Gian Vito Graziano Presidente CNG: Attacco alle professioni

Riceviamo e pubblichiamo, in versione integrale, una accorata nota di Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio nazionale dei Geologi. Il Presidente Graz...

16/11/2011
Riceviamo e pubblichiamo, in versione integrale, una accorata nota di Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio nazionale dei Geologi.
Il Presidente Graziano centra il suo intervento sugli attacchi da parte dei poteri politici ed economici subiti dalle libere professioni con l'approvazione delle ultime leggi (Legge di stabilità e Statuto delle imprese) e si mostra veramente preoccupato per la mancanza di attenzione nei riguardi dei giovani che nelle libere professioni sono stati relegati in un angolo dopo aver abbandonato i sogni di una decente vita post universitaria.
Speriamo che l'accorato sfogo del Presidente Graziano contagi gli altri consigli nazionali e che tutti insieme adottino le soluzioni più idonee per evitare che le libere professioni, attraverso il meccanismo della costituzione di società per l'esercizio di attività professionali promosso dalla nuova legge di stabilità, diventino l’ultimo chiodo del carro di tali società che, con le nuove norme, potrebbero avere la quasi totalità del capitale in mano di soggetti non professionisti.

Riportiamo, qui di seguito, la nota del Presidente Graziano.
"Tanta confusione e soprattutto tanta demagogia quando si parla di libere professioni. E' da anni ormai che assistiamo ad un continuo attacco al mondo professionale, seppure esso contribuisca ancora oggi, nonostante i palesi sforzi di alcuni potentati economici di ridurne l'autonomia economica ed intellettuale, ad una consistente aliquota del PIL del nostro Paese.
La cosa che più mi amareggia è quella che vede il mondo delle professioni oggetto di attacchi violenti e spesso deliranti da parte di una certa parte della classe politica, sociale ed economica italiana, che delle professioni conosce nulla o molto poco, ma si erge a stratega dell'economia. Ma è proprio questa parte politica, sociale ed economica a possedere i giornali e le televisioni, ad avere dunque quella voce mediatica che noi non abbiamo.

Sono essi che espongono i loro slogan in televisione o i loro proclami sulla carta stampata. Sono essi a detenere il potere in Italia, per cui la loro voce è quella che fa massa critica, non certo quella dei professionisti, che vengono continuamente fatti passare per caste di privilegiati, anche in un momento in cui la contrazione economica generale li vede in evidente sofferenza.
Perché i professionisti non sono parte sociale, lo sono altri invece, prescindendo dal fatto che questi altri abbiano o meno prodotto danni economici al Paese, anche ingenti.
Insomma abbiamo scoperto con la legge di stabilità economica che in questo Paese i problemi non sono le banche, né le compagnie di assicurazioni, né certe società partecipate, ma sono i professionisti e i loro Ordini professionali, rei a sentir loro di bloccare il mercato e la concorrenza, ma in realtà rei di avere a sempre una propria autonomia intellettuale da mettere a servizio del Paese. Un Paese che purtroppo non li sente tali, perché loro non vogliono che li si senta tali.

Ed allora ecco che la riforma delle professioni passa attraverso traguardi che sono già nelle norme regolamentari della maggior parte delle categorie, come la libertà di accesso all'esercizio della professione o la libertà di pubblicità informativa già introdotta negli ordinamenti professionali.
In questa strada di assenza di lungimiranza politica, dove nessuno senta mai il bisogno di ascoltare, solo ascoltare, il mondo delle professioni, si arriva persino ad eliminare il semplice, ma indispensabile, riferimento alle tariffe.
Indispensabile nella strada della correttezza delle procedure di affidamento degli incarichi, indispensabile nell'ottica di quella trasparenza amministrativa di cui tanti parlano, ma forse senza sentirne realmente l'esigenza, indispensabile anche in un mercato che deve avere delle regole, come in tutti gli altri settori.
Un mercato in Italia dove si varano incentivi per le imprese, per le auto, per le ristrutturazioni edilizie, per le quote latte, per tutto quello insomma che contribuisce allo sviluppo ed alla occupazione, ma dove è tabù parlarne a favore dei professionisti, che evidentemente non concorrono appieno né allo sviluppo, né all'occupazione.

Ci si chiede spesso quale sia la strategia del Governo, quali prospettive di risparmio economico si individuano nella drastica ed inutile abolizione del riferimento alla tariffa. Ma in realtà la linea strategica tracciata in questa manovra economica non è quella del Governo, a cavallo peraltro tra uno uscente ed uno in cantiere, ma di chi vuole assoggettare i professionisti al potere economico, di chi vuole a tutti i costi che i professionisti si impieghino nell'impresa, perché in questo tipo di società in cui viviamo è solo l'economia del profitto che conta, non certo quella del sapere e dello sviluppo.
Ci spieghino come potranno contemplare queste misure alle regole della trasparenza. Ci spieghino dove sta quella politica a favore dei giovani, di cui tutti parlano in maniera molto demagogica, che nel campo delle professioni ha visto sinora i giovani sempre più relegati in un angolo e ad abbandonare persino i sogni, quei sogni di una vita post universitaria, fatta di sacrifici e voglia di sfondare, che porta con perseveranza anche a grandi soddisfazioni, quelle soddisfazioni che derivano dal vedere che il proprio progetto, il prodotto del proprio dell'intelletto, viene accolto con favore e consente di raggiungere obiettivi di comune interesse. E' il concetto base della qualità dei progetti, che in Italia non si sa neanche cosa significhi.

E tutta questa involuzione avviene con l'arroganza di chi fa passare l'introduzione di queste novità normative nelle manovre economiche come necessarie, senza spiegarcene il perché, vestendo il boccone indigesto dietro l'abito sempre comodo dell'Europa, ma senza che questo sia sempre vero. Altrimenti non ci spiegheremmo perché la Corte di Lussemburgo ha stabilito che ai Paesi membri è consentito di dotarsi delle tariffe che vogliono e non ci spiegheremmo perché in Germania si reintroducano le tariffe minime per i lavori pubblici. Allora c'è da chiedersi "forse apparteniamo ad un'altra Europa?".
L’Europa invece ci chiede trasparenza negli affidamenti, nel rispetto delle soglie per la scelta delle procedure, istanza questa che non potremo assolvere, perché non avremo più neanche i riferimenti tariffari.
I liberi professionisti rifuggono da queste logiche mercantili e fanno appello alla coscienza civica degli italiani perché si ribellino a questo andazzo che ci sta facendo sprofondare, ogni giorno di più, verso uno stato dove già contano e domani ancor di più conteranno solo i grandi gruppi imprenditoriali e finanziari. Con buona pace dei professionisti.
Non ci arrendiamo. Attendiamo dal Governo Monti una strategia chiara, anzi una strategia, ma che sia discussa, partecipata e condivisa, come si fa con le parte sociali, quelle che tali vengono considerate. Altrimenti abbiano il coraggio di dirci che di noi non gli importa nulla."
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