I problemi della sicurezza sul lavoro nel settore degli appalti e subappalti

Sebbene il fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali in Italia abbia mostrato negli ultimi anni un trend decrescente, il che rappres...

08/02/2012
Sebbene il fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali in Italia abbia mostrato negli ultimi anni un trend decrescente, il che rappresenta un segnale certamente positivo, i numeri restano tuttavia ancora troppo elevati ed inaccettabili per un paese civile. I dati dell'INAIL relativi al 2010 hanno evidenziato una diminuzione degli infortuni dopo il forte calo registrato nell'anno precedente (775.000 denunce- 15.000 in meno rispetto al 2009). Anche i dati provvisori dei primi nove mesi del 2011 hanno evidenziato una riduzione nel numero complessivo degli infortuni (da 579.000 a 553.000 rispetto allo stesso periodo del 2010).

Questi sono i dati principali emersi nella Terza Relazione Intermedia sull'attività svolta dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta relativa al "Fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette morti bianche" approvata il 17 gennaio 2012.

La Commissione ha evidenziato come la pubblicazione D.Lgs. n. 81/2008 (Testo Unico Sicurezza Lavoro) ha riunito per la prima volta in un corpus finalmente organico ed esaustivo le varie norme di una materia complessa e multiforme e definito in maniera puntuale istituti e figure prima non chiaramente riconoscibili. Ciò ha, chiaramente, comportato notevoli esigenze di adeguamento per tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel sistema della prevenzione degli infortuni e delle malattie sul lavoro, ponendo una serie di problemi interpretativi e applicativi nonché, soprattutto da parte del mondo imprenditoriale, richieste di semplificazione di alcuni adempimenti ritenuti eccessivamente formali o burocratici e di rimodulazione dell'apparato sanzionatorio.

Secondo il lavoro della Commissione Parlamentare di Inchiesta è opportuno intensificare gli sforzi concentrandosi su tre direttrici fondamentali:
  • la formazione/informazione dei lavoratori e delle imprese;
  • i controlli sull'applicazione delle norme;
  • il coordinamento fra tutti i soggetti sociali ed istituzionali competenti.

La Relazione ha, inoltre, sottolineato
  • la necessità di accrescere il coordinamento e le sinergie fra tutti gli enti istituzionali preposti alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, sia centrali che periferici;
  • di rendere più incisivi i controlli e la repressione delle infrazioni in materia di salute e sicurezza del lavoro (specie per il lavoro sommerso ed irregolare e lo sfruttamento del lavoro minorile);
  • di promuovere la diffusione della cultura della sicurezza, non solo attraverso la formazione/informazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, ma anche mediante appositi insegnamenti all'interno della scuola e dell'università;
  • di assumere adeguate iniziative legislative e amministrative per aumentare la sicurezza del lavoro nel settore degli appalti, fissando regole più certe e selettive, non perseguendo il ricorso al massimo ribasso quale criterio di valutazione delle offerte, accrescendo la qualificazione delle imprese e contenendo la pratica del subappalto.
Commissione Parlamentare di Inchiesta, dunque, contro il ricorso al massimo ribasso negli appalti pubblici.

La sicurezza sul lavoro nel settore degli appalti e subappalti
La Commissione, sebbene le disposizioni vigenti proibiscano espressamente di effettuare ribassi sui costi per la sicurezza nelle gare d'appalto, proprio al fine di garantire le massime tutele per i lavoratori, ha evidenziato come nella pratica questo divieto viene spesso aggirato, soprattutto attraverso la catena dei subappalti, che quanto più si allunga tanto più rende difficili i controlli.

Il problema risulta essere maggiormente accentuato negli appalti dell'edilizia privata, dove non esistono procedure di gara o meccanismi di selezione degli appaltatori imposti per legge, essendo tutto rimesso alla libera contrattazione delle parti, per cui in genere i committenti tendono a privilegiare le imprese appaltatrici che offrono i prezzi più competitivi, magari a scapito della qualità o di altri aspetti come le tutele della sicurezza sul lavoro.

Anche nel settore pubblico, malgrado le procedure e i controlli siano più severi, le norme sono spesso disattese, con il risultato che per offrire prezzi più bassi nelle gare d'appalto, molte ditte cercano di risparmiare proprio sui costi per la sicurezza, accrescendo i rischi per i lavoratori. Uno dei fattori che alimentano questo meccanismo è il fatto che molte amministrazioni appaltanti utilizzano come criterio di valutazione delle offerte quasi esclusivamente il massimo ribasso d'asta: si tratta ovviamente di una scelta legittima, prevista dalla normativa vigente (che è poi quella comunitaria) e che dovrebbe aiutare le pubbliche amministrazioni a contenere i costi a parità di prestazioni.

La Commissione d'inchiesta ha, tuttavia, potuto verificare che nella realtà questo si traduce in molti casi in una fortissima compressione dei costi, con ribassi anche superiori al 50 per cento sia nella fase di progettazione che in quella di esecuzione. È chiaro che situazioni di questo tipo compromettono inevitabilmente non solo la qualità del lavoro appaltato, ma anche il rispetto di tutte le procedure e le garanzie, incluse quelle della sicurezza sul lavoro.

Sull'argomento è intervenuta anche l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici che, a seguito di una specifica indagine svolta nel 2008, ha riscontrato casi di infortuni sul lavoro in appalti dove c'erano stati ribassi superiori anche al 50 per cento.

Appalti e Sub-Appalti
L'aspetto critico è nel rapporto tra appaltatore e subappaltatori: mentre il contratto di appalto tra il committente e l'appaltatore è di solito ben articolato e prevede l'appostamento di somme per la sicurezza con adeguati controlli da parte del committente, i contratti tra l'appaltatore e i successivi affidatari sono spesso meno rigorosi e non prevedono analoghi obblighi e controlli. Vi è quindi un problema di vigilanza: l'80 per cento degli incidenti avviene in cantieri dove mancano spesso i responsabili della sicurezza, ma a ciò va ad aggiungersi la carenza di controlli da parte degli ispettori del lavoro.

Le pubbliche amministrazioni appaltanti spesso non riescono a gestire l'intera filiera e, anche a causa di una insufficiente capacità progettuale, non intervengono per timore di ritardi nell'esecuzione o di contestazioni delle ditte, che riescono spesso a imporre una serie di modifiche che fanno lievitare il costo finale dell'appalto, il che si ripercuote proprio sui costi della sicurezza. Tali problemi sono ancora più gravi nel settore privato, dove di fatto non esistono regole né controlli.

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