ALLARME RITARDI NEI PAGAMENTI

Allarme ritardi per i pagamenti delle pubbliche amministrazioni verso le aziende italiane che, messe in ginocchio da ritardi ben oltre la media europea, risc...

05/06/2008
Allarme ritardi per i pagamenti delle pubbliche amministrazioni verso le aziende italiane che, messe in ginocchio da ritardi ben oltre la media europea, rischiano il tracollo finanziario. Questo è quanto emerge dall'allarme partito dalla sede di Catanzaro della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA).

La CNA di Catanzaro ha fatto presente, infatti, che nonostante il decreto legislativo 231 del 9 ottobre 2002, recante attuazione della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, le segnalazioni per i ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni non sono affatto diminuite anzi, a causa dei dovuti controlli previsti dalla circolare 6 agosto 2007, n. 28 del Ministero dell'Economia e delle Finanze recante "Articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602 - Disposizioni sui pagamenti di importo superiore a diecimila euro da parte delle pubbliche amministrazioni - Prime modalità applicative" e, in particolare, dal decreto 18 gennaio 2008, n. 40 recante modalità di attuazione dell'articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, recante disposizioni in materia di pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, , i tempi si sono ulteriormente dilatati, causando forti disagi finanziari, in particolar modo alle piccole e medie imprese che, nella maggior parte dei casi, soffrono particolarmente i ritardi dei pagamenti a causa di un modesto potere d'acquisto delle materie prime.

In base ad uno studio condotto dal CNA di Catanzaro, in Italia il ritardo medio nei pagamenti delle p.a. è di 158 giorni, contro una media europea di 68, arrivando a ritardi massimi che nei casi più gravi superano i due anni e mezzo. Secondo la CNA provinciale di Catanzaro, sono molte le aziende che rischiano il tracollo per l'entrata in vigore del decreto ministeriale 40/2008 sul blocco dei pagamenti della Pa alle aziende non in regola con l'Erario.

Come afferma in una nota il CNA: "Nonostante il D.Lgs. 09/10/2002, n. 231, recante Attuazione della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali e prestazioni di servizi, ogni giorno assistiamo incredulamente alle segnalazioni di moltissime imprese secondo le quali, nonostante le previsioni di legge, oggi più che mai i tempi per ottenere i pagamenti da parte delle Amministrazioni pubbliche sono dilatati in maniera spropositata al punto di determinarne il collasso aziendale per carenza di liquidità."

"Se a tutto ciò si aggiunge la recente l'entrata in vigore del Decreto Ministeriale n. 40/2008, provvedimento che in Calabria arriva come una doccia fredda specialmente per le piccole e medie imprese - prosegue la nota del CNA- possiamo tranquillamente sostenere che i fautori di questo provvedimento hanno innescato una "bomba ad orologeria" che non ha precedenti nella storia del nostro paese. Il Decreto in parola pone le regole attuative dell'art. 48/bis DPR 602/73 secondo il quale le Pubbliche Amministrazioni e le società a prevalente partecipazione pubblica, prima di effettuare, a qualunque titolo, pagamenti di importo superiore a € 10.000,00 devono verificare presso l'istituto Equitalia se il beneficiario è inadempiente verso l'erario per somme complessivamente superiori a € 10.000,00 derivanti da cartelle esattoriali. In caso affermativo bloccano il pagamento fino alla concorrenza del debito segnalato, in attesa che Equitalia provveda all'intimazione e al recupero delle somme che risultano esposte. In contrasto, dunque, con quanto stabilito dalla stessa Ragioneria dello Stato, che con la circolare n°29 del 12 settembre 2007, al fine di evitare il blocco dei pagamenti, aveva disposto che fosse sufficiente l'autocertificazione dello stesso beneficiario".

"Riteniamo - conclude la nota - che con questo ulteriore provvedimento si fa veramente un grande passo indietro nel buio. Nel nostro Paese e nella nostra regione in maniera particolare, il ritardo nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione sembra orami diventato un problema cronico e la sua portata è tale che non si può attendere ancora a lungo per sperare in azioni risolutive. Le imprese coinvolte sono numerose e per molte di esse è a rischio la stessa sopravvivenza. Questo significa mettere in serio pericolo migliaia di posti di lavoro certi, un lusso che in Calabria, dove la congiuntura negativa legata al problema della criminalità non fa altro che aggravare la situazione. I ritardi nei pagamenti sono, tuttavia, la punta dell'iceberg di una burocrazia lenta, farraginosa e spesso addirittura disattenta, che pesa fortemente sul fare impresa e ne accresce i costi. E' risaputo che il ritardo nei pagamenti impedisce la programmazione aziendale e, dunque, è uno dei fattori principali che limita la capacità di crescita delle aziende specialmente quelle di piccola e piccolissima dimensione. Sarebbe perciò doveroso che proprio la Pubblica Amministrazione, che deve assicurare condizioni ideali di crescita economica nel più generale interesse pubblico, ottemperasse fedelmente al rispetto degli impegni contrattuali ed ai termini di pagamento. Ancora oggi, il mancato rispetto dei termini contrattuali e in molti casi del ritardo dei pagamenti è un ostacolo serio allo sviluppo e non è un problema di alcuni, ma è un problema di tutti perché mina e condiziona la libera economia. Nessuno sviluppo è possibile per una impresa nuova o vecchia se il capitale investito non rientra nei tempi previsti in un contratto di fornitura: le regole di una sana economia non distinguono tra i tempi tecnici di un operatore privato e le ere geologiche di una Stazione Appaltante pubblica. Le imprese non possono continuare a finanziare di fatto lo Stato, che a sua volta non può continuare ad incassare le imposte sui redditi d'impresa ignorando il fatto che non paga i suoi fornitori. La regolarità e la legalità sono un binomio imprescindibile e praticabile dalle aziende soprattutto se le istituzioni e la pubblica amministrazione, a loro volta, rispettano e ridistribuiscono regolarità e legalità".


© Riproduzione riservata