ARCHITETTI DI ROMA FAVOREVOLI AL DDL MASTELLA

Si è tenuto mercoledì scorso l’incontro-tavola rotonda dal tema “Dis-Ordine professionale. Dialogo con gli architetti romani” tra il ministro della Giustizia...

26/06/2007
Si è tenuto mercoledì scorso l’incontro-tavola rotonda dal tema “Dis-Ordine professionale. Dialogo con gli architetti romani” tra il ministro della Giustizia Clemente Mastella, il presidente della commissione attività produttive Daniele Capezzone e l’Ordine capitolino per discutere sulla riforma delle professioni.
L’Ordine degli Architetti di Roma, infatti, si schiera contro il CUP a favore del Ddl Mastella.


Secondo il presidente degli architetti di Roma, Amedeo Schiattarella, “il sistema degli Ordini è anacronistico e inutile e ormai la legge che li riforma deve essere approvata, altrimenti meglio abolirli. Non vedo perchè dobbiamo arroccarci in una difesa corporativa nei confronti di un testo, quello Mastella, che è migliorabile, ma rappresenta una piattaforma di opportunità per un effettivo ammodernamento”.
Per il presidente Schiattarella, infatti, “manca completamente, da parte dei vertici dell’architettura, ad esempio, un disegno per sostenere la progettualità, che è il vero patrimonio comune delle professioni tecniche. Per questo dialoghiamo con le istituzioni in maniera parallela rispetto al Consiglio nazionale”.

Intervenuti diversi personaggi del mondo della professioni, tra i quali Francesco Orofino del sindacato Inarch ha dichiarato di essere favorevole all’accorpamento tra professioni analoghe e alla ridefinizione delle attività che esprimono interessi pubblici meritevoli di tutela.
Anche Alberto Scarzella di Codiarch, ha sottolineato che «l’Ordine, a iscrizione obbligatoria, tutela l’interesse comune e non può rappresentare i suoi iscritti. Anche perchè l’architettura è composta, per la maggior parte, da professionisti dipendenti, ma anche da docenti universitari. E gli autonomi si dividono tra chi ha ancora piccoli studi e chi possiede società di progettazione che operano come imprese e che non sono affatto contrarie all’apporto di capitale, anche di maggioranza».

A cura di Paola Bivona
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