Lo scorso 28 giugno, nel corso delle audizioni sulla riforma delle
professioni svoltesi alle Commissioni riunite Giustizia (II
Commissione) ed Attività produttive (X Commissione) della Camera
dei Deputati, in sede di
indagine conoscitiva, si è svolta
il seguito dell'audizione del presidente dell’Autorità garante
della concorrenza e del mercato,
Antonio Catricalà, e di
rappresentanti dell'Associazione degli enti previdenziali privati
(Adepp), in relazione all'esame dei progetti di legge recanti
Riforma delle professioni (C867 Siliquini e abb. - rel. per
la II Commissione Mantini, Ulivo; rel. per la X Commissione
Chicchi, Ulivo).
Nel corso dell’audizione, il presidente dell’Antistrust
Catricalàha bacchettato la “maggior parte” degli Ordini
professionali che non hanno ancora adeguato, prima della scadenza
dell’1 luglio, i propri codici alle norme previste dal decreto
Bersani di luglio 2006 con l’inserimento negli stessi:
- dello stop alle tariffe fisse o minime;
- del divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento
di obiettivi;
- del divieto, anche parziale, di svolgere pubblicità e al
divieto di fornire servizi professionali con società
interdisciplinari.
Catricalà, nel corso dell’audizione, ha sintetizzato i primi
risultati dell'indagine dell'Antitrust sul recepimento nei codici
deontologici degli ordini professionali dei principi di concorrenza
precisando: “Devo osservare che mentre alcuni ordini si sono
mostrati collaborativi, tra questi va menzionato il Collegio dei
geometri, quello dei periti industriali e quello dei farmacisti che
hanno inviato una nuova bozza del codice deontologico in cui sono
stati recepiti quasi tutti i suggerimenti proposti dai nostri
uffici, la maggior parte degli Ordini si è invece mostrata assai
meno pronta e disponibile".
Vi è la necessità invece di "porre un freno al proliferare del
sistema ordinistico e degli albi che francamente costituisce un
apparato di controllo sproporzionato e costoso” ed ha continuato
ribadendo che “gli sforzi dell'Autorità sono volti a promuovere un
processo di modernizzazione delle professioni, senza che ciò
comporti un loro snaturamento, che sarebbe del resto contro
l'interesse degli stessi consumatori.”.
Catricalà ha, anche, sottolineato i “tentativi, più o meno
espressi, di riservare” la disciplina della formazione a “strutture
facenti capo agli Ordini”, aggiungendo che “a questi ultimi spetta
una funzione importante nel definire i criteri di accreditamento
degli eventi formativi, che però devono avere natura obiettiva e
non discriminatoria e favorire il pluralismo delle istanze
formative".
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