Ingegneri ascoltati al Senato su efficientamento energetico e rischio idrogeologico

La conversione in legge del D.L. n. 91/2014 è cominciata da qualche giorno e gli Ingegneri non vogliono farsi trovare impreparati a questo importante appunta...

08/07/2014
La conversione in legge del D.L. n. 91/2014 è cominciata da qualche giorno e gli Ingegneri non vogliono farsi trovare impreparati a questo importante appuntamento che può porre alcune delle basi per il rilancio della professione.

Il D.L. n. 91/2014 recante "Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea" rappresenta, infatti, un appuntamento troppo importante per non cercare con forza di fare quello che un Consiglio Nazionale dovrebbe fare: tutelare gli interessi dei propri iscritti.

Per questo motivo, lo scorso 1 luglio i rappresentati del Consiglio Nazionale degli Ingegneri sono stati ricevuti presso la X (Industria, commercio e territorio) e XIII (Territorio, ambiente, beni ambientali) commissione del Senato, in cui si è parlato soprattutto delle misure relative all'efficientamento energetico degli edifici pubblici e quelle atte alla riduzione del rischio idro-geologico.

Il provvedimento normativo è stato accolto dagli ingegneri in modo positivo ma non sono mancate alcune segnalazioni sulle maggiori criticità del D.L. a cui sono stati avanzati dei correttivi. "Pur esprimendo un giudizio complessivamente positivo sul provvedimento - ha commentato Armando Zambrato, Presidente del CNI - abbiamo manifestato tutti i nostri dubbi e le perplessità in merito a due questioni molto importanti relative agli interventi per l'efficientamento energetico degli edifici pubblici e le misure atte alla riduzione del rischio idrogrologico".

"Sulla prima - ha affermato il Presidente Zambrano - abbiamo messo in evidenza soprattutto il rischio che il decreto interministeriale resti inattuato. Quanto al tema del rischio idrogeologico, esso può diventare l'occasione per l'applicazione di un nuovo modello operativo che preveda il superamento della confusione tra le fasi di progettazione e di costruzione e in cui ciascun attore - amministrazione, professionista e impresa - reciti il proprio ruolo all'insegna dell'efficienza, della concorrenza e della creatività".

Efficientamento energetico
Sull'efficientamento energetico degli edifici scolastici e universitari pubblici, i rappresentanti del CNI hanno rilevato le diverse centinaia di decreti attuativi che ancora attendono di essere emessi dai vari Ministeri e sepolti ormai da anni (se ne contano ormai oltre 800). Considerato che l'effettività della disposizione è subordinata all'emanazione di un decreto interministeriale, il rischio che anche questa volta il provvedimento non veda la luce in tempi ragionevoli e risulti, di conseguenza, inefficace, è certamente alto.

Altro elemento critico è quello relativo alla disposizione secondo la quale il miglioramento del parametro di efficienza energetica possa essere certificato esclusivamente da un organismo tecnico terzo "individuato col decreto di cui al comma 8". Gli ingegneri trovano questa disposizione poco chiara e lesiva della concorrenza, dal momento che la garanzia di terzietà della certificazione può essere garantita da qualunque professionista abilitato non coinvolto nelle fasi antecedenti di progettazione, direzione dei lavori e collaudo.

Rischio idrogeologico
Sulle misure straordinarie atte a mitigare il rischio idrogeologico, il CNI ha ricordato i "numeri" che fotografano il problema e sottoposto le stime del Centro Studi del CNI in merito alle necessità di investimento per garantire una corretta prevenzione. Fatta questa dovuta premessa si è constatato che il provvedimento del Governo va nella giusta direzione anche se sarebbe più corretto cambiare le modalità operative. Su questo punto, infatti, è stata fatta confusione tra le attività di progettazione e di costruzione, soprattutto per quanto riguarda le risorse da assegnare. I rappresentanti del CNI hanno sostenuto che la separazione delle attività di progettazione da quelle di costruzione produce, potenzialmente, la migliore qualità del progetto e la massima capacità direzionale della stazione appaltante. Per attuare le corrette misure finalizzate a ridurre il rischio idrogeologico, secondo gli ingegneri, è necessario seguire il seguente modello: amministrazioni efficienti e qualificate, che operano nelle delicate fasi della pianificazione e del controllo; professionisti che progettano liberando idee attivate nell'ambito di una concorrenza sul piano della creatività e dell'innovazione anche nella produzione del progetto; imprese che costruiscono competendo tra loro in termini di organizzazione, management, sicurezza e innovazione tecnologica. Il tutto premiando i progetti che utilizzano metodiche innovative e che impieghino i giovani. Infine, quanto all'appalto integrato, esso dovrebbe essere utilizzato solo in casi giustificati da particolari necessità tecnologiche. La regola generale deve essere quella di affidare i lavori sulla base del progetto esecutivo. In ogni caso devono essere inserite regole che tutelino i professionisti - progettisti, imponendo il pagamento dei corrispettivi a loro dovuti direttamente alle stazioni appaltanti.

© Riproduzione riservata