Architetti e Ingegneri, dai professionisti la ricetta per una Riforma 2.0

In Italia si parla di riforma delle professioni tecniche da oltre un decennio ma, purtroppo, come molte delle cose del nostro Paese, senza un progetto defin...

17/07/2014
In Italia si parla di riforma delle professioni tecniche da oltre un decennio ma, purtroppo, come molte delle cose del nostro Paese, senza un progetto definito e un obiettivo da raggiungere, con il risultato che le piccole "riformine" apportate dai Governi che si sono succeduti hanno solo contribuito ad indebolire, affamare e, perché no, incattivire, un'intera categoria.

Il risultato di 10 anni di riforme credo sia sotto gli occhi di tutti i professionisti che ogni giorno non solo devono scontrarsi con le storture di una normativa tecnica spesso psicopatica, ma devono anche star dietro ad una politica che impone oneri e balzelli a fronte di un mercato sempre più ridotto all'osso. Lungi da me dal voler fare polemica, sono il primo fautore del "positive thinking", ma soprattutto negli ultimi anni ho potuto assistere ad un continuo attacco che ha mortificato un'intera categoria e indirettamente (ma non troppo) contribuito ad alimentare una spirale negativa nella qualità delle prestazioni professionali.

Navigando sul web mi sono imbattuto sul forum del Movimento 5 Stelle dove un ingegnere siciliano rilevando le maggiori criticità delle professioni dell'Architetto e dell'Ingegnere, proponeva una serie di azioni da mettere in atto per riequilibrare il sistema. Senza alcuna vena politica e non volendomi fermare a quelle poche righe, ho contatto l'ingegnere in questione, Michele Privitera, a cui ho chiesto maggiori e più dettagliate delucidazioni sulle sue proposte.

Innanzitutto, ho potuto constatare che la sua iniziativa nasce da un gruppo proponente formato da professionisti Architetti e Ingegneri che quotidianamente lavorano per migliorare la qualità della professione e la cui azione trova nella rete internet e nei social network il mezzo per raggiungere migliaia di professionisti che hanno idee ed esigenze comuni e cercano di portarle nelle opportune sedi affinché siano ascoltate e si mettano in atto delle misure, a questo punto urgenti, per migliorare il mondo delle professioni.

Entrando nel dettaglio, il gruppo è formato da: Andrea Auletta (Architetto), Enrico Cisbani (Architetto), Michelangelo De Meo (Ingegnere), Michele Di Giovanni (Architetto), Leopoldo Esposito (Architetto), Raffaella Forgione (Architetto - Ingegnere Civile), Pasquale Giugliano (Architetto), Luigi Iannone (Ingegnere Civile), Claudio Marasco (Architetto), Michele Angelo Privitera (Ingegnere Civile), Rosa Vitanza (Architetto). Non mi sono, quindi, lasciato sfuggire l'occasione di poter conoscere l'idea di riforma di questo interessante gruppo di lavoro a cui ho formulato alcune domande che riporterò integralmente di seguito.

D. Dal 2006 ad oggi, quali sono stati i punti cruciali della Riforma delle Professioni apportata dai Governi che si sono succeduti?
Il 2006 è l'anno in cui i professionisti hanno ricevuto un duro colpo dall'abolizione delle tariffe in seguito al "Decreto Bersani", che ha ufficializzato ed aggravato fino alle sue estreme conseguenze il fenomeno della concorrenza tra professionisti basata sui prezzi. Successivamente dalla parte cosiddetta opposta (PDL) sono arrivati i disegni di legge "Vicari", che per fortuna non sono mai diventati legge, che tentavano di estendere le possibilità dei tecnici diplomati fino a renderle praticamente uguali a quelle dei tecnici laureati, che la dicono lunga su quanta poca considerazione ci sia anche dall'altra parte politica, nei confronti dei professionisti, che in realtà, assieme alle imprese e alla scuola, sono una delle risorse più preziose di questo Paese.
Contemporaneamente la riforma delle università ha prodotto un gran numero di nuovi laureati con un diploma triennale, che si sono immessi nel mondo del lavoro dopo generazioni di laureati con lauree quinquennali diversamente sudate: solo chi ha frequentato una facoltà di Ingegneria o Architettura con il vecchio ordinamento può capire di cosa stiamo parlando.
I governi Monti, Letta e Renzi hanno continuato a inserire obblighi come l'assicurazione obbligatoria, la formazione obbligatoria e continua, l'obbligo di accettazione di pagamenti elettronici, ed una durissima riforma della previdenza messa in atto dalla Cassa nel peggiore dei modi.

D. Ha notato una "visione" globale nelle modifiche apportate dai Governi?
Attraverso l'azione dei governi si è assistito:
  • a una riduzione della qualità dei corsi di studi universitari;
  • alla modifica della funzione originaria degli Ordini Professionali;
  • all'abolizione dei minimi tariffari;
  • alla commistione nelle competenze tra figure tecniche diplomate e laureate;
  • alla mancanza di certezza dei pagamenti;
  • a una discriminatoria riforma previdenziale;
  • all'obbligo scriteriato di stipula d'assicurazione professionale;
  • all'introduzione di obblighi di aggiornamento professionale di dubbia efficacia.
Per forma mentis tendo a pensare che la spiegazione corretta di ogni fenomeno è sempre quella più semplice, pertanto non credo in una "visione" globale dell'azione di diversi governi. Vorrei a tale proposito citare un mio illustre conterraneo, Leonardo Sciascia, che in un'intervista disse: "ci si arrovella tanto sul pensiero di certi uomini politici, credo che a un certo punto dovremmo fare la semplicistica operazione di dire che non pensano". Credo, appunto, che non ci sia una visione globale, ma semplicemente la somma di tante azioni di cui non si è saputo valutare il reale effetto.

D. Com'è cambiato il settore delle professioni tecniche negli ultimi 10 anni?
Il settore tecnico negli ultimi dieci hanno ha visto un radicale mutamento sotto diversi aspetti, ma che nel complesso portano ad un bilancio negativo.
Infatti se da un lato sono aumentati i mezzi e gli strumenti che permettono con un importante investimento economico, maggiore rapidità e produttività, (software più evoluti, computer più potenti, social network per lo scambio rapido di informazioni), contemporaneamente è aumentata in maniera schiacciante la richiesta di adempimenti a cui debbono fare fronte i tecnici per potere esercitare la professione.
Oggi la progettazione di una semplice villetta unifamiliare costituisce un complesso iter di atti tecnico/amministrativi, che spesso non è più proporzionale alla dimensione dell'opera stessa.
Inoltre, rispetto a 10 anni fa, oggi sono mutate le tecniche costruttive, i materiali a disposizione, i requisiti di efficienza statica ed energetica a cui deve rispondere un edificio, che comportano un enorme impegno da parte del tecnico in termini di continua formazione e preparazione per essere adeguatamente informato e preparato sui vari fronti.
A fronte di questa maggiore performance richiesta al tecnico sia in termini di prestazione vera e propria,che di dotazione strumentale specialistica , rispetto al passato, si assiste ad un drastico ed irrazionale taglio dei compensi per i servizi prestati, che nella maggior parte dei casi non è sufficiente a coprire nemmeno la spesa sostenuta per lo svolgimento dell'incarico vero e proprio con l'impiego di tutte le attrezzature necessarie.

D. Quali sono le principali cause della crisi delle professioni tecniche?
Una delle principali cause dal punto di vista economico ovviamente è la crisi del settore edile, il quale ha risentito più di tutti gli altri della crisi globale.
Tutti gli altri aspetti di crisi della professione vengono amplificati dalla crisi di carattere economico. In periodo di "vacche grasse", elementi come la concorrenza sleale basata sui prezzi o sul discredito dei colleghi, il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione, la mancanza della certezza dei pagamenti da parte dei privati, l'eccessiva pressione fiscale, la lentezza dei tribunali sono elementi con effetti marginali; in questi anni invece sono diventati elementi pesantemente condizionanti.

D. Come si può ridare dignità ad una professione che nel mercato è ormai vista solo nei suoi aspetti "burocratici"?
La categoria si deve salvare da sola e fare tutto il necessario per difendere la propria dignità. Dobbiamo spingere sulla politica affinché vengano introdotte poche regole e ferree per regolamentare l'esercizio della professione. Queste regole non devono essere decise dall'alto, ma devono essere decise dai professionisti stessi. Potremmo come gruppo proponente, in questa sede spiegare a quali soluzioni abbiamo pensato, ma sarebbe un'inutile atto di presunzione. Vogliamo raccogliere le idee e le proposte del maggior numero di colleghi, alimentare il confronto e il dibattito poi, attraverso un'operazione di sintesi, arrivare a una proposta definitiva. Per questo, attraverso i social network, stiamo invitando tutti coloro che sono interessati all'iniziativa, a partecipare al forum che si può raggiungere attraverso questo link:
https://www.facebook.com/certezzapagamenti?ref=hl

D. Quali sono i punti principali su cui basare una riforma seria che tenga in considerazione la diversificazione delle competenze e un incremento della qualità?
Si propone di mettere in atto una serie di misure o una legge organica di riforma con lo scopo di:
  • definire inequivocabilmente le competenze e le aree di azione delle figure tecniche laureate e diplomate;
  • superare i limiti dell'attuale sistema Ordinistico;
  • definire i criteri per la determinazione dei compensi garantendo la libera concorrenza senza ridurre la qualità del servizio professionale;
  • garantire la certezza dei pagamenti dei compensi pattuiti con i clienti;
  • dare nuove regole per la previdenza;
  • ridurre l'insostenibile pressione fiscale sui professionisti;
  • individuare criteri equi ed indipendenti dalla politica per l'assegnazione degli incarichi pubblici;
  • definire criteri standard dei requisiti dei professionisti per la partecipazione ai bandi pubblici.

A cura di Gianluca Oreto
     
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