Dal Jobs Act al Green Act: da Legambiente 11 proposte per rilanciare l'economia

Dando uno sguardo al nuovo piano del Governo varato pochi giorni fa per rilanciare il mondo del lavoro (Jobs Act), è abbastanza chiaro l'intento di muovere l...

27/02/2015
Dando uno sguardo al nuovo piano del Governo varato pochi giorni fa per rilanciare il mondo del lavoro (Jobs Act), è abbastanza chiaro l'intento di muovere l'attuale situazione contrattuale utilizzando una pratica tanto cara ai grossi gruppi industriali che prevede come principi cardine la regolamentazione della mobilità e il demansionamento senza trattativa dell'impiegato.

Un piano che, nonostante le perplessità di tutti i sindacati, necessiterà qualche anno per poter essere pienamente digerito ma che nel futuro avrà il pregio di educare il lavoratore alla totale assenza dei propri diritti affinché qualsiasi impresa (soprattutto straniera) non avrà alcun problema nel caso volesse investire nel nostro Paese, potendo contare su una manodopera qualificata poco problematica.

Perché il vero problema dell'Italia non è la corruzione, una normativa instabile o la totale assenza di pianificazione centrale. Il vero problema dell'Italia è la classe dei lavoratori che, appesantita da logiche ancorate a concetti quali dignità o diritto, allontanerebbe gli investimenti dal Paese.

Nel frattempo (per fortuna) c'è da registrare una proposta messa a punto da Legambiente che avrebbe addirittura pensato di risolvere i problemi dell'economia italiana con il comparto che più di tutti ha dato la sensazione di essere vivo nonostante i tentativi di affossarlo: quello comunemente chiamato Green ossia basato su concetti quali quello di impatto ambientale o rinnovabile. Al fine di affrontare le questioni ambientali per rilanciare l'economia italiana attraverso una nuova politica industriale e territoriale, Legambiente ha presentato il suo contributo alla promessa fatta (ovviamente via twitter) dal Premier Matteo Renzi di dedicare il mese di marzo a promulgare il Green Act.

Affinché questo Green Act non resti solo un bit all'interno del Social Network preferito dal Premier, Legambiente ha deciso di aprire un confronto con il Governo, con la politica, con i soggetti interessati perché davvero quell'annuncio si trasformi in un'azione utile al Paese.

La speranza di Legambiente, oltre che le parole si possano tradurre in fatti concreti, è che questo Green Act non possa essere solo un episodio, ma rappresenti una svolta ed apra un nuovo indirizzo di politica economica, fiscale, industriale, culturale. Le questioni ambientali, di cui quotidianamente ci occupiamo, infatti, non possono essere affrontate e risolte se non si intrecciano con le politiche complessive del governo. Serve un disegno strategico che avvii un percorso organico fatto di misure concrete, da subito operative, e di una direzione di marcia chiara e condivisa con i tanti soggetti in campo".

Interessante (oltre che personalmente condivisibile) il concetto espresso da Legambiente per il quale i problemi dell'Italia non possono essere risolti ad esempio (come è stato fatto con lo Sblocca Italia) riservando delle risorse alla costruzione di strade, autostrade o alle trivellazioni. Soluzioni troppo ancorate a vecchie logiche che nulla hanno a che vedere con i nuovi scenari che tutti i Paesi hanno cominciato a intravedere.

Soprattutto perché le condizioni al contorno sono cambiate. Come evidenziato da Legambiente, c'è una parte del Paese già pronta che rende il nostro Paese virtuoso (nonostante tutto) e che in alcuni settori lo colloca ai primi posti in Europa:
  • risparmio di materia (consumi ridotti, tra 2004 e 2014, in EU del 15%, in Italia del 32%);
  • produttività delle risorse (media EU +25%, Italia +40%);
  • produzione di energia elettrica da FER (il 44% nel 2014, era il 39% nel 2013);
  • da fotovoltaico (centuplicata dal 2008);
  • recupero industriale di rifiuti (seconda dopo la Germania per valori assoluti, prima per valori pro capite).
E', inoltre, palpabile la disponibilità dei cittadini a cambiare stili di vita nella mobilità come nell'alimentazione, nel risparmio energetico come nel turismo sostenibile. E ancora il crescente numero di comuni rinnovabili, comuni ricicloni, alberghi ecologici, ecc. Siamo a un passaggio cruciale, perché è ora il momento di accompagnare il cambiamento già realizzato in alcuni settori, con una chiara prospettiva di investimenti, regole, standard. Occorre essere consapevoli del cambiamento radicale che questa prospettiva comporta, che sta innanzi tutto nel ruolo nuovo che vengono ad assumere il territorio e il lavoro. Perché serve più attenzione alle risorse locali per dare risposta ai problemi di gestione dei rifiuti, dell'acqua, dell'energia se si vuole chiudere i cicli dei materiali e delle risorse. E serve più lavoro - e un lavoro formato e qualificato - più manutenzione e cura del territorio, più ricerca su prodotti e processi. E' questa oggi la sfida che il nostro Paese ha di fronte, offrire una prospettiva per investimenti in interventi che hanno bisogno soprattutto di certezze, di trasparenza delle procedure, di legalità".

Cosa aggiungere di più?Vi invito a leggere l'interessante documentazione messa a punto da Legambiente (in allegato o accessibile al sito www.legambiente.it/green-act). Dal Jobs Act al Green Act il passo è enorme. Il Paese è pronto, chi lo governo lo sarà altrettanto?

A cura di Gianluca Oreto -
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