Il
Parlamento europeo ha adottato, in sessione plenaria, la
direttiva sulla libera circolazione dei servizi, quella che
viene di solito chiamata “Direttiva Bolkestein” e che della
proposta dell’ex Commissario Fritz Bolkestein non contiene che il
vago intento. Il lavoro di mediazione è stato lungo ed estenuante.
Il testo iniziale azzardava troppo per la mentalità europea
(comunque diversa da quella statunitense) e, aggiungerei, troppo
anche per il buonsenso.
Si è così finalmente concluso un dibattito che è durato più di due
anni. Ora la direttiva ritornerà al Consiglio e sarà probabilmente
approvata già entro la fine dell’anno.
Il testo adottato combina gli interessi dei lavoratori con quelli
dei consumatori e del mondo economico e, anche attraverso la
soppressione del principio del paese d’origine, contribuisce a
mettere le persone al centro della politica.
La
direttiva costituisce una pietra miliare nella procedura
legislativa e rappresenta uno sforzo fondamentale per rilanciare
l’economia europea attraverso il completamento del mercato
interno.
L’
obiettivo della direttiva è di
facilitare la
circolazione di servizi all’interno dell’Unione Europea a fine
di far crescere competitività e dinamismo in Europa, assicurando al
tempo stesso un “
elevato livello di qualità” dei servizi
stessi.
Gli oppositori della direttiva sostengono che esistano troppe zone
grigie nella legislazione e temono che possa causare del dumping
sociale, incoraggiando una corsa al ribasso della tutela sociale,
dei diritti dei lavoratori e del livello delle retribuzioni.
Oggetto di grande polemica è stato soprattutto il principio del
paese di origine, secondo il quale un prestatore di servizi sarebbe
sottostato soltanto alle leggi del proprio paese di origine anche
quando si fosse spostato in un altro paese europeo.
In base a tale principio, lo Stato membro in cui il servizio è
prestato, deve assicurare il libero accesso a un’attività di
servizi e il libero esercizio della medesima sul proprio
territorio.
Tra i servizi oggetto della direttiva, rientrano numerose attività,
come le prestazioni alle imprese, i servizi di consulenza
manageriale e gestionale, quelli di certificazione e di
collaudo.
La direttiva abbraccia un ampio ventaglio di settori, compresi
quelli relativi ai servizi di manutenzione degli uffici, alla
pubblicità. Sono inoltre oggetto della direttiva, i servizi
prestati sia alle imprese sia ai consumatori, quali i servizi di
consulenza legale o fiscale, i servizi collegati con il settore
immobiliare, come le agenzie immobiliari, l’edilizia, compresi i
servizi di costruzione e architettura, la distribuzione,
l’organizzazione di fiere, il noleggio di auto, le agenzie di
viaggi.
Ma, nell’ambito di applicazione della direttiva rientrano anche i
servizi ai consumatori, quali i servizi nel settore del turismo,
quelli ricreativi, i centri sportivi, i parchi di divertimento e,
nella misura in cui non sono esclusi dall’ambito di applicazione
della direttiva, i servizi a domicilio, come l’assistenza agli
anziani.
Queste attività, è poi precisato, possono riguardare servizi che
richiedono la vicinanza del prestatore e del destinatario della
prestazione, servizi che comportano lo spostamento del destinatario
o del prestatore e servizi che possono essere prestati a distanza,
anche via Internet.
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