ABBAZIA DI SAN GALGANO A SIENA

Pochi sanno che le leggende legate al nome di Re Artù e della tavola rotonda avessero conosciuto un?antica variante italiana, e specificatamente senese. La s...

06/08/2009
Pochi sanno che le leggende legate al nome di Re Artù e della tavola rotonda avessero conosciuto un?antica variante italiana, e specificatamente senese. La spada nella roccia, infatti, oltre che nei cicli arturiani e ben prima di essere immortalata nei cartoni disneyani, era divenuta realtà nella piccola cappella circolare che domina il modesto colle di Monte Siepi, presso Chiusdino, nella rigogliosa campagna senese sud-occidentale.
La tradizione racconta che Galgano Guidotti, giovane cavaliere di nobile famiglia, dopo una gioventù spensierata e dedita ai piaceri, nel dicembre del 1180 decise di ritirarsi a vita eremitica. Trovò così rifugio in una piccola cappella di Monte Siepi e qui, non potendo fare una croce di legno, prese la sua spada e la conficcò sulla dura pietra. In seguito a questo miracolo e in virtù della sua vita ascetica, Galgano fu dichiarato santo da Papa Lucio III nel 1185.



Ancora oggi il nucleo centrale del complesso di San Galgano è quella piccola cappella, in realtà un mausoleo romanico a pianta circolare, al centro del quale è ben visibile la spada infissa nella roccia..



Furono i Cistercensi che, a partire dal 1224, diedero il via alla costruzione dell'abbazia nella piana sottostante Monte Siepi. Per quello che è possibile dedurre dai resti tuttora in situ, la planimetria generale del complesso si sviluppava intorno a un grande chiostro colonnato di forma quadrata. La chiesa occupava il lato nord per riparare il monastero dai venti di tramontana. Sul lato opposto, quello meridionale, sorgevano fabbricati, oggi del tutto scomparsi, ad uso del monastero, come le cucine e il refettorio. Il centro vitale dell?abbazia era però la grande chiesa in stile gotico con la pianta a croce latina. L?abside era un segno ben visibile dell?abbazia per chi giungeva a San Galgano percorrendo la strada maremmana ed oggi conserva ancora la sua originaria severa grandiosità, nonostante la mancanza della copertura e i rimaneggiamenti novecenteschi.
Di questo grande e imponente complesso rimane oggi ben poco, ma le imponenti rovine della chiesa, che per pavimento ha oggi un prato e per copertura il cielo, sono una testimonianza ancora viva dell'antico splendore monastico.

Fonte: www.agenziademanio.it
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