Giovedì 14 giugno scorso, presso il Visconti Palace Hotel di Roma
si è tenuta la conferenza stampa nazionale per l'inizio della
campagna di raccolta delle firme per il disegno di Legge di
Iniziativa Popolare “Riforma dell'ordinamento delle professioni
intellettuali” proposto dal CUP.
L'obiettivo dell'incontro è stato duplice: da un lato si è voluto
mettere a disposizione il patrimonio di conoscenza rappresentato
dal settore su una materia così complessa, dall'altro si è dato
l'avvio alla raccolta delle firme.
La proposta del CUP tende a mantenere l'attuale configurazione
degli ordini professionali che, però, vengono chiamati ad assolvere
nuovi ed importanti compiti che affondano sul principio di
sussidiarietà: chiedono, quindi, che siano rispettate le
peculiarità di ciascuna professione intellettuale, facendo una
netta distinzione tra attività professionale e quella dell'impresa,
e che vengano vagliati i minimi tariffari inderogabili almeno per
le procedure ad evidenza pubblica e per le prestazioni
riservate.
Si tratta di un progetto che riguarda innanzitutto le 29
professioni intellettuali regolamentate che raccolgono circa 2
milioni di professionisti, un patrimonio di conoscenze
indispensabile per la competitività e la crescita.
“I professionisti - ha dichiarato il portavoce del comitato
promotore, nonché presidente, Raffaele Sirica - rappresentano un
patrimonio di conoscenze di inestimabile valore per il nostro
Paese. Abbiamo perciò scelto uno strumento costituzionale,
democratico e partecipativo, per portare sul tavolo dei lavori
parlamentari una riforma finalmente organica, che si distingue dai
tentativi precedenti per l'apporto di idee nuove, a cominciare dal
principio di sussidiarietà. Vorremmo che fosse ben chiaro, infine,
che il professionista non può essere assimilato all'impresa, noi
agiamo secondo l'etica e non secondo il profitto”.
La richiesta del Comitato di mantenere gli Ordini e gli Albi
professionali, inoltre, non deve essere interpretata come una
difesa di posizioni di rendita, bensì come la volontà di assicurare
al cittadino un livello qualitativo ineccepibile del professionista
al quale sono richieste puntuali e competenti prestazioni
intellettuali, che devono essere ispirate al valore assoluto della
conoscenza, dell'etica e della deontologia professionale.
Chi si ferma, invece, è il Coordinamento delle libere associazioni
che, tramite il presidente Lupoi, ha fatto sapere che “ormai è
tutto inutile, mancano le condizioni perché la nostra richiesta
possa essere presa in considerazione. Questi tempi non sono
ammissibili: si era prospettato di finire entro marzo e ora siamo
quasi a luglio. In più il ddl Mastella sembra sia stato cestinato.
Se dobbiamo dare retta a tutte le lobby non si farà mai
giorno”.
La riforma delle professioni, però, non si ferma e all'indomani del
termine delle audizioni (sette sedute in tre mesi) parte una nuova
iniziativa, già annunciata.
Da subito, infatti, il governo è alle prese con la stesura di un
testo di base che si presume verrà ultimato entro gli inizi del
mese di luglio, per essere discusso, con eventuali emendamenti,
entro la metà del mese di settembre in modo tale che, alla ripresa
dei lavori parlamentari, si possa procedere immediatamente alla
votazione del testo proposto.
E questo non è una chimera: l'annuncio ufficiale viene da Pierluigi
Mantini della Margherita. “Perché i tempi della riforma vadano
assolutamente ristretti. Il termine per gli emendamenti verrà
fissato a metà settembre in modo tale da guadagnare tutta l'estate.
Così alla ripresa dei lavori potremo votare subito il testo in
Commissione”.
E c'è anche la conferma di una legge quadro, senza deleghe fatte su
carta bianca e con più garanzie per gli attuali Ordini
professionali.
Inoltre, come ribadito dal segretario Renato Borzone, si propone lo
stralcio della professione forense che, secondo la Cgil, invece,
non va estraniato da questa riforma.
Sull'argomento, poi, è interessante la posizione di Confprofessioni
che, concordando sulla necessità di un ammodernamento del sistema
professionale, pensa che sia importante la definizione del libero
professionista del terzo millennio, diviso tra le diverse forme di
professione, nel rispetto dei principi di equità, trasparenza,
sostenibilità e solidarietà fiscale, il cui ruolo andrà valorizzato
anche nell'ambito delle politiche pubbliche, ai vari livelli
territoriali, di incentivo all'innovazione o alla ricerca.
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