Dopo 41 anni, nella terra di
Pirandello, arriva una parte
dei
risarcimenti per la frana di Agrigento.
Dopo 41 anni dalla famosa frana di Agrigento, adesso sembra che
entro la fine dell’anno alcune famiglie delle zone colpite dalla
frana che il 19 luglio del 1966 scivolando a valle distrusse
centinaia di abitazioni della rocca di Agrigento, potrebbero essere
finalmente indennizzate. A riscuotere potrebbero essere gli
sfollati stessi, i loro eredi, quelli che intanto non sono
emigrati, o non hanno venduto nel frattempo terreno e casa.
Risarcimenti che con una burocrazia più solerte sarebbero potuti
arrivare in tempi un po’ più normali e costare di meno.
A dichiarare che finalmente la Regione è arrivata a una soluzione
“positiva” per quanti allora furono offesi dalla frana, il
Genio
Civile di Agrigento. Che dopo avere impiegato 41 anni di
attento lavoro ha concluso le perizie del quartiere Addolorata.
Purtroppo gli abitanti degli altri quartieri dovranno aspettare
qualche altro “annetto”. La nuova generazione di tecnici che
intanto è subentrata agli anziani intanto andati in pensione si sta
apprestando a definire anche i procedimenti relativi agli immobili
delle altre zone di Agrigento.
“In questo modo – fa sapere il capo del Genio civile,
Rino La
Mendola - tutti i cittadini potranno avere diritto a percepire
le indennità entro l'anno”. Il problema adesso - si legge nella
nota ANSA - sarà di rintracciare i vecchi proprietari che allora
furono costretti a sfollare sotto l’azione della frana, che senza
più una casa subirono una vera e propria diaspora.
Una legge regionale del 2005 ha intanto destinato, presenti o
assenti, eredi o defunti, ben sette milioni di euro per il
risarcimento di 66 famiglie.
Per la memoria, era il
19 luglio del 1966 quando migliaia di
metri cubi di terra si abbatterono sulle case ad Agrigento.
Centinaia i feriti; 1.200 le famiglie rimaste senza tetto.
La frana fu uno choc per questa città che negli anni Sessanta aprì
e mai concluse il dibattito sulla questione urbanistica,
considerato che a causare il cedimento era stato il sovraccarico
edilizio (che tuttora permane). 8.500 sono stati intanto gli
immobili edificati in barba alle norme urbanistiche, paesaggistiche
e ambientali. All'epoca il ministro dei Lavori pubblici,
Giacomo
Mancini, alcuni mesi dopo dovette fronteggiare anche
l'alluvione di Firenze. Dopo la celebre alluvione l’Italia corse ai
ripari con un disegno di legge, la “legge Ponte” del 1967 con la
quale si ponevano i primi limiti all'edificazione, cominciando a
dare corpo agli strumenti urbanistici.
Solo che:
nella terra di Dante l’alluvione di Firenze è solo un
ricordo, mentre nella terra di Pirandello la frana di Agrigento
rimane un capitolo ancora aperto.
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