COMMISSIONE SU RISCHI SISMICI E CARTA NAZIONALE DELLE AREE COSTIERE A RISCHIO

"A seguito del terremoto in Abruzzo e delle scosse avvertite anche a Roma, oggi (22 aprile 2009) si è insediata una commissione che sta studiando le opere da...

23/04/2009
"A seguito del terremoto in Abruzzo e delle scosse avvertite anche a Roma, oggi (22 aprile 2009) si è insediata una commissione che sta studiando le opere da compiere in città ed effettuerà un monitoraggio per ridurre i rischi provocati dal sisma. Nella commissione, presieduta dal capo di gabinetto del Comune, sono rappresentati la protezione civile di Roma, vigili del fuoco, ordini professionali di architetti, geometri e ingegneri".

Questo è quanto ha dichiarato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il quale, dopo aver partecipato alla prima riunione della commissione che si occuperà di valutare i rischi per la capitale derivanti dal terremoto che ha colpito l'Abruzzo, ha confermato l'assenza di rischio sismico diretto sulla capitale, che potrà subire solo il riflesso di altri terremoti. Come confermato dal sindaco di Roma, sono stati selezionati quattro profili su cui concentrare l'attenzione nella capitale: i monumenti, le periferie abusive, gli edifici pubblici, le colline del Pincio e dei Parioli.

Alemanno ha anche rilanciato l'idea di istituire il fascicolo dei fabbricati: "Se fatto bene, in maniera non burocratica, può essere molto utile avere la storia e lo stato di un edificio, perchè spesso siamo di fronte a costruzioni di cui non si sa quasi nulla e di volta in volta le verifiche vengono fatte a valle del problema e non a monte. Questo è il giudizio della nostra amministrazione, ma ovviamente si tratta di una decisione nazionale e noi daremo una sollecitazione attraverso l'Anci in favore di questo tipo di intervento".

Segnaliamo la Carta Nazionale delle Aree Costiere a Rischio redatta da Fabrizio Antonioli, ENEA, Dipartimento Ambiente con lo scopo di valutare il comportamento delle coste al variare del livello del mare.
Come si legge in un comunicato dell'ENEA, l'Italia è situata in un'area geologicamente attiva, dove movimenti isostatici, tettonici e di subsidenza antropica si sommano a quelli eustatici. Le coste mediterranee, misurate in 46.000 km, e soprattutto quelle italiane di 7.750 km, presentano alcuni fattori negativi, in relazione al rischio di allagamento da parte del mare:
  1. la presenza di limitate escursioni mareali (mediamente 30-40 cm con l'unica eccezione del nord Adriatico dove si superano i 180 cm di marea) ha consentito un pericoloso avvicinamento alle coste basse di numerose attività antropiche;
  2. tutte le aree costiere italiane in seguito a movimenti isostatici e tettonici aumentano ulteriormente gli effetti del sollevamento eustatico (scioglimento dei ghiacci) del mare, tale effetto viene evidenziato per la presenza di un certo numero di aree costiere depresse, cioè che già oggi presentano qualche migliaio di chilometri quadrati a quote topografiche anche sotto il livello del mare (in rosso e giallo nella mappa).
A questi movimenti naturali vanno aggiunti quelli di subsidenza del suolo (e quindi risalita relativa del livello marino) dovuti all'intervento dell'uomo quali: emungimenti di acque, gas, petrolio, o compattazioni dovute a bonifiche di zone paludose. Rispetto al sollevamento eustatico globale (senza quello isostatico o tettonico) di risalita dei mari italiani pari a circa 1,02 mm/anno sembra essere minore rispetto a quello globale pari a 1,8 mm/anno.

I motivi di questa notevole discrepanza sono attualmente fonte di dibattiti scientifici e sembrano legati ad anomalie di salinità, di pressione e di forte evapotraspirazione del mare Mediterraneo che viene "ricaricato" con difficoltà dai corsi d'acqua, oltre alla presenza nello stretto di Gibilterra di una soglia che si comporta da "diga" rispetto agli Oceani.

ENEA, in collaborazione con numerose Università italiane e con il progetto Nazionale VECTOR, ha calcolato l'attuale tasso di risalita relativa del mare per le aree a rischio, perché depresse, e i tassi dei movimenti tettonici. Tutto ciò è stato fatto con molto dettaglio per alcune aree (Versilia, Fondi, Cagliari, Catania, Foce del Sangro, area di Trieste, stretto di Messina, Lazio Meridionale) perforando sondaggi, misurando markers archeologici, biologici e geomorfologici con dettagli nelle altre aree. Per tutte le aree a rischio italiane (33), evidenziate nella figura è comunque stato possibile valutare i movimenti di risalita del livello del mare minimi, attesi per il 2100, nel caso di accelerazione della risalita di livello del mare per effetto serra e riscaldamento delle acque superficiali, tali movimenti potranno raddoppiare.

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