I dati trasmessi dall’Eurispes relativamente alle morti sul lavoro
sono proprio preoccupanti: 5.252 dal dal 2003 al 2006.
Ogni anno in Italia muoiono in media 1.376 persone per infortuni
sul lavoro, delle quali il 70% perdono la vita per cadute dall’alto
da impalcature in edilizia, ribaltamento dal trattore in
agricoltura, incidente stradale nel trasporto merci pericolose per
le eccessive ore trascorse alla guida.
L’età media degli infortuni, inoltre, è di circa 37 anni: se si
considera una vita media di 79 anni, quindi, il totale degli anni
perduti si aggira a circa 58 mila.
Circa distribuzione territoriale degli incidenti, capofila è la
Lombardia con 183 infortuni mortali nel 2005, seguita
immediatamente dall'Emilia Romagna (136 morti) e dal Lazio (105
morti). In fondo alla “classifica” si colloca, invece, la Valle
d'Aosta con “soli” 2 morti sul lavoro nel 2005.
Settorialmente, poi, l’agricoltura registra un picco nel 2004 con
un incremento del 36% rispetto ai dati del 2003; nel settore
dell’industria, invece, si registra una tendenza negativa
attraverso un decremento medio, rispetto al 2003, del 10%.
“Il rapporto è francamente impressionante”, osserva Daniele
Capezzone, presidente della commissione attività produttive della
camera, sottolineando che è necessario “intensificare i controlli
sulle imprese” anzichè “vessarle in modo eccessivo dal punto di
vista fiscale.
Gli infortuni mostrano una preoccupante carenza di controlli
nell’attuazione delle norme di legge a tutela dei lavoratori.
Servono più controlli nelle aziende per frenare il fenomeno triste
delle morti sul lavoro. Invece di accanirsi su questioni
burocratiche sarebbe necessaria una vigilanza su questo tema”.
E ancora, “bisogna intervenire, eliminandolo, sul meccanismo dei
sub-appalti” considerato che circa l'85% degli incidenti mortali
avviene proprio in tale ambito.
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