Salviamo l'Italia, ma non le professioni

Nella manovra economica Salva Italia, si torna a mettere in dubbio le funzioni pubblicistiche degli ordini professionali e si continua a frammentare il quadr...

13/12/2011
Nella manovra economica Salva Italia, si torna a mettere in dubbio le funzioni pubblicistiche degli ordini professionali e si continua a frammentare il quadro normativo, già complesso e confuso, del settore dei lavori pubblici.

Non è in discussione né la riforma delle professioni, già prevista dalla legge di stabilità ed auspicata da tutte le categorie professionali, né la precedente legge sullo sviluppo, che affida a regolamenti governativi la disciplina di diversi aspetti regolamentari, dalla formazione continua, all'assicurazione obbligatoria, alla terzietà degli organi disciplinari, ecc.
Contestiamo piuttosto la previsione, a nostro parere incostituzionale, secondo cui da un'inerzia del governo nel fare i regolamenti potrebbe derivare la totale abrogazione degli ordinamenti professionali alla data del 13 agosto 2012. Questa previsione ci appare peraltro irragionevole, sia perché un tale effetto non può dipendere dall'inadempimento del governo, sia perché la materia ha un suo valore pubblicistico e costituzionale.
Contestiamo poi le ulteriori modifiche apportate al settore dei lavori pubblici, che continuano a produrre inutili e improduttive frammentazioni ed ancor peggio vanno univocamente nella direzione delle grandi società di progettazione, sempre a discapito dei liberi professionisti.

Con un colpo di spugna, senza che le professioni tecniche siano mai state interpellate, è stata cancellata la norma recentemente introdotta nelle gare di appalti, forniture e servizi, che sottraeva il costo del lavoro al ribasso e che avrebbe consentito di tutelare i minimi salariali del personale d'impresa. Per non parlare poi del provvedimento che riporta alla soglia dei 100.000 euro la procedura negoziata, soglia recentemente soppressa con lo "statuto delle imprese" e reintrodotta con il decreto Salva Italia.

E' lecito chiedersi quali vantaggi comportino per il Paese queste modifiche al quadro normativo dei lavori pubblici, inserite in un decreto di rango economico che dovrebbe portare l'Italia fuori dalle acque agitate della crisi economica europea. Sappiamo che si tratta di norme che dovrebbero essere inserite in provvedimenti specifici ed organici alla tematica dei lavori pubblici e non essere nascoste nei meandri di una manovra economica di altro tenore e con altre finalità.

Dunque abrogazione degli ordinamenti professionali e contestuali modifiche al complesso quadro normativo dei lavori pubblici: pur consapevoli dell'urgenza dell'approvazione della manovra e decisi comunque a fare la nostra parte, come Consiglio Nazionale dei Geologi ci rivolgiamo a tutte le forze politiche e parlamentari, affinché riportino le norme nell'alveo costituzionale, ricordando loro che avendo lo stesso Parlamento approvato sole poche settimane fa le due precedenti leggi economiche, esse vogliano compiere tutti gli atti necessari a cancellare dal decreto in discussione previsioni, che, oltre ad essere incostituzionali, appaiono contrarie ai pubblici interessi e dispersive di un patrimonio di conoscenze che non ha uguali nel Paese.

Gian Vito Graziano
Presidente Consiglio Nazionale dei Geologi
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