Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo: il rilancio dell'offerta museale

I numeri registrati nel 2014 dei visitatori dei musei italiani e dei relativi incassi, presentati alla stampa la settimana scorsa da parte del Ministro, sono...

13/03/2015
I numeri registrati nel 2014 dei visitatori dei musei italiani e dei relativi incassi, presentati alla stampa la settimana scorsa da parte del Ministro, sono estremamente confortanti.

In effetti, con salvezza di una effettiva validazione dei numeri, si può certamente parlare di incrementi in ogni settore e di maggiori dati medi di affluenza per ogni sito. Secondo il Ministero c'è stata una maggiore affluenza totale di spettatori di circa il 6% in più e di un maggiore introito di ben € 8.700.000,00 pari a circa il 7% in più dell'anno precedente.

In questo bilancio positivo va data notizia dell'enorme afflusso domenicale nei musei, quando per una lodevole iniziativa ministeriale negli ultimi 6 mesi del 2014 è stata consentita a tutti l'entrata gratuita.

In particolare, il Ministero ha registrato nelle domeniche "libere", nel percorso romano principale (costituito da Colosseo, Foro Romano e Palatino) una media mensile di circa 34.000 visitatori. Numeri paragonabili si sono registrati anche al Pantheon che ha avuto presenze oscillanti ma comunque superiori alle 20.000 visite di media mensile.

L'insieme di queste cifre (che possono essere analizzate sul sito del Ministero) dimostrano che, quando la politica spinge sull'acceleratore della Cultura, il paese e gli operatori turistici complessivamente rispondono interessati.

Non stiamo ovviamente parlando solo dei grandi attrattori culturali (come il Colosseo, Pompei, la Galleria degli Uffizi) ma anche dei siti meno conclamati, rappresentati dalla miriade di piccoli musei presenti in ogni regione d'Italia che localmente rappresentano un motivo di orgoglio e che nelle speranze della riforma voluta dal Governo, dovrebbero essere meglio rilanciate attraverso una offerta integrata sul territorio di servizi collocati a mezza via tra la cultura (arte - storia - reperti antichi), il turismo (godimento delle bellezze naturali - luoghi del benessere) ed il patrimonio demo antropologico (costituito dalla esposizione dei valori delle tradizioni locali, arti e mestieri, risorse locali - culinarie, etc.).

A tale proposito è interessante segnalare la notizia del procedere della riforma in corso nel Ministero, ricordando che il 24 febbraio è stata emanata la circolare con cui è stato definitivamente emanato l'elenco ricognitivo dei 20 musei dotati di autonomia speciale (quelli del famoso concorso internazionale per direttore) a cui sono stati assegnati "altri istituti e luoghi della cultura" (per esempio alla "Gallerie degli Uffizi" sono accorpati nella gestione altri 11 siti tra cui, per esempio, le collezioni museali di Palazzo Pitti o il Giardino di Boboli).

Con la stessa circolare è stata effettuata la prima assegnazione di istituti, parchi e luoghi della cultura assegnati ai 17 Poli museali regionali (art. 34 del DPCM 29.8.2014 n. 171).
Queste ultime assegnazioni dimostrano come sarà complicata la gestione per esempio del polo museale dell'Emilia Romagna (composto da 26 siti), della Toscana (37 siti) oppure del Lazio (43 siti).

In effetti, a queste direzioni regionali andrà attribuita la maggior parte del personale e ad esse è devoluta la vera azione di interazione con le comunità locali per assicurare che la linfa vitale dei visitatori non si inaridisca e il museo non diventi un arido contenitore ad offerta culturale povera se non limitata alla fredda esposizione del Bene.

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