Nella seduta di Mercoledì 1 marzo la Commissione Ambiente della
Camera ha espresso il proprio parere sul Codice degli appalti.
Il parere della Commissione della Camera segue quello del Senato
(allegato alla news odierna) che era stato positivo pur se con
qualche osservazione. Alla Camera il parere è stato positivo, ma
con 17 condizioni e 28 osservazioni, oltre ad un invito al Governo
ad adottare "ogni possibile iniziativa per recuperare un dialogo
con i rappresentanti delle autonomie territoriali, al fine di
favorire, prima della definitiva approvazione del provvedimento,
l'individuazione di eventuali elementi di raccordo che possano
indurre le regioni e gli enti locali a valutare con maggiore
attenzione le modifiche introdotte dallo schema di decreto
legislativo".
Tra le condizioni della Camera vanno ricordate:
- devono essere adottate norme transitorie che consentano di
prolungare in misura congrua, comunque non inferiore a tre mesi, i
termini di entrata in vigore del provvedimento;
- il regolamento di attuazione deve essere approvato rapidamente al
fine di evitare un vuoto normativo;
- devono essere recepiti i suggerimenti del Consiglio di Stato;
- devono essere approfondite le problematiche connesse al rapprto
Stato-Regioni;
- non devono essere utilizzati spazi di discrezionalità lasciati
dalle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE;
- l'appalto integrato di progettazione-lavori deve essere scelto
dalle amministrazioni a seguito di una dettagliata motivazione;
- la trattativa privata deve essere circoscritta al fine di evitare
un potere discrezionale eccessivo;
- i criteri per l'offerta economicamente più vantaggiosa devono
essere obbligatoriamente e non facoltativamente specificati dalla
stazione appaltante. In atto il parere della Camera non è
disponibile mentre è disponibile il parere del Senato espresso
nella seduta del 22 febbraio.
Dopo la definitiva approvazione da parte del Governo (si pensa in
10 giorni circa) il Codice dovrebbe essere emanato dal Capo dello
Stato sempre che dallo stesso non siano accertate violazioni della
Costituzione; la valutazione dello Capo della Stato dovrà,
ovviamente, tenere conto del problema relativo all'eccesso di
delega e del parere duramente negativo espresso dalla Conferenza
Stato-Regioni.
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