Codice dei Contratti: da oggi in vigore...il blocco degli appalti

Da oggi tutti i Comuni non capoluogo di provincia dovranno procedere all'acquisizione di lavori, beni e servizi nell'ambito delle Unioni dei Comuni di cui al...

01/07/2014
Da oggi tutti i Comuni non capoluogo di provincia dovranno procedere all'acquisizione di lavori, beni e servizi nell'ambito delle Unioni dei Comuni di cui all'articolo 32 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ove esistenti, ovvero costituendo un apposito accordo consortile tra i comuni medesimi e avvalendosi dei competenti uffici anche delle province, ovvero ricorrendo ad un soggetto aggregatore o alle province.

E' entrato, infatti, in vigore oggi il comma 3-bis dell'articolo 33 del Codice dei contratti, nella versione modificata ed integrata dall'articolo 9, comma 4 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66 convertito dalla legge 23 giugno 2014, n. 89.

In realtà non si tratta di una novità. Che la norma dovesse entrare in vigore l'1 luglio 2014 si sapeva da molto tempo, ma che l'obbligatorietà, una volta riservata ai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, venisse estesa a tutti i comuni non capoluoghi di provincia, con un impatto facilmente immaginabile, questo era difficilmente prevedibile.

Ma, per rendere la miscela esplosiva, c'è di più! Sempre da oggi entra in vigore il sistema di verifica dei requisiti dei concorrenti, basato sul sistema AVCpass che consente alle stazioni appaltanti di procedere all'acquisizione della documentazione comprovante il possesso dei requisiti di carattere generale, tecnico-organizzativo ed economico-finanziario per l'affidamento dei contratti pubblici.

Il sistema, però, non riesce ancora a decollare (nonostante i vari rinvii) per il semplice fatto che parecchie stazioni appaltanti non hanno aderito alla piattaforma e molti operatori economici che avrebbero dovuto utilizzare il sistema per creare un proprio repository dove collezionare i documenti utili da presentare in sede di partecipazione alle procedure di scelta del contraente per l'affidamento di contratti pubblici, hanno rilevato problemi di funzionamento, con il rischio di inevitabili contenziosi.

Il Ministero delle Infrastrutture nei giorni scorsi ha avanzato un'ipotesi di nuova proroga dell'AVCPass con entrata in vigore a fine anno ma nel Consiglio dei Ministri di ieri il problema non è stato discusso.

In riferimento al problema legato all'entrata in vigore, oggi, del comma 3-bis dell'articolo 33 del Codice dei contratti, rileviamo che la soppressa Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture i cui compiti e funzioni sono stati trasferiti all'Autorità Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, non potrà più rilasciare il codice identificativo gara (CIG) ai Comuni non Capoluogo di Provincia che procedano all'acquisizione di lavori, beni e servizi in violazione degli adempimenti previsti dal citato comma 3-bis.

In pratica non potrà essere più rilasciato il Codice Identificativo Gara necessario per i bandi nel caso in cui le stazioni appaltanti e gli enti aggiudicatori, al di fuori dei Comuni Capoluogo di Provincia per acquisire lavori, servizi e forniture non facciano ricorso a centrali di committenza, anche associandosi o consorziandosi.

C'è però da considerare che il tempo tecnico dal 25 giugno (data di entrata in vigore del decreto legge n. 90/2014) ad oggi è stato veramente esiguo e in molti casi le centrali di committenza a livello regionale non sono state istituite anche perché la norna impone di farlo entro fine 2014.

Per altro, visto il breve tempo a disposizione, è quasi certo che quasi tutti i comuni non capoluogo di provincia non saranno riusciti ancora o a consorziarsi o ad unirsi per centralizzare le procedure di acquisizione di lavori, beni e servizi.
C'è, poi, da aggiungere che per alcune categorie di servizi e di lavori non esisterebbero convenzioni Consip a cui i Comuni possano aderire con una possibile paralisi di tutte le procedure ed il caos negli appalti pubblici di lavori, servizi e forniture.

Non si sono fatte attendere le giuste preoccupazioni del presidente dell'Anci Piero Fassino che nei giorni scorsi ha trasmesso una lettera al Ministro delle Infrastrutture in cui viene precisato che L'Anci esprime forte preoccupazione per il rischio di paralisi dell'attività dei Comuni, determinato dall'entrata in vigore della legge di conversione del Dl 66. All'articolo 9 si prevede infatti il divieto per i Comuni non capoluogo di provincia di acquisire lavori, servizi e forniture in assenza di una centrale unica di committenza, e si stabilisce che l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici non rilasci il Codice Identificativo Gara (Cig) ai Comuni non capoluogo di provincia che acquisiscano lavori, servizi e forniture senza che questi si uniscano, costituiscano un accordo consortile, ricorrano ad un soggetto aggregatore o alle Province. L'unica alternativa prevista, laddove possibile, è l'acquisto di beni e servizi attraverso il Mepa e la Consip spa.
A questo proposito l'Associazione auspica innanzitutto che il governo recepisca in tempi rapidissimi l'ordine del giorno approvato dallo stesso esecutivo, con il quale si impegna tra l'altro a prevedere una deroga per gli acquisti in economia fino a 40 mila euro e per gli interventi di somma urgenza, definendo anche i termini di un indispensabile regime transitorio, tale da consentire ai Comuni di predisporre il nuovo assetto organizzativo.
La norma insomma, secondo l'Anci, risulta non solo del tutto inapplicabile, ma in netta controtendenza rispetto ai principi di semplificazione e snellimento delle procedure, nonché con la volontà del Governo di rilanciare l'economia. Nel caos applicativo che ne discenderebbe, infine, Anci segnala con preoccupazione il rischio che trovino terreno fertile soluzioni di corto respiro proposte da soggetti non istituzionali e finalizzate a eludere la normativa
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