Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo: Le attuali criticità della riorganizzazione

I primi passi svolti dal Ministero dopo l’avvio della riforma hanno determinato inevitabili disagi. Il primo intoppo, già risolto, dopo la registrazione dei...

20/03/2015
I primi passi svolti dal Ministero dopo l’avvio della riforma hanno determinato inevitabili disagi.
Il primo intoppo, già risolto, dopo la registrazione dei dirigenti generali di prima fascia da parte della Corte dei Conti si è verificato in conseguenza della annunciata diminuzione di spesa dei costi dei dirigenti. La registrazione ha avuto un placet che però va confermato.
Al termine della fase di nomine dei dirigenti di II fascia si dovrà valutare se effettivamente vi è stato un contenimento della spesa, per ottenere la ratifica delle nuove nomine che quindi sono formalmente in stand by (e con alcune dirigenze ancora da individuare).
A causa di questo, larga parte della attività amministrativa è completamente bloccata. Infatti dal 15 dicembre 2014 le vecchie direzioni regionali hanno cessato di esistere e quindi dall’epoca contratti, impegni di spesa e pagamenti ai fornitori sono in attesa che i Segretariati Regionali comincino a funzionare adeguatamente.

Da adesso in avanti anche le vecchie Soprintendenze si sono bloccate, ed a cause delle ferree norme della Contabilità di Stato questo stato di cose si protrarrà per il tempo necessario ai passaggi di consegna, registrazione dei contratti dei nuovi dirigenti etc. etc.
Non indifferente è poi il carico amministrativo dettato dal trasferimento delle gestioni alle nuove direzioni dei Poli Museali, che si occuperanno della valorizzazione e gestione di un patrimonio estesissimo e frammentato, a cui andrà assegnata, estrapolandola dagli organici esistenti, una significativa parte del personale del Ministero.
Questo del trasferimento del personale da una struttura all’altro è un altro disagevole aspetto di questo periodo transitorio, è ancora da quantificare esattamente l’organico che dovrà essere assegnato alle strutture deputate alla tutela e quelle della valorizzazione.

Nel frattempo, il Ministero è nel mirino della stampa per le questioni che riguardano Pompei che però non sempre sembrano del tutto correttamente poste.
Certamente nel passato si è sbagliato a lasciare il peso della gestione dei finanziamenti UNESCO alle limitate e forse inadeguate risorse della struttura locale. Forse si potevano prendere tempestive iniziative di potenziamento, per esempio avvalendosi dell’Ufficio Archeologico di Napoli che ha sempre dato risultati operativi di primo livello (noto è il fatto che da lì siano passati diversi attuali Soprintendenti e che i numeri di interventi iniziati, ultimati e rendicontati sfiorino il 100%). La verità è che non si è voluto fare, ed anche l’attività del Commissario per la gestione dell’emergenza del sito di Pompei, dal 2009 al 2010 è sembrato scontare un approccio politico troppo semplicistico alla realtà strutturata del territorio.

Tuttavia, l’attuale nuova organizzazione, con l’integrazione della struttura locale con la Unità Grande Pompei, sembra ben orientata verso la blindatura di ogni attività tecnico amministrativa. Infatti l’ Unità "Grande Pompei" nasce con l’intendimento di assicurare lo svolgimento delle attività di interesse comune delle amministrazioni pubbliche coinvolte e la convergenza in un'unica sede decisionale. Il sito è gestito con trasparenza e tutte le informazioni sono accessibili in rete ed il personale fornisce costante supporto alla struttura originaria del Ministero.
Per quanto riguarda le polemiche sugli eccessivi ribassi di gara, in verità appaiono largamente infondate.

La verità riconosciuta è che i progetti posti a base di gara utilizzano tariffari che nascono per interventi in altre regioni (Umbria, Lazio etc. e comunque non quello della Campania) e per interventi parcellizzati (è tecnicamente evidente che se un prezzo viene utilizzato sia per un piccolo cottimo sia per un esteso intervento può avere diversa redditualità, basata sulla organizzazione del cantiere e sulla ripetitività della singola lavorazione). Ciò ha determinato una maggiorazione dei ribassi rispetto quelli abituali. Questo aspetto, tra i più dibattuti nell’odierno mercato delle opere pubbliche, ha un solo responso. La misura del ribasso adeguato, appalto per appalto, la può dare solo il mercato delle imprese.
Finché gli interventi iniziano e finiscono con l’apprezzamento del Committente (ed il settore del restauro si distingue per positivi risultati) non si capisce perché le polemiche debbano trovare l’ampio spazio che oggi gli viene riservato.
Infine, è stato segnalato che la Soprintendenza di Pompei non ha un elenco ufficiale delle imprese di fiducia. Per quanto noto nell’ambiente, tale segnalato anacronismo ha fondamento e verrà corretto.

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