Spesso sono annunciati in Italia, in modo sensazionale, con
montepremi interessanti e partecipanti o giurie di indiscussa
nomea, bandi di gara e concorsi di cui poi, nella realtà, si perde
ogni traccia, alle volte ancora prima della proclamazione del
vincitore.
Altri pretesti a che i concorsi vengano bloccati sono l’apertura di
dibattiti pubblici, nel caso, ad esempio, che una determinata opera
non piaccia a qualche autorità o alla popolazione stessa; la
possibilità che si ripieghi sulla trattativa privata; che si indica
una seconda edizione del concorso.
E’ capitato, poi, che a distanza di anni vengano recuperati
progetti, opere di “archistar”, come è successo con il progetto di
Arata Isozaki per la pensilina degli Uffizi: per la loggia di
acciaio e pietra, che dovrà coprire la galleria fiorentina su
piazza Castellani, l’architetto giapponese dovrà presentare, entro
un mese e dopo 9 anni, il progetto esecutivo che sarà assolutamente
identico a quello originale.
Stesso destino per il concorso della Piazza del Mediterraneo di
Genova, vinto dagli olandesi di UNStudio Van Berkel & Bos: dopo
sette anni, con scadenza 2011, sembra che venga realizzato.
In Italia gli esiti dei concorsi, quindi, sono sempre gli stessi:
le opere realizzate sono poche; le pubbliche amministrazioni
incompetenti; il collegamento tra l’idea vincente ed il progetto da
mandare in appalto debole; le giurie inadatte; gli incarichi di
progettazione affidati a soggetti diversi dal vincitore; i bandi
effimeri; mancano regole, criteri ed enti di controllo per la
gestione dei risultati; c’è, infine, difficoltà di accesso a questi
grandi concorsi per i progettisti più giovani soprattutto perché le
spese di partecipazione si attestano tra i 10 mila e i 40 mila
euro.
In Italia, infatti, tra i concorsi che, dopo essere stati
aggiudicati, hanno subito lo stop dell’iter ci sono quelli banditi
dall’Anas per un tunnel a Mestre o per un museo sulla
Salerno-Reggio Calabria, così come per i ponti sull’Arno a Firenze.
Senza vincitore, invece, è rimasto il concorso per la
riqualificazione della scuola dell’infanzia ‘Diana’ a Reggio
Emilia.
E per concludere, viene indetto un nuovo concorso, questa volta di
idee e non di progetto, il cui premio viene ridotto ad un terzo del
bando precedente, per la realizzazione della nuova sede
dell’Ipost.
Molteplici le motivazioni che determinano i risultati: il cambio
delle amministrazioni, la mancanza di finanziamenti o
l’indifferenza delle amministrazioni che, in precedenza, avevano
indetto la gara.
Ad esempio, possiamo citare il progetto di Francesco Cellini per la
valorizzazione del teatro romano a Spoleto: il progetto resta sulla
carta perché non ci sono i fondi per la realizzazione nemmeno in
stralci, per come era stato ideato.
Per la stessa motivazione sono fermi tre concorsi per altrettanti
punti di ristoro dei musei napoletani; e ferme sono la
realizzazione della cittadella scolastica di Locri aggiudicata a
Mario Botta, il nuovo auditorium di Isernia e la cittadella di
Alessandria.
I problemi non sono mancati nemmeno a Venezia dove la realizzazione
della nuova sede della facoltà di Architettura dello IUAV si è
arenata, dove è stato cestinato il progetto per la piazza Barche a
Mestre che non è mai stato digerito dal sindaco Cacciari (il comune
sta infatti redigendo un masterplan per un nuovo concorso di
progettazione, possibilmente ad inviti), dove si sta cambiando
location per il progetto del nuovo Palazzo del Cinema di Venezia
(gara bis), vinto dallo studio 5+1AA e Rudy Ricciotti.
Per quanto riguarda il progetto per l’Agenzia Spaziale Italiana, il
cui concorso era stato vinto da Massimiliano Fuksas, verrà affidato
a questo stesso studio 5+1AA, affinché venga realizzato, però, in
un'altra sede della capitale; Fuksas, realizzerà, invece, il
masterplan del lungomare di Ostia, opera che era stata oggetto di
quattro distinti concorsi.
Alla luce di tutto questo il rischio è che i progetti vengano
realizzati senza che vengano banditi i concorsi: esempio è
l’ampliamento della Sapienza affidato direttamente ai dipartimenti
per la realizzazione intera della progettazione; la realizzazione
della Città dello Sport affidata a Calatrava, per non parlare
dell’ampliamente del Museo Pecci a Prato affidato all’olandese
Maurice Nio.
Per quanto riguarda, infine, il mezzogiorno, pochi sono i concorsi:
a Palermo, ad esempio, molti sono i concorsi annunciati ma mai
banditi, mentre sono stati affidati direttamente a Dominique
Perrault i progetti per la realizzazione dei ponti urbani.
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