Istat, disoccupazione e occupazione: nel II trimestre 2015 a sorpresa la crescita

Che i dati occupazionali dell'ISTAT abbiano da sempre rappresentato il barometro della fiducia degli italiani verso le politiche del Governo, è fatto noto e ...

02/09/2015
Che i dati occupazionali dell'ISTAT abbiano da sempre rappresentato il barometro della fiducia degli italiani verso le politiche del Governo, è fatto noto e spesso anche giusto. Periodicamente, però, gli spostamenti infinitesimali degli indici sono letti e interpretati diversamente in funzione dei filtri oculari di chi li analizza, con conseguenze spesso contrastanti mese dopo mese. Ma cosa significa questo?che i dati pubblicati non servono a nulla o che molto più semplicemente ogni numero va inserito all'interno di una quadro più grande che va analizzato con la dovuta cautela?

Personalmente sono più propenso verso una dovuta cautela che possa evitare toni trionfalistici o atteggiamenti troppo pessimistici. Dopo la pubblicazione dei dati provvisori aggiornati a giugno 2015, che hanno spostato le colonnine di mercurio verso valori di allerta (leggi articolo), l'ISTAT ha comunicato i dati relativi al II trimestre 2015 che hanno, invece, parlato a sorpresa di un Italia in crescita in cui la parola fiducia è tornata prepotentemente di moda.

Chi avrà ragione?il dato di luglio che ha registrato un tasso di disoccupazione giovanile record del 44,2%, oppure quelli del II trimestre che parlano di una crescita ininterrotta da 5 trimestri degli occupati?

Per rispondere correttamente, cominciamo col definire il tasso di disoccupazione, ovvero il rapporto tra il numero di coloro che cercano lavoro e il totale della forza lavoro (occupati+in cerca di lavoro), e il tasso di occupazione, cioè il rapporto tra il numero degli occupati e il totale della popolazione. Il tasso di disoccupazione, dunque, esclude nel conteggio i disoccupati che hanno rinunciato a cercare un lavoro (che risultano invisibili al conteggio dell'ISTAT) ed è influenzato dal numero di persone alla ricerca di lavoro che di contro deriva dal numero di posti lavoro disponibili.

Parlare in senso assoluto del tasso di disoccupazione potrebbe, quindi, palesare analisi miopi e poco veritiere della situazione italiana. Per la valutazione della salute di un Paese, sarebbe forse più interessante analizzare i dati occupazionali dell'ISTAT unitamente ad altri tassi come a quelli che indicano l'istruzione, i servizi e la povertà. Il quadro sarebbe più complesso ma la situazione sarebbe analizzata con più giudizio da tutti quanti e, probabilmente, avremmo dei risultati che, soprattutto paragonati a quelli degli altri Paese UE, toglierebbero molti dubbi agli analisti. Torniamo, però, agli ultimi dati dell'ISTAT.

I dati ISTAT del II trimestri 2015
Tornando ai dati dell'ISTAT, nel II trimestre 2015 il tasso di occupazione ha raggiunto il valore di 56,2%. L'aumento riguarda entrambe le componenti di genere e coinvolge soprattutto il Mezzogiorno (+2,1%, 120 mila unità). Al calo degli occupati 15-34enni e 35-49enni (-2,2% e -1,1%, rispettivamente) si contrappone la crescita degli occupati ultra50enni (+5,8%). L'incremento dell'occupazione interessa sia gli stranieri (+50 mila unità) sia, soprattutto, gli italiani (+130 mila unità). In confronto al secondo trimestre 2014, il tasso di occupazione 15-64 anni degli stranieri diminuisce di 0,1 punti percentuali a fronte di una crescita di 0,6 punti tra gli italiani.

Nell'industria in senso stretto, dopo la diminuzione del trimestre precedente, l'occupazione rimane sostanzialmente stabile su base annua a sintesi di un aumento nel Nord e di un calo nel Centro e nel Mezzogiorno.

Nelle costruzioni, dopo diciannove trimestri di calo, torna a salire il numero di occupati (+2,3%, 34 mila unità in un anno). Nel terziario gli occupati crescono dello 0,8% (+127 mila unità), soprattutto tra i dipendenti e nel Mezzogiorno.
Nel secondo trimestre 2015, i lavoratori a tempo pieno aumentano in misura sostenuta per il secondo trimestre consecutivo, con un incremento di 139 mila unità (+0,8%). Ininterrotta dal 2010, prosegue la crescita degli occupati a tempo parziale (+1,0%, 41 mila unità nel raffronto tendenziale) ma in oltre sette casi su dieci questa riguarda il part time involontario, la cui incidenza arriva al 64,6% dei lavoratori a tempo parziale (era il 64,5% un anno prima).
L'incremento di occupazione interessa soltanto i dipendenti, cresciuti nel secondo trimestre del 2015 dell'1,1% (183 mila unità), mentre gli indipendenti rimangono sostanzialmente invariati. Continua, a ritmo più sostenuto, l'aumento del numero di dipendenti a tempo indeterminato (+0,7%, 106 mila su base annua), associato all'aumento dei dipendenti a termine (+3,3%, 77 mila unità). Si riduce il numero di indipendenti con contratti di collaborazione (-11,4%, -45 mila unità).

Nel secondo trimestre 2015 il numero di persone in cerca di occupazione è stimato rimanere invariato su base annua, a sintesi dell'aumento per gli uomini (+2,6%, 44 mila unità) e del calo per le donne (-3,1%, -45 mila unità). Il 59,5% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più (era il 61,9% nel secondo trimestre 2014).

Dopo quattordici trimestri di crescita e il calo nel primo trimestre del 2015, nel secondo trimestre il tasso di disoccupazione si attesta al 12,1% (-0,1 punti su base annua); alla riduzione del Nord (-0,3 punti) si associa la stabilità nel Mezzogiorno e l'aumento nel Centro (+0,1 punti), con le differenze territoriali che si ampliano: l'indicatore varia dal 7,9% delle regioni settentrionali, al 10,7% del Centro fino al 20,2% del Mezzogiorno.

Nel secondo trimestre 2015, a ritmi sostenuti, prosegue la diminuzione del numero degli inattivi di 15-64 anni (-1,9%, -271 mila unità) dovuto in circa sette casi su dieci ai 55-64enni. Il tasso di inattività scende al 35,8% (-0,6 punti percentuali). Dopo la crescita ininterrotta dal terzo trimestre 2011, diminuisce lo scoraggiamento (-5,8%, -114 mila unità), soprattutto nel Mezzogiorno e tra i giovani di 15-34 anni.

Di seguito anche il commento del Premier Renzi affidati al canale Youtube di Palazzo Chigi.


A cura di Gianluca Oreto
   
© Riproduzione riservata

Link Correlati

Istat