Con il Decreto-legge n. 223/2006 relativo alle liberalizzazioni è
previsto l'aumento della trasparenza e la diminuzione del lavoro
nero nel settore delle costruzioni facendo leva sul ruolo
dell'appaltatore: nel decreto è infatti previsto che la
responsabilità in solido sia estesa all'appaltatore e che da lui
sia versata l'Iva dovuta dal subappaltatore.
Nello specifico, per quanto riguarda la responsabilità in solido,
l'appaltatore risponde, insieme al subappaltatore,
dell’effettuazione e del versamento delle ritenute fiscali sui
redditi da lavoro dipendente e del versamento dei contributi
previdenziali e assicurativi obbligatori per gli infortuni sul
lavoro e le malattie professionali dei dipendenti del
subappaltatore.
L'appaltatore, quindi, si fa carico delle inadempienze del
subappaltatore verso i suoi dipendenti.
La norma, però, tende a tutelare l'appaltatore ponendo un tetto
massimo a questo intervento prescrivendo l’impossibilità di
superare l'ammontare complessivo dovuto dal subappaltatore
all'appaltatore stesso che, inoltre, può liberarsi da questo
vincolo ottenendo, prima del pagamento, tutta la documentazione che
ne attesti la regolarità o, in caso contrario, bloccare il
pagamento stesso fino all'ottenimento della totalità di questa
documentazione.
Nello stesso Decreto-legge viene prescritto che anche il
committente, che deve provvedere al pagamento dell’appaltatore,
deve attendere la presentazione della documentazione, attestante
che tutti gli adempimenti siano stati compiuti.
Sono previste, inoltre, delle penali per chi non è in regola con
queste prescrizioni che vanno dai 5 mila ai 200 mila euro.
Di questo decreto legge restano perplessi, però, imprese e
sindacati in quanto non viene specificata la natura della
documentazione da presentare.
Secondo il direttore generale dell'Ance, Carlo Ferroni, la
documentazione va specificata poiché, nonostante il Durc dal punto
di vista contributivo può essere modificato, non esiste documento
che, rapidamente, attesti la correttezza fiscale e perché, a causa
delle elevate penali, si rischia il blocco dei pagamenti.
Secondo, invece, il segretario nazionale di Fillea Cgil, Mauro
Macchiesi, il decreto risulta positivo nella parte riguardante la
lotta al lavoro nero ma ha il suo limite nella dimostrazione degli
adempimenti che risulta di difficile attuazione: viene, infatti,
proposto di sfruttare il collegamento delle banche dati di Inps,
Inail, Casse edili e Finanze.
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