Architetti a Governo: leggete le nostre proposte per rilanciare il settore

Ieri mattina, alzatomi presto per i miei consueti esercizi spirituali giornalieri, ho acceso la TV che, considerato lo scarno palinsesto offerto dalle televi...

17/03/2015
Ieri mattina, alzatomi presto per i miei consueti esercizi spirituali giornalieri, ho acceso la TV che, considerato lo scarno palinsesto offerto dalle televisioni italiane, era già sintonizzata sul canale 100. Ascoltando le notizie che a ruota venivano proposte da Sky TG24, ad un certo punto è apparso il timer che evidenziava il tempo di stallo di una legge anticorruzione presentata al Senato dal Presidente Pietro Grasso: oltre 731 giorni!

Il problema principe, da cui poi vengon fuori tutti i mali del Paese, ha pronta una possibile soluzione bloccata in Parlamento da oltre 2 anni. Perché? potrà sembrare banale come domanda, ma questa, insieme a molte altre, continua a tener fermo il Paese su logiche monche all'origine, come se pensassimo di costruire un grattacielo sulla sabbia. Senza una legge che possa al meglio fronteggiare il problema della corruzione in Italia, non è forse inutile pensare a qualsiasi altro progetto?

Di proposte valide per il Paese, il Parlamento ne è pieno. Oltre alla legge sull'anticorruzione, ne esistono molte altre portate avanti anche dal Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C.: "Le nostre proposte sulla rigenerazione delle città, sulla manutenzione del territorio, sull'investimento nell'economia delle conoscenza, sulla semplificazione amministrativa, la valorizzazione dei giovani talenti e la promozione della cultura architettonica vista come espressione della cultura e della produttività del Paese sono da molto tempo sul tavolo della politica, anzi nei cassetti della politica, basterebbe aprirli e iniziare a fare per affrontare finalmente la crisi dell'edilizia".

Queste le parole del CNAPPC affidate ad un comunicato stampa che ha toccato alcuni dei temi più caldi per i progettisti italiani.

"Sembra, infatti - continua il CNAPPC - che solo ora molti si accorgano, ISTAT in primis, che l'edilizia ha pagato, con la perdita di mezzo milione di posti di lavoro - ottocentomila per l'Ance - più di ogni altro settore in questi cinque anni di crisi e che il deficit italiano è stato finanziato con una delirante imposizione fiscale sulla casa e sul settore delle costruzioni che ha distrutto il comparto della progettazione e delle costruzioni che era vanto dell'Italia nel mondo".

Il CNAPPC ha parlato poi dell'inutilità di alcuni provvedimenti legislativi che non solo non hanno avuto i risultati previsti, ma hanno anche danneggiato la categoria. "Da tempo abbiamo lanciato l'allarme - senza che i Governi se ne preoccupassero - che la perdita di metà dei fatturati dei progettisti con redditi sotto la soglia di povertà, e per questo motivi costretti a chiudere gli studi o ad emigrare, erano e sono segnali gravissimi per un settore che è trainante per tutta l'economia. L'unico risultato è stato quello di eliminare, in preda ad un furore degno di miglior causa, ogni regola tariffaria in nome di una illusoria idea di "concorrenza" che però non ha toccato i grandi interessi monopolistici, di fare intervenire l'antitrust contro il principio di "dignità" della professione legato ad un minimo di retribuzione dell'attività peraltro stabilito dall'art. 36 della Costituzione, che evidentemente si deve applicare a tutti meno che a noi professionisti".

"I nostri rapporti analitici realizzati con il Cresme, la richiesta reiterata di una vera politica di rigenerazione urbana, la necessità di investire sui nostri mestieri e di non essere come sempre esclusi dalle politiche degli incentivi hanno in questi anni raccontato la miopia di Governi che emarginano le migliori energie, incapaci di uscire da politiche tradizionali e progettare il futuro. Ora che gli organi di stampa e personalità pubbliche sembrano aver compreso l'allarme degli architetti italiani, ovvero che mentre si discuteva dell'art. 18 centinaia e centinaia di migliaia di persone rimanevano senza lavoro, il Governo intende finalmente intervenire?"

In questo modo si è chiuso il comunicato del CNAPPC. Personalmente mi sento di condividerne la domanda finale il Governo intende finalmente intervenire?, perché fin'ora la sensazione è che nessuno dei Governi degli ultimi 10 anni sia voluto entrare nel merito dei reali problemi del Paese. Si è solo cercato di arrancare verso il mantenimento di uno status quo ormai impensabile e anacronistico. Potrà sembrare banale come frase ad effetto a chiusura dell'articolo, ma la corda è ormai tesa al limite e il rischio di una rivoluzione non può lasciare tranquillo un Paese che vuole definirsi civile.

A cura di Gianluca Oreto -
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