20/07/2016

Sicilia: strade e ferrovie costruite prima delle norme sismiche del 1974

"Oltre ad un alto indice di franosità del territorio, sul fragile sistema dei  trasporti, incide il contributo legato alla vetusta di oltre il 40% di strade e ferrovie che si sbriciolano come grissini; tutti ricordiamo della Sicilia divisa in due per il crollo di un viadotto sulla autostrada Catania Palermo e del ponte ferroviario di Contrada Angeli di Niscemi polverizzatosi oltre cinque anni fa e non ancora ripristinato”.

Questa la denuncia del Consigliere Nazionale dei Geologi Fabio Tortorici in merito alla situazione delle infrastrutture viarie della Regione Siciliana.

Riguardo il rischio sismico a cui sono soggette strade e ferrovie - ha affermato il Geologo Tortorici - va detto che buona parte di queste sono state realizzate in assenza di norme sismiche (ante 1974) quindi presentano un elevato grado di vulnerabilità; comprendiamo bene come tale situazione nel caso scongiurabile di eventi sismici anche di media intensità, metterebbe in crisi il sistema di soccorso e di protezione civile. Se non si inserisce tra le priorità di intervento e di azione, il monitoraggio ed il rifacimento delle strutture più vetuste (viadotti, gallerie ecc.), le cronache saranno costrette a parlare più che di binario “unico”, di binario “morto” per il mancato buon funzionamento del mercato interno e per uno scadente rafforzamento della coesione economica e sociale dell’intera regione”.

"Una innovativa e migliore gestione dei trasporti, non può ignorare una pianificazione delle problematiche di natura geologico-ambientale - ha concluso Fabio Tortorici - direttamente collegata con le reti stradali e ferroviarie della Sicilia. Ad ogni evento meteorico, anche di modesta intensità, o per una normale evoluzione dei fenomeni franosi, si ripete troppo frequentemente la solita storia: strade e ferrovie sono investite da dissesti, classificati "idrogeologici", di varia importanza e gravità, che generano disfunzioni nella circolazione di persone e merci ed elevati costi per la rimessa in servizio”.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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