RESPONSABILITA' IN SOLIDO DELL'APPALTATORE

Con il Decreto-legge n. 223/2006 relativo alle liberalizzazioni è previsto l'aumento della trasparenza e la diminuzione del lavoro nero nel settore delle cos...

14/07/2006
Con il Decreto-legge n. 223/2006 relativo alle liberalizzazioni è previsto l'aumento della trasparenza e la diminuzione del lavoro nero nel settore delle costruzioni facendo leva sul ruolo dell'appaltatore: nel decreto è infatti previsto che la responsabilità in solido sia estesa all'appaltatore e che da lui sia versata l'Iva dovuta dal subappaltatore.
Nello specifico, per quanto riguarda la responsabilità in solido, l'appaltatore risponde, insieme al subappaltatore, dell’effettuazione e del versamento delle ritenute fiscali sui redditi da lavoro dipendente e del versamento dei contributi previdenziali e assicurativi obbligatori per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dei dipendenti del subappaltatore.
L'appaltatore, quindi, si fa carico delle inadempienze del subappaltatore verso i suoi dipendenti.

La norma, però, tende a tutelare l'appaltatore ponendo un tetto massimo a questo intervento prescrivendo l’impossibilità di superare l'ammontare complessivo dovuto dal subappaltatore all'appaltatore stesso che, inoltre, può liberarsi da questo vincolo ottenendo, prima del pagamento, tutta la documentazione che ne attesti la regolarità o, in caso contrario, bloccare il pagamento stesso fino all'ottenimento della totalità di questa documentazione.

Nello stesso Decreto-legge viene prescritto che anche il committente, che deve provvedere al pagamento dell’appaltatore, deve attendere la presentazione della documentazione, attestante che tutti gli adempimenti siano stati compiuti.
Sono previste, inoltre, delle penali per chi non è in regola con queste prescrizioni che vanno dai 5 mila ai 200 mila euro.

Di questo decreto legge restano perplessi, però, imprese e sindacati in quanto non viene specificata la natura della documentazione da presentare.
Secondo il direttore generale dell'Ance, Carlo Ferroni, la documentazione va specificata poiché, nonostante il Durc dal punto di vista contributivo può essere modificato, non esiste documento che, rapidamente, attesti la correttezza fiscale e perché, a causa delle elevate penali, si rischia il blocco dei pagamenti.
Secondo, invece, il segretario nazionale di Fillea Cgil, Mauro Macchiesi, il decreto risulta positivo nella parte riguardante la lotta al lavoro nero ma ha il suo limite nella dimostrazione degli adempimenti che risulta di difficile attuazione: viene, infatti, proposto di sfruttare il collegamento delle banche dati di Inps, Inail, Casse edili e Finanze.




A cura di Paola Bivona
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