Nuovo Codice Appalti e Inarcassa: niente contributo integrativo per le Società di Ingegneria?

Come più volte rilevato (vai allo speciale tecnico), l'entrata in vigore del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice degli Appalti) sta causando non pochi grattacapi ...

13/05/2016

Come più volte rilevato (vai allo speciale tecnico), l'entrata in vigore del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice degli Appalti) sta causando non pochi grattacapi agli operatori del settore.

L'ultimo, ma solo in ordine temporale, riguarda la possibilità che le società di ingegneria non debbano più pagare il contributo integrativo alla Cassa di Previdenza di Architetti e Ingegneri (Inarcassa). L'art. 90 del D.Lgs. n. 163/2006, nella definizione delle società di ingegneria, stabiliva "ai corrispettivi relativi alle predette attività professionali si applica il contributo integrativo qualora previsto dalle norme legislative che regolano la Cassa di previdenza di categoria cui ciascun firmatario del progetto fa riferimento in forza della iscrizione obbligatoria al relativo albo professionale. Detto contributo dovrà essere versato pro quota alle rispettive Casse secondo gli ordinamenti statutari e i regolamenti vigenti".

Il corrispondente articolo del D.Lgs. n. 50/2016 (art. 24- Progettazione interna e esterna alle amministrazioni aggiudicatrici in materia di lavori pubblici) definisce i soggetti che possono espletare i nuovi livelli di progettazione, prevedendo tra questi gli operatori inseriti nell'art. 46 (Operatori economici per l’affidamento dei servizi di architettura e ingegneria). Tra questi sono previste le società di ingegneria, la cui definizione ricalca quella del vecchio codice, fatta esclusione la parte che riguarda appunto il contributo integrativo. In realtà, all'interno del nuovo Codice nulla è stato inserito sulla contribuzione integrativa, anche per le società tra professionisti.

Non si sa, però, se questa sia stata una mera svista durante la frenesia di "semplificazione" e taglio del vecchio codice o un taglio voluto a favore delle società. In ogni caso, la "non previsione" della contribuzione integrativa non è passata inosservata ad un Gruppo di delegati Inarcassa che ha fatto partire una petizione contro questo "possibile" taglio definito immotivato e ingiusto.

Di seguito il testo integrale della petizione.

L’emanazione della riforma del Codice degli Appalti ha presentato anche una grave e ingiustificata novità sul versante previdenziale: l’art. 46 del Decreto legislativo, infatti, abolisce l’obbligatorietà della contribuzione del 4% a INARCASSA da parte delle cosiddette società di ingegneria.

Tale contribuzione ammonta - teoricamente - a oltre 300 milioni, ma per fenomeni di evasione non perseguita ogni anno ne viene versata solo una più modesta quantità, l'anno scorso circa 50 per effetto della crisi, ma pur considerando questa ultima cifra molto ridotta risulta pesante l’impatto sui conti dell’’Ente di previdenza, perché corrisponde quanto meno al 5% degli incassi annuali.

Ciò che colpisce è anche l’assoluta mancanza di giustificazione e razionalità di questa ennesima misura punitiva nei confronti dei liberi professionisti ingegneri e architetti.

Questo contributo è stato concepito dal legislatore a carico dei committenti – cioè di coloro che si avvalgono delle prestazioni di architettura e ingegneria - per disporre dei fondi necessari alla assistenza e previdenza dell'intera categoria e, in particolare, di coloro che sono più deboli, più anziani, più bisognosi, mediante una modesta percentuale sul fatturato (prima il 2%, poi aggiornato al 4%), erogata da chi usufruisce delle opere di ingegneria e architettura.

Ricordiamo che i contributi previdenziali dei colleghi dipendenti sono pagati in parte dai colleghi stessi e in parte da chi si avvale delle loro prestazioni lavorative, e cioè il datore di lavoro: la libera professione è retribuita con fatture (emesse a carico di chi usufruisce di questa prestazione) e non con la busta paga, ed ecco la “ratio” da cui trae origine il contributo integrativo.

Per questo motivo, colmando una sperequazione ormai inaccettabile, sin dalla legge Merloni del 1994 (poi ripresa nella Finanziaria del 2002) è stata sancita per legge l’obbligatorietà del versamento alla Cassa anche per le società di capitale che svolgono attività professionale.

Non si capisce ora qual è il motivo che giustifica la novità rispetto al consolidato quadro precedente: e che cosa era la Cassa, sin dal ‘94, un approfittatore?

Fra l’altro rileviamo la violazione del principio comunitario di concorrenza a danno dei liberi professionisti, che sul mercato costeranno in ogni caso il 4% in più rispetto alle società di ingegneria, e l’effetto di incentivazione dell’evasione che favorisce i furbi a tutto danno degli associati diligenti che versano senza alcuna alternativa: da oggi, qualora gli iscritti decidessero di evadere e non pagare il contributo integrativo del 4% alla Cassa, basta che lo facciano fatturare le prestazioni da una società di capitale.

Né si comprende perché sia colpito ancora una volta il settore del risparmio e venga disincentivato il versamento a un Ente previdenziale che assolve una funzione sociale specifica, sgravando lo Stato delle incombenze stabilite dalla Costituzione.

Si parla tanto – sui media e nel dibattito politico – dell’importanza crescente dell’ambito previdenziale e di assistenza, cioè del cosiddetto "welfare", e però nei fatti vengono emanati continuamente provvedimenti che erodono in modo significativo la possibilità di affrontare con efficacia il problema.

Ingegneri e architetti devono sapere che il nuovo Codice degli appalti ha eliminato, in un colpo solo, ben il 5% delle loro future pensioni.

Per tutti questi motivi abbiamo pensato di dare avvio a una pubblica azione di contestazione di quanto disposto dal D. Lgs. 50/2016 in materia previdenziale aprendo questa raccolta di firme, che verrà poi recapitata ai Ministeri Competenti, al Relatore della legge Sen. Esposito e allo stesso Ente previdenziale INARCASSA per un necessario intervento di rettifica dell’articolato di legge.

Presentatori della petizione: Giuseppe Bassi ingegnere delegato INARCASSA di Bergamo, Mario Sbrozzi ingegnere delegato INARCASSA di Modena, Francesca Pozzi architetto delegata INARCASSA di Ferrara, Euro Marangoni ingegnere delegato INARCASSA di Ravenna, Enrico Oriella ingegnere delegato INARCASSA di Vicenza, Anna Tini Brunozzi architetto delegata INARCASSA di Perugia, Peppino Mureddu ingegnere delegato INARCASSA di Nuoro, Marco Lombardini architetto delegato INARCASSA di Roma, Natalia Leone architetto delegata INARCASSA di Modena, Patrizia Stranieri architetto delegata INARCASSA di Lucca, Fausto Bisi architetto delegato INARCASSA di Reggio Emilia, Bernardo Vanelli ingegnere delegato INARCASSA di Cremona, Stefano Nardi ingegnere delegato INARCASSA di Reggio Emilia, Iris Franco architetto delegata INARCASSA di Verona, Marcello Conti ingegnere delegato INARCASSA di Udine, Maurizio Marzola architetto delegato INARCASSA di Padova, Claudia Borgonovo architetto delegata INARCASSA di Monza Brianza, Roberta Cini architetto delegata INARCASSA di Livorno, Albertino Linciano architetto delegato INARCASSA di Pisa, Alessandro Bigagli ingegnere delegato INARCASSA di Prato, Stefano Lenzi ingegnere delegato INARCASSA di Lucca, Edi Massarenti ingegnere delegato INARCASSA di Ferrara, Carlo De Fazio ingegnere delegato INARCASSA di Massa Carrara, Umberto Natalucci ingegnere delegato INARCASSA di Pordenone, Marina Domenichelli ingegnere delegata INARCASSA di Monza Brianza, Franca Biagini ingegnere delegata INARCASSA di Bologna, Giovanni Quarato ingegnere delegato INARCASSA di Foggia, Nicola D’Errico architetto delegato INARCASSA di Campobasso, Massimiliano Manis ingegnere delegato INARCASSA di Carbonia Iglesias.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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