Con la delibera del 20.12.2006, il Consiglio Nazionale degli
Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha definito
le nuove "norme di deontologia professionale" per i propri
iscritti.
Oltre agli otto capitoli che adeguano le precedenti norme alle
novità introdotte dal cosidettò decreto "Bersani" spicca la
premessa che ne costituisce una guida morale per gli scritti.
La consapevolezza dell'importanza del valore dell'attività
progettuale, del valore delle opere che "sopravivano al proprio
ideatore", demarcano un sentiero da seguire.
Si legge nella premessa che
"il paesaggio, il territorio e
l'architettura sono espressione culturale essenziale dell'identità
storica in ogni Paese. L'architettura si fonda su un insieme di
valori etici ed estetici che ne formano la qualità e contribuisce,
in larga misura, a determinare le condizioni di vita dell'uomo e
non può essere ridotta a un mero fatto commerciale regolato solo da
criteri quantitativi. La tutela di questo interesse è uno degli
scopi primari dell'opera progettuale e costituisce fondamento etico
della professione."
Il progettare oltre agli aridi parametri e coefficienti
urbanistici, il progettare per l'interesse Sociale, il progettare
per
"l'ambiente individuale, familiare e collettivo", è un
onere ed onore per gli eredi degli antichi Maestri dell'Arte.
Dall'Alto di questi principi guida, seguono gli articoli relativi
agli aspetti di dettaglio della vita del professionista, dalla
pubblicità alle tariffe prestazionali. Articoli che sono
l'emanazione dell'assunto fondamentale della premessa
"che
appartiene alla formazione intellettuale di ogni professionista
iscritto all'albo degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e
Conservatori."
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