La riforma delle professioni continua a far parlare di sè: gli
ordini e le associazioni la vogliono, ma sono convinti che sia
necessario ancora affrontare numerosi punti oscuri.
Il luogo più adatto e concreto, però, è uno ed uno solo: il
Parlamento italiano.
Raffaele Sirica, presidente del Consiglio Nazionale degli
Architetti è disponibile a collaborare nella progettazione
esecutiva della riforma, poichè è molto preoccupato sia del
progetto di delega, che dei minimi tariffari.
Relativamente al testo Mastella, commenta che lo stesso "presenta
diversa punti critici che ci fanno preoccupare. Siccome noi la
riforma la vogliamo, abbiamo deciso di presentare un nostro testo
di legge di iniziativa popolare".
Per le associazioni, poi, il pensiero maggiore è quello relativo al
fatto che, nonostante il grande polverone sollevato dall'argomento,
questo rischia di rimanere tale: una nuvola indefinita.
Secondo i dottori commercialisti di Milano, il processo di
liberalizzazione potrebbe provocare più danni che aiuti alla
professione: occorre restare uniti per crescere e la
liberalizzazione tende, invece, ad un processo di disgregazione
continua.
Occorre discutere, poi, della previdenza: si deve essere soggetto
pubblico o privato: non sia l'uno che l'altro a seconda della
convenienza di contratto.
Il sindacato dei ragionieri condivide l'esigenza di una riforma:
occorre "una legge che si preoccupi di fare chiarezza su chi può
fare che cosa. Non attribuendo riserve a qualcuno, ma dicendo quali
requisiti servono per potere svolgere una professione piuttosto che
un'altra".
Il futuro, quindi, è più che mai ancora incerto....
© Riproduzione riservata