Spalma Incentivi e Fotovoltaico: assoRinnovabili minaccia azioni legali

L'articolo 26 del D.L. n. 91/2014 (c.d. Spalma Incentivi) ha apportato importanti modifiche al sistema di incentivazione previsto per la produzione di energi...

14/10/2014
L'articolo 26 del D.L. n. 91/2014 (c.d. Spalma Incentivi) ha apportato importanti modifiche al sistema di incentivazione previsto per la produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici.

Entrando nel dettaglio, il decreto Spalma Incentivi ha previsto 3 ipotesi di rimodulazione per la tariffa incentivante prevista per la produzione di energia da impianti fotovoltaici di potenza nominale superiore a 200 kW. In particolare, è stato previsto che l'operatore possa scegliere una delle seguenti 3 opzioni, da comunicare al GSE entro il 30 novembre 2014:
  1. rimodulazione della tariffa per un periodo di 24 anni, decorrente dall'entrata in esercizio degli impianti, secondo la percentuale di riduzione indicata nella seguente tabella:
  2. fermo restando il periodo di erogazione ventennale, rimodulazione dell'incentivo prevedendo un primo periodo di fruizione ridotto rispetto all'attuale e un secondo periodo di fruizione di un incentivo incrementato in ugual misura, con percentuali di rimodulazione che avrebbero dovuto essere stabilite entro l'1 ottobre 2014 con decreto del Ministro dello sviluppo economico, in modo da consentire, nel caso di adesione di tutti gli aventi titolo all'opzione, un risparmio di almeno 600 milioni di euro all'anno per il periodo 2015-2019, rispetto all'erogazione prevista con le tariffe vigenti;
  3. fermo restando il periodo di erogazione ventennale, rimodulazione della tariffa di una quota percentuale dell'incentivo riconosciuto alla data di entrata in vigore del D.L. n. 91/2014, per la durata residua del periodo di incentivazione, secondo le seguenti quantità:
    1. 6% per gli impianti aventi potenza nominale superiore a 200 kW e fino alla potenza nominale di 500 kW;
    2. 7% per gli impianti aventi potenza nominale superiore a 500 kW e fino alla potenza nominale di 900 kW;
    3. 8% per gli impianti aventi potenza nominale superiore a 900 kW.
In assenza di comunicazione da parte dell'operatore il GSE applica l'ultima delle suddette opzioni previste.

Ciò premesso, nonostante oggi sia il 14 ottobre 2014, ancora nulla si sa della seconda opzione e quindi del decreto che il Ministro dello Sviluppo Economico avrebbe dovuto pubblicare entro l'1 ottobre 2014, con il conseguente malumore da parte degli operatori di settore che dopo essersi visti negare un diritto acquisito (la tariffa incentivante "è" un diritto acquisito), si trovano nuovamente in un limbo di incertezza che non farà certamente bene al settore.

Per tale motivo, assoRinnovabili ha confermato la volontà di intraprendere azioni legali contro la norma "Spalma incentivi", al fine di dimostrare l'incostituzionalità del provvedimento e garantire il principio di certezza del diritto e di affidamento delle imprese verso lo Stato. Nell'attesa dello sblocco normativo, l'associazione manterrà ancora aperta la possibilità per gli operatori di unirsi all'azione legale contro lo "Spalma Incentivi", che vede già l'adesione di centinaia di imprese.

Cosa comporta questo ritardo? Lo spiega Agostino Re Rebaudengo, Presidente di assoRinnovabili: "Oltre al danno, la beffa: oggi chi ha un impianto fotovoltaico di potenza superiore a 200 kW in Italia non solo si è visto decurtare l'incentivo retroattivamente, ma si trova pure nella condizione di non poter scegliere la modalità con cui gli sarà ridotta la tariffa, perché la disciplina attuativa di una delle tre opzioni non esiste ancora. Il tutto a meno di 50 giorni dal termine ultimo, fissato dal Legislatore perentoriamente al 30 novembre, per comunicare al GSE l'opzione di riduzione tra quelle previste dalla norma.
L'operatore si trova così, di fatto, vincolato alla scadenza, ma nell'impossibilità reale di effettuare una scelta consapevole, fintanto che il Ministero non adotterà il decreto"
.

Una situazione insostenibile ed inaccettabile per assoRinnovabili che ha scritto al Ministero dello Sviluppo Economico per sollecitare l'uscita di tale decreto, esigendo una proroga del termine del 30 novembre di almeno tanti giorni quanti saranno quelli di ritardo accumulato dalla mancata adozione del provvedimento, cosi da tutelare i produttori, garantendo un tempo sufficiente per valutare quale opzione sia la più idonea (o meglio la meno pregiudizievole) per ciascun impianto. Riducendo i tempi, il Ministero sembra non voler tener conto della complessità della scelta cui va incontro l'operatore: oltre alla valutazione dell'impatto economico e finanziario delle singole opzioni, infatti, la scelta finale del produttore dovrà poi essere condivisa e approvata dagli organi decisionali dei principali istituti bancari.

Come se non bastasse, a ciò si aggiunge il totale silenzio da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze sul decreto che dovrebbe disciplinare l'accesso ai finanziamenti bancari garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti, che permetterebbero agli operatori di mitigare gli effetti del taglio.

Da parte nostra, come al solito, resteremo vigili sulla situazione e vi metteremo al correnti di eventuali evoluzioni.

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