Riforma professioni in mano a Monti

Nonostante alla presentazione del nuovo Governo in molti abbiano tirato un sospiro di sollievo e pensato che un esecutivo formato da "tecnici" non graverà ul...

22/11/2011
Nonostante alla presentazione del nuovo Governo in molti abbiano tirato un sospiro di sollievo e pensato che un esecutivo formato da "tecnici" non graverà ulteriormente sulle possibilità di sopravvivenza delle professioni tecniche, non pochi sono dubbi che sorgono a qualche giorno di distanza.

I primi ad auspicare un serio confronto in merito alla riforma delle professioni sono stati gli Architetti italiani che, con il loro consiglio nazionale, hanno inviato una missiva (leggi news) rendendosi disponibili a contribuire allo sforzo solidale del Paese per uscire dalla crisi. Più duro, ma probabilmente anche più vicino alla realtà lo sfogo del Presidente del Geologi (leggi news), Gian Vito Graziano, che dopo una netta presa di posizione contro l'operato dei precedenti Governi ha riposto (benché minima) fiducia nell'attuale Governo nell'attesa che venga delineata una strategia chiara, discussa, partecipata e condivisa con il mondo delle professioni ("Altrimenti abbiano il coraggio di dirci che di noi non gli importa nulla").

Per ultimo, il Presidente del Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali (CUP), Marina Calderone, ha inviato una lettera diretta al Premier Monti pregandolo di aprire un costruttivo confronto utile a dare al settore un moderno impianto normativo che non ne penalizzi le finalità dell'azione. "Oggi - ha affermato la Calderone - gli italiani hanno necessità di ritrovare la fiducia nelle istituzioni e di condividere con chi è stato chiamato a rivestire incarichi di governo le finalità delle riforme strutturali che il Paese attende. Le professioni italiane, con i ventisette Ordini professionali, mettono a Sua disposizione i saperi e i valori di cui sono portatrici con la certezza che ogni processo riformatore non possa essere attuato senza l'apporto di chi ha fatto della specializzazione e delle conoscenze tecniche e scientifiche, il principio ispiratore di ogni propria azione. Per questo le chiediamo di non privarsi del confronto con gli Ordini anche per quanto concerne l'applicazione delle norme in materia di riforma delle professioni".

"Già da qualche tempo - ha continuato il Presidente del CUP - presso il ministero di giustizia, sono state depositate le proposte operative predisposte dalle singole professioni a cui ci auguriamo che il nuovo Guardasigilli voglia dare seguito. Ella (Monti), nel discorso pronunciato in Parlamento ha parlato di riforme improcrastinabili quale quella del mercato del lavoro, che il governo da Lei presieduto si impegna a fare con il consenso delle parti sociali. Siamo certi che Ella vorrà utilizzare la medesima metodologia per intervenire anche sul mondo delle professioni ordinistiche, che oggi in Italia conta 2.100.000 iscritti, la metà dei quali ha meno di 45 anni di età. Il tema dell'inclusione lavorativa dei giovani e delle donne è una priorità del governo e delle professioni italiane, le quali, aldilà dei luoghi comuni privi di fondamento e riscontro fattuale, rappresentano uno dei settori più vitali sul fronte occupazionale. I giovani professionisti hanno però necessità di veder valorizzati i loro sforzi al pari di tutti gli altri lavoratori, con interventi legislativi che non vanifichino i loro sacrifici e l'investimento in conoscenze e competenze che ogni giorno mettono al servizio dei cittadini".

Ma, a parte le dichiarazioni di facciata, siamo certi che il Governo Monti avrà interesse e sensibilità verso le professioni tecniche e gli ordini professionali?

La Legge di Stabilità per il 2012, recentemente approvata, ha infatti messo nelle mani del Governo una delega in bianco a operare una riforma delle professioni senza alcun confronto con le parti in causa. Il nuovo Governo ha tempo fino al 12 agosto 2012 (12 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 138/2011) per emanare un DPR che riformi gli ordinamenti professionali. I nuovi ordinamenti dovranno essere, quindi, predisposti dal Governo in carica e con l'entrata dei nuovi regolamenti governativi le attuali norme vigenti saranno abrogate.

Tralasciando, dunque, gli impegni già presi dal vecchio Governo, tutti indirizzati verso una totale liberalizzazione delle professioni, i curricula del nuovo premier e del suo sottosegretario non promettono certamente nulla di buono per le corporazioni professionali. Mario Monti, docente e rettore della Bocconi, commissario europeo alla Concorrenza, ha da sempre combattuto monopoli e restrizioni del mercato, sia nella sua attività accademica che in quella all'Unione europea. Ricordiamo che tra il 1999 e il 2002 si trovò a valutare otto richieste di aiuti pubblici provenienti dalla FIAT (di cui era stato consigliere nel 1988, ad appena 45 anni), di cui ne accolse cinque. E per un liberale come lui non sarà stato facile tanto che alla fine del mandato affermò: "Bisogna autonomamente passare da un'economia assistita a un'economia competitiva". Anche come presidente dell'Antitrust, il suo lavoro è stato sempre indirizzato contro le corporazioni e i mercati regolamentati. Proprio nel suo discorso di apertura al Senato, Monti ha affermato di voler "rimuovere gli ostacoli strutturali alla crescita, affrontando resistenze e chiusure corporative. In tal senso, è necessario un disegno organico volto a stimolare la concorrenza, con particolare riferimento al riordino della disciplina delle professioni regolamentate, anche dando attuazione a quanto previsto nella legge di stabilità in materia di tariffe minime".

Antonio Catricalà non necessita presentazioni per i professionisti tecnici che dovrebbero ricordarsi delle affermazioni di questa estate quando l'Antitrust commentò negativamente la previsione che rendeva le tariffe professionali parametro legale di riferimento per la determinazione del compenso del professionista (infatti poi venne eliminato anche questo riferimento). In particolare, l'Antitrust, sotto la presidenza di Catricalà, affermò che prevedere dei parametri di riferimento legali per la determinazione del compenso professionale è una norma contraddittoria e contraria alla liberalizzazione del mercato dei servizi professionali che si vuole conseguire.

Senza voler andare oltre, non crediamo che l'attuale Governo porterà benefici alle libere professioni tecniche ed ai loro ordini, anzi prevediamo che i tempi duri dovranno ancora arrivare. Ma come diciamo sempre: ai posteri l'ardua sentenza.

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