Una lettera aperta, un'analisi informata e provocatoria e
infine una possibile proposta per uscire dal tunnel del
malessere esistenziale che caratterizza il nostro settore.
Chi siamo, da dove veniamo e, soprattutto, riusciremo, prima o poi,
ad andare da qualche parte?
Il fallimento del "progetto Martinat" e le sue
conseguenze.
La domanda di validazione, che fra il 2005 e il primo
semestre del 2006 si è attestata su livelli assai modesti,
nonostante gli obblighi di legge.
I motivi della mancata nascita di nuovi organismi di ispezione
accreditati.
L'improvvisa impennata di bandi che ha caratterizzato lo
scorso mese di agosto, inquietanti per il livello di farraginosità
delle richieste di prestazione, per la quantità di contenuti
illegittimi, per la spregiudicata arbitrarietà di giudizio che
consentono.
Questi sono alcuni dei temi trattati dall'ing. Moroni,
amministratore delegato di Inarcheck SpA, in una lettera
aperta agli organismi di ispezione e controllo della qualità
dei progetti e delle opere e a tutti coloro che si ritengano parte
interessata dall'argomento della qualità nel settore della
progettazione e costruzione di opere edili.
Questi i temi e molte le domande ancora senza risposta: come
e da cosa è regolata oggi la validazione? cosa può legittimamente
aspettarsi la stazione appaltante pubblica, quando chiede
sinteticamente un supporto tecnico-amministrativo per la verifica
del progetto ai fini della validazione? quali sono le estensioni,
quali i limiti al livello di dettaglio a cui su deve spingere
l'organismo di ispezione nel condurre la verifica? su quale carico
di lavoro e di responsabilità o su quale sistema o algoritmo si può
basare un'amministrazione per valutare la congruità di una parcella
in regime di Bersani-Visco?
E poi ancora: perché nessuno si sta muovendo per cercare di fare
chiarezza, di tutelare, di mettere in sesto il sistema? chi
dovrebbe e chi potrebbe farlo?
Un'analisi impietosa, o forse semplicemente oggettiva, delle
cause e delle conseguenze di un mancato avvio, di un'occasione che
forse non è – non dovrebbe essere, speriamo che non sia – ancora
del tutto persa: quella di un sistema di controllo serio,
approfondito, qualificato a garanzia della qualità, legittimità,
fattibilità tecnica ed economica delle opere pubbliche.
Pubbliche e cioè nostre, di ciascuno di noi. Progettate, appaltate,
costruite e gestite con i nostri soldi.
Non si tratta di sterile polemica o di un mero esercizio autoptico,
bensì di una sintesi dello stato dell'arte, che termina con la
proposta concreta di una soluzione.
Naturalmente è solo una delle soluzioni possibili. Vi invitiamo a
leggerla, a contestarla e, addirittura, a proporci le alternative
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