L’Italia deve fare molta attenzione se non vuole lasciare il posto
alla Spagna quale leader dei siti considerati patrimonio
mondiale.
Gli ultimi fatti accaduti, infatti, non fanno altro che alimentare
una forte preoccupazione circa la permanenza di alcuni siti
italiani nella World Heritage List.
Preoccupazioni fondate in quanto se non provvederemo a difendere
ambiente e territorio, prime tra tutte scompariranno dalla lista le
Isole Eolie che, fino ad oggi, grazie a questo importante
riconoscimento, hanno avuto uno slancio di vitalità economica.
Il distacco con la Spagna è di una sola unità e, quindi, se le
Isole Eolie verranno cancellate dalla lista, la Spagna prenderà il
sopravvento.
Purtroppo i timori sono più che fondati: dalla cava di Lipari alla
realizzazione del maxi porto turistico non contemplati negli
accordi con l’Unesco, le isole Eolie ce la stanno mettendo tutta
per fare dietro front e per subire, così, una enorme
bocciatura.
La situazione italiana, quindi, non è certo facile: le Eolie da un
lato e lo scivolone sulle Dolomiti dall’altro, non fanno altro che
aggravare questa difficile posizione.
Anche la città di Napoli rischia grosso: il degrado già più volte
segnalato alla presidenza della Repubblica, infatti, determina una
situazione molto pesante.
Il paradosso, poi, è che solo sulla costiera malfitana, grazie alle
disposizioni dettate dall’ultimo condono edilizio, le richieste
sono maggiori degli abitanti stessi.
Ed anche la Sicilia, con la valle di Noto, destano forti
perplessità: a questo si aggiunga l’area di Porto Empedocle,
limitrofa alla Valle dei Templi e l’area archeologica di Agrigento
che fa parte del patrimonio mondiale Unisco già dal 1997.
Secondo il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, “il
governo deve farsi parte civile” in questa situazione.
Ed ecco la risposta operativa: il sequestro della cava della Pumex
sull’isola di Lipari, per mano dei carabinieri di Catania e
Messina.
L’area si trova sull’isola di Lipari e nel registro degli indagati
sono finiti il legale rappresentante ed il direttore tecnico dello
stabilimento estrattivo, con la pesante accusa di attività abusiva,
violazione della normativa urbanistica e paesaggistica, alterazione
di bellezze naturali, deposito incontrollato di rifiuti.
La cava doveva essere chiusa già da un anno e mezzo circa, quando
in realtà l’attività marciava a pieno ritmo con la scusante
dell’utilizzazione delle scorte disponibili, sebbene già l’Unesco
aveva dato i primi segnali di avvertimento.
Il primo passo è stato fatto, ma in realtà nel mirino c’è ben
oltre: desta preoccupazione, infatti, anche la complessiva gestione
del territorio.
Sembrerebbe quasi che il sud sia ancora una volta oggetto di
revisione: in realtà anche al nord le cose non procedono
meglio.
Le dolomiti, infatti, vengono rimandate e tra un anno occorrerà
essere in regola con quanto richiesto. L’Italia, quindi, ce la
farà?
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