Rischio idrogeologico, Architetti: no alle grandi opere, si alla manutenzione del paese"

"Serve ridimensionare - e serve farlo subito - gli investimenti follemente previsti per le grandi opere destinando, invece, le necessarie risorse verso inter...

07/02/2013
"Serve ridimensionare - e serve farlo subito - gli investimenti follemente previsti per le grandi opere destinando, invece, le necessarie risorse verso interventi di manutenzione e di tutela del territorio: solo in questo modo sarà possibile realizzare un'opera di costante contrasto al dissesto idrogeologico, di valorizzazione e di tutela del nostro immenso - e immensamente importante - patrimonio paesaggistico. Questa è l'unica e vera soluzione per la salvaguardia del territorio che può, anzi, deve essere adottata anche e soprattutto in tempi di crisi come gli attuali senza pesare sulle casse dello Stato e senza prevedere aumenti di tasse per i cittadini".

Questo il commento di Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C., in occasione della Conferenza Nazionale sul rischio idrogeologico - Prevenzione e mitigazione del rischio: le priorità per il governo del Paese tenutasi a Roma lo scorso 6 febbraio, organizzata da Legambiente, Anci, Consiglio nazionale dei geologi, Consiglio nazionali architetti, Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali, Inu, Coldiretti, Anbi, WWF, TCI, Slow Food Italia, Cirf, Aipin, Sigea, Aiab, Tavolo nazionale dei contratti di fiume Ag21 Italy, Federparchi, Gruppo 183.

"Di fronte ad una fragilità del territorio - ha affermato Freyrie - che vede oltre il 45%, dei comuni italiani a rischio - in aree dove vivono circa sei milioni di persone - una vera e seria politica preventiva di manutenzione peserebbe, infatti, molto di meno sulle casse dello stato rispetto ai costi dei disastri, delle emergenze e delle ricostruzioni".

"Se a questi dati - ha continuato il leader degli Architetti italiani - aggiungiamo quello relativo ai sei milioni e mezzo di edifici a rischio sismico ed una condizione di fragilità del territorio aggravata anche - nonostante un'enormità di leggi - dall'abusivismo, è chiaro che occorre rigenerare e mettere a frutto l'esistente, con l'obiettivo prioritario della sicurezza e della qualità dell'habitat dei cittadini".

"Gli architetti - ha concluso Freyrie - che hanno già dimostrato di saper apportare un contributo di idee, progetti, capacità e competenze sono pronti ad assumersi maggiore responsabilità etica nei confronti del Paese, per sostenere e valorizzare quelle ricchezze che rappresentano l'essenza stessa del territorio e che possono diventare anche una grande opportunità di sviluppo economico".

Ricordiamo che anche il Consiglio Nazionale dei Geologi, qualche settimana fa, aveva presentato il "Manifesto per la messa in sicurezza del territorio italiano" (leggi news) che ha definito 12 punti essenziali che qualsiasi Governo dovrebbe tenere in considerazione per la corretta gestione del patrimonio strutturale italiano. Il Manifesto dei Geologi ha, inoltre, sottolinea come il 10% del territorio italiano risulti ad elevata criticità idrogeologica con un coinvolgimento dell'89% dei comuni, per un totale di almeno 6 milioni di persone e 1,2 milioni di edifici esposti ad un elevato rischio idrogeologico. Mentre, il 50% del territorio è esposto ad elevato rischio sismico con un coinvolgimento del 36% dei comuni, 22 milioni di persone e 5,5% di edifici (fra i quali ovviamente anche scuole e ospedali).

© Riproduzione riservata