Qual è il futuro delle professioni intellettuali ordinistiche?

Abolizione minimi tariffari, formazione e assicurazione obbligatoria, pagamenti con POS e carte di credito, mancati o ritardati pagamenti, “professionisti Gr...

04/12/2013
Abolizione minimi tariffari, formazione e assicurazione obbligatoria, pagamenti con POS e carte di credito, mancati o ritardati pagamenti, “professionisti Groupon”.
Chi negli ultimi anni non ha pensato almeno una volta: che futuro c'è per le professioni ordinistiche in Italia? Come può un neolaureato in ingegneria o architettura entrare all'interno di un mercato che oggi pone troppe barriere all'ingresso?

Sarebbero state delle belle domande da porre al Sottosegretario al Ministero della Giustizia Cosimo Ferri intervenuto recentemente ad un convegno organizzato dall'Ordine degli Ingegneri della provincia di Vicenza e incentrato sulle prospettive degli ordini professionali.
Sulla carta l'incontro è stato "Un momento di riflessione e confronto sull'aggiornamento professionale e il futuro delle professioni ordinistiche" a cui il Sottosegretario Ferri ha partecipato parlando di come "le libere professioni, a seguito della recente riforma di cui sono state oggetto, stanno assumendo un ruolo nuovo, maggiormente aderente alle attuali dinamiche sociali ed economiche. Consapevoli del grande momento di difficoltà in cui versa il Paese, hanno accettato, con grande senso di responsabilità, una riforma che ne ha ridisegnato e rivoluzionato il loro volto, anche sostenendo un aggravio dei costi. Hanno reso obbligatoria e continua la formazione, più forte il controllo su etica e deontologia professionale con la nascita dei consigli di disciplina che prevedono la presenza di soggetti terzi".

Ferri ha, inoltre, ricordato il recente rapporto del Cresme da cui è emerso che le professioni ordinistiche generano in Italia il 15% del Pil rappresentando circa 4,3 milioni di posti del lavoro. Il sottosegretario alla giustizia ha parlato di "opportunità occupazionali per le professioni ordinistiche destinate a crescere in futuro", della necessità di "valorizzare il capitale umano qualificato e di aumentare la quota di laureati nella forza lavoro, nelle imprese, al momento in quantità inferiore rispetto ai principali Paesi europei" e della consapevolezza che "mai come oggi l'Italia dispone di laureati e di tecnici qualificati".

Volendo prendere per sincere le dichiarazioni del sottosegretario alla Giustizia, l'incontro ha, quindi, rilevato una forte discrasia tra il mondo reale della categoria delle professioni tecniche e le istituzioni. Probabilmente sarebbe stato più interessante rispondere alle richieste delle centinaia di migliaia di professionisti che oggi in Italia non riescono più a svolgere dignitosamente il loro lavoro o a quelle dei tanto declamati laureati che non riescono ad accedere alla professione a causa delle troppe spese che li fa desistere sul nascere.

Il sottosegretario Ferri ha parlato di un senso di responsabilità della categoria che, consapevole del grande momento di difficoltà del Paese, ha accettato la riforma che ne ha ridisegnato e rivoluzionato il loro volto, anche sostenendo un aggravio dei costi.
Ma qual è il nesso tra la crisi del Paese e la necessità di aggravare i costi della categoria senza considerare la totale assenza di tutela?

Probabilmente sarebbe interessante che il sottosegretario Ferri rispondesse a queste domande, ma so già che non lo farà...

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