ALLARME RIBASSI: LE RISPOSTE DI GIOVANNI ROLANDO PRESIDENTE CONSIGLIO NAZIONALE INGEGNERI

Cinque domande per cinque presidenti. Ecco, qui di seguito le risposte di Giovanni Rolando, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri. Sulle procedure...

26/11/2009
Cinque domande per cinque presidenti. Ecco, qui di seguito le risposte di Giovanni Rolando, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri.

Sulle procedure di affidamento
Presidente, perché negli affidamenti degli incarichi il sistema più utilizzato è quello del prezzo più basso e non quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa?
Per le Amministrazioni è più comodo e veloce applicare il criterio del prezzo più basso in quanto non è necessario istituire le Commissioni di valutazione; nello stesso tempo l’amministrazione, applicando per l’aggiudicazione il criterio del prezzo più basso, ha, anche, un risparmio sul costo dell’opera. In realtà è stato provato da uno studio del CNI che il risparmio teorico che si ha applicando il criterio del prezzo più basso è soltanto dell’ordine dello 0,4% del costo dell’opera. In ogni caso, a mio parere non ha il minimo senso applicare il criterio del prezzo più basso, perché con tale sistema possono essere raggiunte situazioni inaccettabili come quelle in cui sono stati registrati dei ribassi dell’ordine del 100%, con prestazioni, dunque, del tutto gratuite.

Sulla derogabilità dei minimi di tariffa e sugli attuali ribassi
Presidente, qual è l’idea del suo Consiglio in merito al problema relativo alla derogabilità dei minimi di tariffa e come pensa che sia possibile evitare i ribassi "selvaggi"?
I ribassi “selvaggi” sono la conseguenza di un mercato “selvaggio”. L’errore gravissimo è stato quello di aver realizzato un mercato in cui non è più importante il prodotto e quindi, in questo caso, la progettazione; è più importante soltanto vincere la gara.
Sta accadendo quello che è accaduto, negli anni passati, alle imprese di costruzione quando le stesse pur di aver in portafoglio gare ed opere realizzate offrivano ribassi indiscriminati senza studiare, minimamente, il contenuto di quello che bisognava realizzare che portavano,ovviamente, o al fallimento dell’impresa o alla non costruzione dell’opera.
Nel caso dei professionisti stiamo percorrendo la stessa strada ed alla fine vengono offerti ribassi tali per cui non si riesce a sostenere i costi per progettare l’opera in modo adeguato e, quindi, molte volte se il professionista è un professionista serio ci rimette mentre se il professionista è meno serio viene realizzato un progetto al di sotto degli standard qualitativi minimi per cui, a fronte di un risparmio sulle tariffe professionali c’è un danno per ll’amministrazione che avrà un progetto carente; il criterio, quindi, del prezzo più basso è, dunque, completamente sbagliato.
Stiamo studiando la possibilità di adottare dei ribassi calmierati anche in ponderazione che, in atto, siamo in presenza di alcune incongruenze: ad esempio per quanto concerne la sicurezza, le imprese, per legge, non possono effettuare ribassi mentre nel caso della progettazione della sicurezza i ribassi sono possibili e senza limiti.
Fino all’entrata in vigore del decreto “Bersani” la possibilità del ribasso massimo del 20% dava una certa garanzia alle amministrazioni in quanto le stesse risparmiavano il 20% sull’onorario ma erano, contestualmente, sicure di avere un progetto equamente compensato per cui il professionista era nelle condizioni di produrre gli elaborati con la cura necessaria garantendo un prodotto di un certo livello; oggi questa garanzia non c’è più.
Se un professionista vince una gara con un ribasso del 40% nel momento in cui ha la possibilità legale, inizierà un contenzioso in fase di progettazione con i risultati facilmente immaginabili e tali situazioni sono, oggi, sempre più frequenti. Ai possibili contenziosi con le imprese in fase di esecuzione si aggiungeranno quelli con i professionisti in fase di progettazione e le opere rallenteranno sempre di più. Questo è il risultato di questi ribassi incondizionati.
L’ideale per evitare gli attuali ribassi “selvaggi” sarebbe un ritorno ai minimi tariffari come per altro sembra che il Governo stia facendo con la nuova bozza di revisione della legge sulle libere professioni.
Nel frattempo bisogna agire sulla nuova linea. Noi come Consiglio nazionale degli Ingegneri, sul problema dei ribassi “selvaggi” abbiamo istituito una commissione che ha elaborato una proposta con criteri di aggiudicazione che calmierano i prezzi. Detti criteri sono sempre legati al prezzo ed al curriculum ma quelli legati al prezzo devono essere calmierati in modo tale che oltre certi ribassi non si hanno dei punteggi in modo proporzionale. Per semplicità, per fare un esempio, se viene effettuato un ribasso del 20% ottengo 3 punti mentre se viene effettuato un ribasso del 40% non ottengo 6 punti ma soltanto 4 e così via di seguito. Si tratta di una curva modificata che taglierebbe i ribassi folli.
L’offerta economicamente più vantaggiosa fatta in questo modo sarebbe l’unica che garantirebbe un prodotto decente. Questa proposta del CNI è stata portata al Ministro Castelli e al Consiglio superiore dei LLPP che ha concordato sulle preoccupazioni per i ribassi eccessivi perché è cosciente che minano il buon risultato e la qualità dell’opera.
In definitiva il CNI è ad utilizzare per le aggiudicazioni il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa con la precisazione che per la componente prezzo venga utilizzato un criterio che penalizzi i ribassi eccessivamente alti.
Ovviamente se, invece, venissero ripristinati i minimi di tariffa non ci sarebbero più problemi perché i massimi ribassi possibili sarebbero tutti uguali e l’offerta economicamente più vantaggiosa sarebbe legata ad altri fattori e non al prezzo; ci sarebbe dunque una valutazione complessiva del progetto e dei tempi; in riferimento alle aggiudicazioni per così dire “pilotate” e crediamo che ci sia da indagare su quei bandi dove in 12 giorni doveva essere realizzata la progettazione esecutiva ribassabile fino a 5 giorni.

Sulla dignità della professione
Presidente, ritiene che un ribasso "selvaggio" tolga dignità alla professione ed in tal caso quali meccanismi crede che possano utilizzare i Consigli provinciali e nazionali degli Ordini per porre rimedio ad un problema definito da tutti veramente grave?
Ritengo che debba essere l’ordine provinciale a colpire quei ribassi che scendono al di sotto della soglia del minimo a norma del codice civile.
E’ necessario controllare le tariffe e i risultati delle gare, quando ci sono delle gare che scendono al di sotto della dignità da codice civile e, quindi, nel caso di ribassi superiori al 40%, l’Ordine provinciale dovrebbe anzitutto chiedere la verifica dell’anomalia di questa prestazione, perché il professionista deve potere provare che la sua prestazione ha dei costi minimi non superiori all’offerta che ha fatto.
Per quanto concerne la possibile giustificazione del ribasso con la considerazione che lo stesso è stata fatto consapevolmente ritenendo che il vantaggio e l’utile risieda nell’avere in curriculum la progettazione di quell’opera in argomento, ritengo che sia un’opportunità che può essere utilizzata 1, 2, 3 volte perché alla quarta si fallisce e, quindi, non credo che sia necessario mantenere un curriculum da fallito.
Ovviamente questo sistema penalizza, purtroppo, i piccoli liberi professionisti che alla fine devono mollare la lotta. Nel caso, comunque, di ribassi motivati con giustificazioni di questo tipo, l’ordine provinciale potrebbe adottare delle sanzioni disciplinari, perché si tratterebbe comunque di concorrenza sleale e di prestazione non svolta nel rispetto della dignità professionale.
Al professionista potrebbe non interessare nulla della sanzione disciplinare perché non ha nessun risvolto legale, però è comunque un atto forte che alcuni ordini hanno già utilizzato ed hanno addirittura vietato ai loro iscritti la partecipazione a bandi che prevedessero ribassi esagerati, ribassi in cui le tariffe di riferimento non sono quelle legate al D.M. 4 aprile 2001.
Si tratta, ovviamente, di ordini coraggiosi con i quali noi come Consiglio Nazionale abbiamo agito ad adiuvandum.
C’è anche da precisare che il codice degli appalti, in riferimento alle tariffe professionali, sbaglia quando dice che il DM 4 aprile 2001 “può essere utilizzato come base” e non dice invece che “deve essere utilizzato come base”. La base a nostro giudizio deve essere un riferimento univoco per tutti ed è corretto e giusto utilizzare una tariffa ufficiale. Come CNI abbiamo chiesto e stiamo combattendo affinché si abbia come riferimento anche per le gare di progettazione la tariffa ufficiale che allo stato attuale è il D.M. 4/4/2001 e crediamo che sia molto importante il tavolo permanente che abbiamo aperto con il Consiglio superiore dei LLPP dove abbiamo già posto il problema e abbiamo ribadito che è importante che il riferimento sia il D.M. 4/4/2001.. Cercheremo nel breve tempo di arrivare ad una determina del Consiglio Superiore dei LLPP in questo senso, ma ci incoraggia che l’organo competente del Ministero per dare pareri per quanto riguarda le tariffe ha capito la problematica ed è d’accordo con noi..

Sulla riforma delle libere professioni
Presidente, sino a qualche tempo fa le libere professioni tecniche erano molto vicine al CUP che era anche riuscito a presentare una legge di iniziativa popolare. Oggi la posizione delle professioni tecniche sembra più debole. Quali strumenti ritiene, oggi, possano essere utilizzati affinché in questa legislatura veda la luce la riforma delle libere professioni?
Le libere professioni tecniche (ingegneri, geologi, geometri, periti, dottori agronomi e forestali, e chimici) hanno ritenuto opportuno qualche mese fa costituire l’Associazione Nazionale delle Professioni di Area Tecnica (PAT) che in una recentissima riunione in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha evidenziato la necessità di elaborare e concludere in questa legislatura una legge di principi “asciutta” e “snella” con eventuali, poche deleghe al governo su alcuni punti limitati e ben individuati.
D’altra parte nello scorso Congresso nazionale degli Ingegneri tenutosi a Pescara lo scorso mese di luglio, in merito alla riforma della professione di ingegnere, è stata predisposta una piattaforma su cui basare il confronto con il Ministero della Giustizia e tema rilevante della proposta è quello delle tariffe professionali.
Il necessario raccordo con i principi comunitari ha imposto di affrontare anche l’annosa questione del rapporto fra la salvaguardia del principio comunitario della concorrenza e quello della qualità della prestazione, cui si innesta il tema delle tariffe. Su questo punto, l’impostazione prescelta contempera l’esigenza di esprimere la posizione ufficiale della categoria circa l’inderogabilità dei minimi tariffari, quella di riconoscere una prassi ormai invalsa nel settore dei lavori pubblici (quella di una ribassabilità massima del 20%) con un meccanismo innovativo che collega le tariffe all’individuazione di standard qualitativi minimi delle prestazioni.
Ci siamo, quindi, attenuti al rispetto del primo comma dell’art. 2233 del Codice civile secondo cui il compenso è liberamente determinato dalle parti; tale libera determinazione è, però, subordinata al raggiungimento di “standard qualitativi” minimi (la cui definizione è demandata all’Ordine) a tutela della sicurezza della prestazione. Le tariffe professionali sottendono, dunque, compensi che consentono il raggiungimento degli “standard qualitativi” minimi delle prestazioni degli ingegneri. La violazione dei compensi predeterminati attraverso le tariffe non configura un’automatica violazione della norma sostanziale e disciplinare sulla qualità progettuale, ma origina una fase incidentale di accertamento da parte dell’Ordine territoriale.

Sulle procedure per superare l’attuale crisi
Presidente, quali possono essere, secondo Lei tre possibili risposte all’attuale crisi delle libere professioni?
Una prima risposta all’attuale crisi delle professioni può anzitutto essere superata facendo chiarezza sulle competenze; a differenza da quello che si verifica oggi, ogni professionista dovrà sapere chiaramente quello che può fare. Alla chiarezza delle competenze è legato il problema dell’aggiornamento continuo e dei percorsi universitari.
Chiarezza nelle competenze significa che per diventare ingegnere deve essere realizzato un percorso universitario chiaro e non deve essere contentito arrivare al penultimo anno con la possibilità di diventare geometra laureato, perito laureato, ingegnere diplomato; per fare il geometra è necessario seguire un altro tipo di percorso e come categoria professionale siamo favorevoli a ripristinare per la laurea in ingegneria quella specialistica di 5 anni e, ovviamente, siamo contrari agli attuali percorsi di 3+2.
Abbiamo già stipulato un accordo con l’Università Sapienza di Roma per ripristinare, in via sperimentale dall’anno 2010/2011, il percorso di studi di 5 anni ed anche i docenti universitari, sono assolutamente d’accordo nel ritenere che la preparazione dell’ingegnere attuale, specialmente nel caso di lauree con i percorsi del 3 + 2 sia notevolmente inferiore rispetto a quella della laurea specialistica di 5 anni di qualche decina d’anni fa.
Se una persona vuole fare il tecnico (quello che un tempo erano i geometri ed i periti) è giusto che oggi con l’evoluzione possa seguire altri percorsi formativi scolastici.
Una seconda risposta è lo sviluppo del mercato. Lo Stato deve creare attività di lavoro per i professionisti; tra le prime attività è necessario arrivare allo sblocco dell’edilizia in un modo oculato tenendo conto, quindi, delle problematiche attuali quali quelle dell’energia e dell’ambiente.
La terza risposta è quella legata alla possibilità per i professionisti dell’accesso al credito che oggi è, molto spesso, negato; aggiungo che la reale necessità è quella non soltanto dell’accesso al credito ma, anche, della certezza dei pagamenti. I professionisti devono avere la certezza di essere pagati, cosa che, in atto, non si verifica e nel bilancio di ogni professionista è inserita una quota almeno del 20% del proprio fatturato sulla quale non si può fare affidamento perché, alla fine, non sarà incassata.
Il problema dell’accesso al credito è di notevole importanza perché, oggi, progettare costa ed i professionisti dell’area tecnica hanno bisogno di spendere per accrescere il proprio patrimonio dal punto di vista tecnologico ma è anche importante per i giovani che con l’attuale sistema non riescono a formarsi e ad aprire uno studio professionale..

Ringraziamo il Presidente Rolando per le sue interessanti risposte che metteremo a confronto con quelle degli altri presidenti già pubblicate e che pubblicheremo nei prossimi giorni.

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A cura di Paolo Oreto
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