevolazione fiscale per il risparmio energetico è stata confermata nella misura del 65% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2014, mentre dal 2015 la detrazione sarà pari al 50%.

Non per sembrare disfattista o pensare a qualche complotto, ma sembrerebbe che questa situazione di continua incertezza sia creata ad arte da chi non vuole o non riesce ad affrontare i problemi e le reali soluzioni di cui il Paese necessita, spostando l'attenzione verso ciò che definirei il classico secchiello di sabbia utilizzato per svuotare il Mediterraneo.

Non vorrei neanche passare per una persona che vuole banalizzare l'importanza degli eco-incentivi o peggio ancora a cui non interessa il risparmio energetico. Nulla di tutto ciò, ma ogni volta che sento qualche nuovo proclama di chi a gran voce chiede la stabilizzazione degli eco-bonus, la prima cosa che mi viene in mente è: ma se il Paese non ha soldi per mangiare, come si può pensare che possa investire denaro il cui anche 65% può essere recuperato in 10 anni?

Non me ne vogliano i produttori di serramenti o di caldaie, ma è davvero restrittivo parlare di detrazioni fiscali quando l'Italia è stata collocata al 73esimo posto nella speciale classifica realizzata da Doing Business nel 2013 e che ha messo a confronto le normative sulla "facilità di fare impresa" di 185 Paesi. Posizione che proviene dal confronto di diversi parametri tra cui:
  • Facilità di avviare un'impresa: 84esimo posto;
  • Permessi di costruire (procedure, tempi e costi): 103esimo posto;
  • Energia elettrica (procedure, tempi e costi per l'allacciamento): 107esimo posto;
  • Registrazione immobili: 39esimo posto;
  • Facilità a ottenere un credito: 104esimo posto;
  • Tutela degli investitori: 49esimo posto (e qui mi sento di dissentire...siamo molto più giù!);
  • Tasse: 131esimo posto - è stata stimata una pressione fiscale totale pari al 68,3% del totale!!!Senza andare troppo lontano, in Svizzera la pressione fiscale è del 30,2%.

Dunque, la mia domanda è molto semplice: se in Italia fino ad agosto inoltrato si lavora per pagare dei servizi che lo Stato neanche ci offre, è possibile parlare ancora di detrazioni fiscali come possibile rimedio alla crisi?

Dopo queste mie considerazioni introduttive, pubblico di seguito un comunicato giuntomi dal Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C. ma che non ho la voglia di commentare.

Comunicato CNAPPC
"L'istituzione di una cabina di regia per coordinare i diversi interventi di efficientamento, rendendoli coerenti con le politiche di riuso - come quelle per le scuole, per il social housing e per i beni demaniali - è la strada da perseguire per rendere l'efficienza energetica uno strumento strategico di politica ambientale, culturale, economica ed anche di politica estera, considerati i ricatti ai quali l'Italia è sottoposta da parte di alcuni dei Paesi fornitori di energia".

Questo il commento di Leopoldo Freyrie, presidente del CNAPPC.

"Non basta - continua Freyrie - la sola entrata in vigore del Decreto legislativo sull'efficienza energetica, che pure gli architetti italiani hanno apprezzato: servono ora conseguenti e coerenti politiche di promozione e di accompagnamento. E' ben evidente - ad esempio - che non si può continuare, anno per anno, a confermare gli eco bonus: per poter usufruire del loro effetto economicamente virtuoso questi incentivi vanno stabilizzati su un orizzonte temporale di almeno una legislatura altrimenti si corre il rischio concreto di registrare uno scarso interesse nella realizzazione di investimenti in questo settore".

"Gli incentivi - conclude Freyrie - devono essere considerati come delle opportunità di investimento in grado di consentire per sviluppo, occupazione e ambiente un ritorno certo e misurabile".

A cura di Gianluca Oreto
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