08/05/2025

Testo Unico delle Costruzioni: il progetto torna protagonista?

È davvero possibile riscrivere l’intero impianto normativo dell’edilizia partendo dai principi e non dalla casistica? La risposta è arrivata dalla proposta di legge delega presentata da Forza Italia, che rilancia il ruolo del progettista e apre la strada a un Testo Unico delle Costruzioni più coerente, prestazionale e snello.

Nel corso del seminario “Costruire il benessere. Il ruolo della licenza naturale e della luce zenitale nell’edilizia”, l’On. Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e responsabile nazionale del dipartimento lavori pubblici del partito, ha espresso un concetto tanto semplice quanto rivoluzionario: “Niente più norme inutili e basta certificazioni per qualsiasi cosa senza una necessità reale dietro”. L’obiettivo? Restituire all’edilizia un impianto normativo organico, essenziale e realmente funzionale.

Parole che vanno ben oltre lo slogan politico e che si inseriscono in un contesto normativo sempre più stratificato, in cui la proliferazione di adempimenti spesso scollega la norma dalla realtà dei cantieri. La Mazzetti, promotrice della proposta di legge delega per un nuovo Testo Unico delle Costruzioni, sottolinea l’importanza di ribaltare la logica: non più regole prescrittive minuziose, ma un quadro di principi chiari entro cui il professionista possa operare, progettare, certificare e assumersi responsabilità.

Il nostro compito – ha affermato la Mazzetti – è quello di dare gli indirizzi generali, i principi, la visione; il resto spetta all’ingegno del professionista”. Un’idea che, se attuata con coerenza, potrebbe segnare il superamento di quel formalismo normativo che ha reso l’edilizia una giungla procedimentale.

La proposta di Forza Italia mira proprio a questo: sostituire l’indisciplina delle norme con la disciplina dei principi. Un passaggio culturale, prima ancora che normativo, che richiama la necessità di una progettazione integrata, capace di dialogare con lo spazio, la persona e l’ambiente. Non a caso, i pilastri indicati nella proposta sono la centralità del progetto, la sostenibilità, l’inclusione e la rigenerazione urbana.

Mettere al centro il progettista, il progetto e la persona – ha aggiunto Mazzetti – significa riconoscere che la qualità del costruire nasce da chi progetta, non dalla quantità di timbri apposti su un modulo». E proprio su questo punto si gioca la vera sfida della riforma: riscrivere le regole senza moltiplicare le carte, semplificare senza banalizzare, responsabilizzare senza abbandonare.

Non si tratta di un ritorno al passato ma, al contrario, di un progetto normativo che punta a rendere la complessità del costruire leggibile, tracciabile e governabile. Una complessità che oggi, a causa di continue sovrapposizioni legislative, ha smarrito la connessione con l’obiettivo principale: garantire benessere, sicurezza e qualità dell’abitare.

Il nuovo Testo Unico delle Costruzioni, se davvero fondato sui principi enunciati dalla proposta di legge delega, potrà rappresentare un’opportunità concreta per i professionisti tecnici. Ma perché ciò accada sarà necessario:

  • chiarire ruoli e responsabilità del progettista;
  • semplificare i titoli abilitativi mantenendo elevati gli standard qualitativi;
  • investire sulla formazione e sulla certificazione delle competenze;
  • valorizzare le funzioni tecniche attraverso strumenti digitali e interoperabili.

Resta ora da vedere se la politica sarà all’altezza del compito: trasformare un’intenzione condivisibile in una riforma concreta e duratura.

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