Dagli Architetti 3 proposte per il rilancio della professione

Investire nelle politiche urbane, sconfiggere la burocrazia e rilanciare i progetti di architettura. Sono queste le principali proposte avanzate dal Presiden...

21/06/2013
Investire nelle politiche urbane, sconfiggere la burocrazia e rilanciare i progetti di architettura. Sono queste le principali proposte avanzate dal Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C. Leopoldo Freyrie, nel giorno in cui gli architetti italiani hanno celebrato la "Festa dell'Architetto" e i novant'anni dell'Ordine professionale.

"Rigenerare, mantenere e rendere sostenibile l'esistente e non più disegnare il nuovo in uno spazio vuoto, progettare la sostenibilità e il risparmio energetico, innovare il ciclo del cantiere per farlo durare e costare di meno, progettare e programmare la manutenzione di un edificio o di un paesaggio, restaurare i monumenti rendendoli sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico, integrare all'habitat le tecnologie digitali, rendere sicure e salubri le case: di questo hanno bisogno i cittadini italiani, le città i territori del nostro Paese e sono questi gli obiettivi a cui lavorano gli architetti italiani".

Una nota del CNAPPC ha ricordato che il 24 giugno 1923 fu approvata la legge sulla Tutela del titolo e dell'esercizio professionale degli architetti, con la quale fu dato un riconoscimento legale fondamentale per garantire ai cittadini italiani che l'architettura fosse esercitata da persone che ne avessero la cultura e la competenza tecnica e che rispettassero i principi etici nei rapporti con la società e con il committente.

"Affinché ciò si realizzi - ha affermato il Presidente Freyrie - c'è però bisogno che le politiche di rigenerazione urbana e dei territori tornino ad essere al centro delle strategie di sviluppo dell'Italia - e sembra che le ultime decisioni del Governo vadano in questo senso - e che, tra le altre iniziative da intraprendere, il "Piano Città" sia, ad esempio, rilanciato uscendo dalla logica dell'occasionale, per sperimentare veri e propri progetti di riqualificazione urbana coerenti con le strategie a medio termine".

Il Presidente Freyrie ha pure puntato il dito con uno dei principali problemi che, soprattutto negli ultimi anni, sta tormentando tutte le categorie professionali: le sempre più pressanti richieste "burocratiche" che hanno trasformato sempre più il professionista in un mero burocrate.

"Ma c'è anche bisogno di sconfiggere la sorda burocrazia che affligge l'Italia e ne impedisce lo sviluppo - ha continuato il leader degli Architetti italiani - ma non la distruzione del territorio; di investire sulla qualità del progetto architettonico, e di bandire concorsi di progettazione per aprire, soprattutto nel settore pubblico, un mercato di fatto asfittico e riservato a pochi, promuovendo, così, le capacità dei progettisti italiani". "Da tempo gli architetti italiani - continua ancora il Presidente Freyrie - hanno dimostrato responsabilità ed impegno, offrendo la loro completa collaborazione, le loro idee, le analisi sulla condizione delle città e gli strumenti per attivare politiche di sviluppo e di valorizzazione dell'habitat, che sono state già svolte e presentate alla politica. Al Governo chiediamo ora di mettere a frutto con rapidità e lungimiranza, attraverso regole chiare che vincano la bulimica burocrazia, il lavoro che noi con altri - come Legambiente, ANCI, Unioncamere, Confcommercio - abbiamo già realizzato e stiamo realizzando per aiutare il Paese e le sue città in questo momento di crisi".

"Crisi che - conclude Freyrie - ha violentemente ferito la comunità degli architetti italiani con fatturati in discesa verticale, disoccupazione giovanile e aree di vero e proprio disagio sociale. Per fare fronte a questa difficilissima situazione stiamo riprogettando la nostra professione, facendo i conti con la realtà economica, con le opportunità che ci offre il mondo e la necessità di coglierle".

"Ora ci aspettiamo che la politica voglia anch'essa riprogettarsi, compiendo un vero e proprio cambio di passo per uscire dalla logica della sistematica distruzione del territorio, della indifferenza alla qualità del progetto e della mancanza di tutela del paesaggio e del territorio che hanno indirizzato, fino ad oggi, le politiche della cultura e dell'ambiente".

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