Alla fine, il Ministro per gli affari regionali Linda Lanzillotta
ha dovuto cedere. L’opposizione di Rifondazione comunista ha
portato l’intervento diretto del Premier Romano Prodi, che al fine
di scongiurare uno scontro con Rifondazione ha “consigliato” il
Ministro Lanzillotta di fare marcia indietro in merito ad alcuni
punti del disegno di legge.
In particolare, le ripetute opposizioni della sinistra impediva
l’approvazione del ddl da parte della maggioranza, e, di contro, le
offerte dell’Udc, non essendo probabilmente sufficienti per il varo
del provvedimento, in assenza del voto della sinistra avrebbero
prodotto un terremoto politico nella maggioranza governativa. Da
qui l’intervento di Prodi che, resosi conto del delicato momento
del Governo, ha portato la Lanzillotta ad un ripensamento.
Per questo motivo, sono stati accolti alcuni emendamenti che la
sinistra ha apportato al testo, che potrà ora continuare a seguire
l’iter previsto. In particolare, è stato inserito un emendamento
che di fatto blocca la gare sui servizi idrici. Con le modifiche
della sinistra, i Comuni potranno tornare a gestire direttamente
trasporti ed energia come rifiuti (tramite aziende speciali). Gli
Enti Locali potranno così ripubblicizzare i servizi o assegnarli a
terzi tramite una gara. Niente più gestioni in casa o alle
assegnazioni dirette a SpA private in forma ma a controllo pubblico
in sostanza; dovranno partecipare alle gare o cambiare
denominazione, divenendo aziende speciali sulle quali gli Enti
Pubblici eserciteranno un adeguato controllo. Ma, soprattutto, fine
della corsia preferenziale destinata alle società miste,
quell’ibrido di capitale pubblico e dividendi privati.
In definitiva, il ddl Lanzillotta ha subito un brusco stop che
probabilmente spinge verso un ritorno al passato. In effetti, la
questione delle privatizzazioni aveva assunto negli ultimi anni una
fisionomia quasi grottesca. E’ difficile pensare che un privato
agisca nel bene della collettività senza pensare alle logiche del
guadagno e del business. La speranza è che la campagna ideologica a
favore della privatizzazione del complesso dei servizi pubblici
rientri e si ritorni alla gestione pubblica dei servizi verso la
collettività. Risolvere un problema non vuol dire estirparlo alla
radice. Le privatizzazioni sono nient’altro che un business
sostenute fra l’altro da una campagna mediatica senza precedenti. E
ci sarebbe da pensare e quantificare il business generato dalle
privatizzazioni su cui le aziende e i loro “sponsor” politici si
tuffano, al fine di comprendere realmente il motivo che spinge
verso l’affidamento di un servizio pubblico ad un privato. Ma la
domanda principale da porsi è: la privatizzazione di un servizio
pubblico rappresenta un affare redditizio per il cittadino?il
rapporto qualità-prezzo generato e quindi l’efficacia
economica-sociale giustifica l’affidamento di un servizio pubblico
ad un’azienda privata?Ai posteri l’ardua sentenza.
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