Approvazione Norme Tecniche Costruzioni: per ragioni di Stato o di Statica?

La recente approvazione in seno al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici delle Norme Tecniche per le Costruzioni ha offerto alcuni spunti di riflessione ch...

19/11/2014
La recente approvazione in seno al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici delle Norme Tecniche per le Costruzioni ha offerto alcuni spunti di riflessione che esulano dalla semplice lettura dell'articolato.

I meno attenti (o più attenti agli sbocchi commerciali che determineranno le nuove NTC) e qualche giovane buontempone che nulla conosce di normativa tecnica ma si ostina a occuparsene in maniera assolutamente inadeguata (alcuni pensano di essere editori tecnici), hanno accolto positivamente le nuove norme, criticando addirittura la posizione del Vice-Presidente dei Geologi Vittorio D'Oriano (leggi articolo) e le dichiarazioni del Presidente Gian Vito Graziano (leggi articolo). Si è addirittura additato a motivazioni di natura professionale, parlando impropriamente di relazione geologica e di competenze tra geologi e ingegneri. Tra le altre cose, è incredibile che dopo tutto quello che sta accadendo nel nostro territorio, ci sia ancora chi si ostina a sminuire le materie geologiche. Lasciando però al vento i commenti privi di alcun senso, l'approvazione delle NTC ha evidenziato 2 aspetti fondamentali:
  1. il fallimento della Rete delle Professioni Tecniche al primo vero banco di prova;
  2. il fallimento del sistema Italia che per la redazione di una normativa tecnica non si fida dei tecnici.

Andiamo con ordine.
In riferimento al primo punto è, ormai, evidente come gli Ordini professionali e i Consigli Nazionali si siano presi un potere non sancito da alcuna legge italiana: il potere di rappresentanza. Questo non è, infatti, previsto da nessuna normativa, ma è solo frutto di un'innaturale evoluzione degli Ordini che, per non sparire e perdere i vantaggi che hanno sempre accompagnato le cariche istituzionali ordinistiche, in assenza di una vera e forte Associazione sindacale, hanno col tempo mascherato i propri compiti istituzionali, attribuendosi il diritto di difendere i propri iscritti, piuttosto che controllarli (come inizialmente previsto). L'Ordine non è altro, infatti, che un Ente creato dallo Stato per controllare l'operato degli iscritti.

Ciò premesso, non si dovrebbe parlare né di Consigli Nazionali, né tanto meno di Rete delle Professioni Tecniche (RPT). Considerato, però, che l'Italia è il Paese dove da sempre comandano le lobbies più potenti, alcuni giorni fa ho scritto un articolo in cercavo di far capire come la strada intrapresa dalla RPT fosse quella corretta (leggi articolo). Nell'articolo facevo però riferimento al fatto che per funzionare la Rete avrebbe dovuto evolversi per avere realmente un potere di rappresentanza e, soprattutto, rivedere le sue cariche istituzionali per avere all'interno dei "cavalli di razza" pronti a dar battaglia per gli interessi delle categorie tecniche.

Sono ancora convinto di questo e lo sono ancora di più dopo che l'approvazione delle NTC ha dimostrato che, al primo vero banco di prova, l'attuale RPT è evaporata come neve al sole dimostrando una fragilità inimmaginabile, considerati soprattutto i comunicati stampa battaglieri inviati negli ultimi mesi. La Rete è arrivata al banco del CSLP senza una vera strategia comune e senza che le professioni tecniche avessero deciso congiuntamente come votare. A cosa è servito il tempo utilizzato per formalizzare un documento comune con le richieste delle professioni tecniche, se al voto si è arrivati divisi?

Per quanto riguarda il secondo punto, qualche giorno fa il mio amico Michele Privitera (fondatore del Comitato delle Professioni Tecniche) ha commentato l'approvazione delle NTC con l'assurda frase "per ragioni di Stato e non per ragioni di statica". Assurda perché pensare che un Paese possa sottostare a delle regole di gioco politiche per l'approvazione di una normativa tecnica che dovrebbe assicurare la sicurezza delle strutture è talmente ridicolo da non crederci.

Purtroppo, però, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri Armando Zambrano e dell'Ing. Domenico Perrini, Componente Cons.sup.ll.pp. su nomina del CNI (leggi articolo), nonché quella del vice Presidente degli Architetti Rino La Mendola (leggi articolo), hanno dimostrato come l'assurda frase non sia poi così tanto assurda.

Le dichiarazioni di voto di Ingegneri e Architetti danno il classico colpo al cerchio e uno alla botte. "La normativa non andava bene, però non potevamo prolungare ulteriormente l'iter". "Non siamo assolutamente soddisfatti dell'esito del lavoro del Consiglio Superiore".

A prescindere dai contenuti della norma, le professioni escono da questo processo con le ossa rotte. L'Italia è ancora il Paese dove si parla di sicurezza e mitigazione del rischio idrogeologico, ma che per scrivere le normative che regolano questi grossi paroloni non da spazio a chi si occupa di queste attività. Il sitema Italia ha dimostrato di infischiarsene delle ragioni di natura tecnica (ragioni di Statica) e ha propeso verso le normali logiche che hanno da sempre regolato ogni processo decisionale del Paese (ragioni di Stato). I delegati dei Consigli Nazionali, pur non avendo alcun potere di rappresentare i professionisti, avrebbero dovuto votare contro, quantomeno per dimostrare a tutti la loro compattezza e un allontanamento da queste logiche perverse nelle quali le professionalità sono ormai calpestate in ogni settore.

Personalmente (ma forse ho una visione troppo semplicistica), se in una qualsiasi votazione (che sia quella che riguarda una normativa tecnica o di un'assemblea condominiale) presento un documento con delle specifiche richieste e nessuna di queste vengono prese in considerazione, credo non avrei dubbi su come votare. O sbaglio?Lascio come sempre a voi l'ultima parola.

Pace e bene a tutti!

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