Mentre, in merito all’esame delle disposizioni relative al secondo
decreto correttivo del Codice dei contratti (Atto n. 104), nella
giornata di oggi presso la Commissione Lavori Pubblici (VIII
commissione) del Senato della Repubblica, l’Ufficio di Presidenza
integrato dai rappresentanti dei gruppi parlamentari, procederà
alle ore 8,30 all’Audizione delle
Organizzazioni sindacali
ed alle ore 20,30 all’Audizione di
ANCPL Legacoop
(Associazione Nazionale Cooperative di produzione lavoro),
CNAPPC (Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori),
CNG (Consiglio Nazionale
Geologi)
CNI (Consiglio Nazionale Ingegneri),
OICE
(Associazione delle Organizzazioni di Ingegneria, di Architettura e
di Consulenza Tecnico-economica) e
UCSI (Unione Consorzi
Stabili Italiani), nella giornata di ieri alla Commissione
Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici (VIII Commissione) della
Camera dei Deputati si sono svolte le audizioni informali
nell’ambito dell’esame dello schema di decreto legislativo
concernente modifiche al decreto legislativo 12 aprile 2006, n.
163, recante il codice dei contratti pubblici relativi a lavori,
servizi e forniture (atto n. 104) di rappresentanti di
organizzazioni di ingegneria e di ordini professionali e di
rappresentanti di associazioni delle piccole e medie imprese.
Fronte comune dell’articolato mondo professionale (Ordini,
Associazioni, società di ingegneria) contro la liberalizzazione
dell’appalto integrato contenuta nell’articolo 53 del Codice dei
contratti.
La norma, sospesa sino all’1 agosto dal primo decreto correttivo al
codice stesso, unitamente ad altre quali il dialogo competitivo, la
trattativa privata e le centrali di committenza è stata al centro
delle audizioni che ieri si sono svolte presso la VIII Commissione
della camera dei Deputati che deve predisporre il prescritto parere
sul secondo decreto correttivo del codice.
In particolare l’
OICE ritorna sulla centralità della
progettazione e sull’appalto integrato proponendo alcune modifiche
essenziali:
- limitare drasticamente la possibilità di affidare l’appalto
integrato sulla base del progetto preliminare;
- costringere le amministrazioni a motivare il ricorso
all’appalto integrato sulla base del progetto preliminare per
situazioni di particolare complessità tecnologica e
impiantistica;
- ribadire che l’appalto integrato aggiudicato sulla base di un
progetto definitivo deve avere già ottenuto tutte le autorizzazioni
necessarie e che il progetto non può più essere modificato, salvo
le eccezioni di legge;
- stabilire il principio dell’obbligo di associazione o
individuazione di un progettista, salva la dimostrazione, da parte
dell’impresa di costruzione, del possesso dei requisiti progettuali
attraverso propri tecnici interni;
- prevedere il pagamento delle spese di progettazione da parte
della stazione appaltante direttamente al progettista individuato o
associato;
- richiedere che il responsabile pubblico del procedimento si
avvalga di servizi esterni di project management quando la sua
struttura tecnica interna non sia qualificata per controllare
adeguatamente l’esecuzione del contratto.
L’obiettivo è chiaro ed è quello di
mantenere, quanto più
possibile,
separate le attività di progettazione da quelle
legate alla realizzazione dell’opera, evitando che l’entrata in
vigore dall’1 agosto, dell’articolo 53 del Codice dei contratti
permetta alle stazioni appaltanti di aggiudicare con una unica gara
tanto la progettazione esecutiva ed in alcuni casi anche definitiva
ed esecutiva che la realizzazione dei lavori stessi.
Sulla stessa lunghezza d’onda
Massimo Gallione
vicepresidente del Consiglio nazionale degli architetti che precisa
“Consentire, praticamente senza limitazioni, che la progettazione
di un’opera pubblica diventi tutt’uno con l’esecuzione dei lavori
avrebbe due conseguenze immediate. La prima riguarda le
amministrazioni. Soprattutto quelle meno attrezzate sarebbero
invogliate a delegare quanto più possibile consegnandosi di fatto
ai costruttori. La seconda riguarda i 300mila progettisti italiani,
che verrebbero di fatto espulsi dal mercato pubblico, perdendo
quote decisive di lavoro, con un grave danno anche sul piano della
concorrenza”.
Di fatto, gli architetti, come anche l’OICE, chiedono che il
Governo ponga dei limiti e dei paletti all’appalto integrato e
chiedono per lo stesso un ritorno alla legge n. 109/1994
(Merloni).
Ricordiamo, per ultimo, che domani, alle ore 14,15, la Commissione
ambiente della camera, nell’ambito dell’esame dello schema di
decreto legislativo “codice appalti”, ha previsto di audire la
conferenza delle regioni e delle province autonome.
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