Sblocca Italia o Rottama Italia?L’art. 33 del Decreto su Bagnoli
Nella splendida cornice di Palazzo Serra di Cassano a Napoli presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici si è svolto lo scorso 1 aprile l’incontro ”R...
Nella splendida cornice di Palazzo Serra di Cassano a
Napoli presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici si è
svolto lo scorso 1 aprile l’incontro ”Rottamaitalia e il caso
Bagnoli in cui si è discusso dell’art. 33 del decreto “sblocca
Italia”.
Per l’occasione, organizzata dalla sezione di Italia Nostra di
Napoli, sono intervenuti i protagonisti di una stagione di
significativi cambiamenti dell’urbanistica a Napoli (tra tutti
l’arch. Vezio De Lucia) e Tomaso Montanari che in
questi ultimi anni si è distinto per la difesa dei valori
ambientali e paesaggistici del Paese.
Il convegno dal titolo significativo Rottamaitalia e il caso
Bagnoli ha avuto toni fortemente critici verso il Governo e
contro in particolare l’art. 33 del decreto
Sblocca Italia che interviene sulla gestione dell’area
deindustrializzata di Bagnoli.
L’area di Bagnoli a Napoli e la storia di una
industrializzazione sbagliata
La storia di questo pezzo di territorio è emblematica di una
politica industriale post unitaria, calata dall’alto.
L’area di Bagnoli era una zona paludosa, poco frequentata e solo
nel 1853, sulla spiaggia sorge la società Vetreria Lefevre, ma
l’area rimane oggetto soprattutto di battute di caccia. Nel 1905:
Inizia la costruzione dell’impianto Ilva di Bagnoli, su una
superficie di 12ha, con due (poi tre) altiforni da 250t e quattro
(poi cinque) forni Martin da 50t. Nel 1908: La vetreria, gia
rilevata alla fine dell’800 dalla società Colli e Concimi, passa
alla Montecatini che installa una linea di produzione di solfato di
rame, acido fosforico e fertilizzanti fosfatici.
La Montecatini, in quegli anni, rappresenta uno dei colossi
nazionali Nel 1910 viene chiamato a dirigere la società Guido
Donegani, che avrà un ruolo determinante per la storia
dell'azienda e del suo sviluppo. Sotto la sua direzione la società,
dopo la prima guerra mondiale, entrò nel settore dei prodotti
chimici e raggiunse una posizione di preminenza sul mercato per la
produzione di fertilizzanti fosfatici e azotati e del solfato di
rame. Si inaugura l’Ilva che già all’epoca occupa 2000 operai. Lo
stabilimento è strutturato con la logica del ciclo integrale:
riceve le materie prime via mare e provvede alla spedizione del
prodotto finito sempre via mare. Già all’epoca ci si sarebbe dovuto
chiedere perché i Romani avessero installato il porto a Nisida e
non a Bagnoli (che pure sono contigui) ma tant’è. Gli eventi
bellici della prima guerra mondiale incrementano fortemente la
produzione degli stabilimenti napoletani: Ilva, Partison, Bacini e
Scali; la sola Ilva, nel 1918, occupa 4000 operai. Poi però la
crisi post-bellica determina la chiusura di numerosi stabilimenti;
l’Ilva resterà ferma fino al 1924. Nel 1927 sorge presso l’Ilva la
prima fabbrica italiana di cementi per l’utilizzo delle loppe di
altoforno, la Società cementiere litoranee. Tra il ’36 ed il 38
sorge lungo il tracciato della vecchia via Neghelli, la società
genovese Eternit per la produzione di manufatti in
cemento-amianto.
Le vicissitudini della guerra paralizzano gli stabilimenti. Nel
1946 all’Ilva riprendono a funzionare i laminatoi e l’acciaieria,
ma la capacità produttiva anteguerra, sarà recuperata solo nel
1951. Nel 1954 nasce la Cementir in area adiacente allo
stabilimento Ilva con l’obiettivo di utilizzare come materia prima
per la produzione del cemento la loppa di altoforno, un
sottoprodotto delle lavorazioni siderurgiche.
Nel 1961 nasce l’Italsider dalla fusione
dell’Ilva con la Cornigliano. In questo periodo, la
produzione annua a Bagnoli è di 860'000 t di ghisa e 820'000t di
acciaio.
1962: Il piano quadriennale di investimenti della
Finsider prevede la costruzione di un grande centro
siderurgico dell’Ilva a Taranto e l’ampliamento dello stabilimento
di Bagnoli per aumentare la capacita produttiva di circa 1'000'000
di tonnellate annue. Per l’installazione di nuovi impianti e
l’ampliamento di quelle esistenti occorre acquisire nuovi spazi
mediante una colmata a mare. I lavori comporteranno 70'000'000'000
di investimenti e 800 nuovi posti di lavoro in aggiunta ai 4'600
esistenti.
1964: La Montecatini viene assorbita dalla Montedison, alla
quale subentra nel 1975 la Federconsorzi che chiude la linea di
produzione del solfato di rame.
1964-1966: Il marcato processo di deindustrializzazione
costringe l’Italsider a ridimensionare la produzione. La verità
degli anni precedenti non aiuta a prendere le scelte giuste. Si
continua con finanziamenti in un’area che non ha una vocazione
industriale e dove i costi del dragaggio del porticciolo consumano
i moderati utili di una produzione pesante. Se da un lato i posti
di lavoro stabilmente creati permettono la crescita di una classe
operaia che finalmente può permettersi di fare studiare i propri
figli dall’altra parte vi è la mancanza di risultati complessivi
che obbliga lo stato a intervenire. Nel 1992 vi è la chiusura
definitiva dell’Italsider. La caduta complessiva di posti di lavora
nell’area è particolarmente forte. Basta ricordare che nel 1973
l’Italsider occupava 7698 unità, la Cementir 327, l’Eternit 604, la
ex Federconsorzi 165, per un totale di 8794 dipendenti senza
contare gli occupati dell’indotto.
Ovviamente tutte attività pesantemente inquinanti. Come per
Taranto, tutta l’area circostante le fabbriche era rossa. La foto
riportata è particolarmente emblematica. Un posto benedetto da Dio
per le sue caratteristiche paesaggistiche era rovinato dagli
inquinanti e dalle pesanti conseguenze delle attività
dell’uomo.
Lo stato riconosce parzialmente la sua responsabilità
nell’inquinamento dell’area.
Il Comune con le nuove scelte urbanistiche riconosce la vera
vocazione dell’area ed al posto delle ciminiere Italsider viene
programmata una riviera di città turistica, nell'incantevole
scenario tra l'isoletta di Nisida e il litorale flegreo, mare
balneabile per due terzi, un parco, strutture per la ricerca
scientifica, con attrezzature alberghiere da 2 milioni di metri
cubi di edifici.
Le polemiche però affliggono questo programma, illustri personaggi
della politica di fronte all'ipotesi di 120 ettari di parco
replicano: "Non ce li possiamo permettere". A queste
obiezioni l’arch. De Lucia risponde: “E allora Ferrara,
che gestisce un parco da 1200 ettari dalle mura fino al
Po?”
Le ondeggianti scelte politiche dopo la dismissione
dell’Italsider
L'inizio della dismissione e della bonifica, nel 1994, viene
stabilita da una delibera del CIPE, che finanzia l'operazione per
un totale di quasi 400 miliardi di lire. Il CIPE individua
nell'ILVA in liquidazione il soggetto responsabile della bonifica;
successivamente, nel 1996, nasce la Società Bagnoli S.p.a. per
l'attuazione dei lavori. Nel 1998 il sito di Bagnoli-Coroglio viene
inserito nell'elenco dei siti di interesse nazionale de bonificare.
Viene riscontrata nel sottosuolo un'ampia presenza di metalli
pesanti (arsenico, piombo, stagno, vanadio,zinco), mentre nelle
acque vengo rilevate tracce superiori alla norma di ferro,
manganese e idrocarburi. Il progetto prevede la rimozione di questi
contaminanti, soprattutto riguardo alla forte presenza di amianto
riscontrata già nella prima bonifica nell'area ex Eternit. Viene
inoltre avviata la realizzazione di una barriera con impianto di
trattamento delle acque per evitare la contaminazione del mare di
Bagnoli apportata dalla falde inquinate. Le operazioni, che
procederanno a rilento, verranno oscurate da diverse vicende
giudiziarie: nel febbraio 1999 un esposto alla magistratura
denuncia l'abbandono di 7000 tonnellate di amianto a cielo aperto,
e nel mese di luglio un altro esposto alla Procura della Repubblica
denuncia il ritrovamento di amianto occultato nel sottosuolo
dell'area industriale dell'ex-Italsider.
Alla fine delle attività della Bagnoli S.p.a., le operazioni si
limitano solo alla dismissione e all'abbattimento della maggior
parte degli impianti. Gli impianti, le macchine e i manufatti
industriali troppo vecchi per essere commercializzati vengono
demoliti e i rottami derivati, decontaminati da eventuali
inquinanti, vengono ceduti a fonderie e stabilimenti siderurgici.
Al 2005 vengono demoliti complessivamente 163.277 tonnellate di
macchine e e 551.383 metri cubi di opere in cemento e muratura.
I lavori al rilento della Società Bagnoli S.p.a. convincono il
Comune di Napoli a procedere a un'operazione di maggiore impatto:
vengono così nel 2001 acquistati in toto gli spazi dell'area ex
Italsider ed ex Eternit, con l'eccezione dunque dell'area ex
Cementir che resta di proprietà delgruppo Caltagirone. Diventato
proprietario degli spazi su cui dovrà sogere la Bagnoli Futura, il
Comune dà via alle operazioni per la nascita della Società di
trasformazione urbana (STU) prevista del PUE Bagnoli-Coroglio. La
STU prenderà il posto della Bagnoli s.p.a. e sarà controllata
interamente da capitali comunali, provinciali e regionali. Il 24
aprile 2002 nasce dunque la nuova società che in aprile opera il
passaggio di consegne: la nuova società "Bagnolifutura s.p.a.
società di trasformazione urbana" subentra alla precedente e assume
l'incarico di portare a termine la bonifica dei suoli e la
realizzazione definitiva del PUE. Scopo della STU è quello di
gestire i suoli ora di sua proprietà, bonificarli, edificarli
laddove previsto dal Piano con opere pubbliche e quindi vendere i
restanti lotti ai privati, che realizzeranno le restanti opere
previste dal PUE.
Si susseguono negli anni velleitari tentativi di migliorare la
situazione. Cambi politici alla guida della società, istituzione di
organi di controllo che di fatto non possono incidere
proattivamente in un processo dove le problematiche – viste in un
grande quadro – sono chiare.
Nel 2013 il progetto Bagnoli Futura, ormai in crisi, subisce il
colpo definitivo. In aprile, le aree dell’ex Italsider e dell’ex
Eternit di Bagnoli vengono sequestrate dai carabinieri nell’ambito
di un’indagine della Procura di Napoli che ipotizza una situazione
di disastro ambientale.
Vengono iscritti nel registro degli indagati 21 ex dirigenti di
vari enti locali e della società Bagnolifutura. Sono sequestrati
tutti i cantieri, nonché il Pontile nord e la Porta del Parco. Il
mese prima, un incendio doloso di cui restano ancora ignoti gli
autori distrugge il science centre di Città della Scienza, facendo
letteralmente terra bruciata nell'area. Nel corso di quei mesi,
inoltre, la struttura dell'Acquario tematico è oggetto di una serie
di raid vandalici che distruggono o sottraggono tutte le
attrezzature necessarie all'apertura dell'edificio. Anche il
cantiere del Parco dello Sport subisce diversi atti vandalici.
E’ evidente che la faccia malata di Napoli è entrata a pieno
titolo nella battaglia.
Nel luglio 2013, in un ultimo tentativo di salvare Bagnoli Futura,
il Comune di Napoli decide di ricapitalizzare la STU. Ma è tutto
inutile. Nel febbraio 2014 la società chiede al Comune una nuova
ricapitalizzazione di 10 milioni, che l'amministrazione, in
pre-dissesto, non è in grado di assicurare. Dei 190 milioni di euro
di debiti contratti, 59 sono vantati da Fintecna per la vendita dei
suoli di sua proprietà: è proprio quest'ultima, nel richiedere in
tribunale in versamento dei crediti vantati, a provocare la messa
in liquidazione di Bagnoli Futura. Il 29 maggio 2014 il Tribunale
di Napoli, considerata l'impossibilità della STU di pagare i debiti
alla Fintecna, dichiara il fallimento della Bagnoli Futura, i cui
59 dipendenti in cassa integrazione vengono smistati in altre
partecipate del Comune di Napoli.
Il fallimento di Bagnoli Futura conclude il progetto di recupero e
trasformazione dell'area urbana, ora oggetto di nuovi progetti da
parte dell'amministrazione comunale attraverso una ventilata
modifica del piano regolatore generale e un intervento diretto del
Comune nell'area, a partire dall'Accordo di Programma Quadro per la
ricostruzione di Città della Scienza che prevede anche lo sblocco
di una prima tranche di fondi necessari per la bonifica e la
riapertura del litorale.
Al riguardo ITALIA NOSTRA deplora il mancato rispetto del
Piano Regolatore Generale da parte dell’amministrazione comunale di
Napoli e chiede che venga impedita qualsiasi nuova costruzione in
contrasto con il vigente vincolo paesaggistico.
Nel frattempo, la Fondazione Inarcassa bandisce un concorso di idee
per la ricostruzione del padiglione della Città della Scienza
proprio lì dove il PRG lo impedisce. La gara è dunque
illegittima? Nonostante il ricorso all’ANAC di Italia Nostra
nessuno interviene per sospenderne gli effetti, basati sul falso
presupposto che vi sia la conformità urbanistica!
E’ evidente che la confusione sull’argomento è totale.
L’intervento del Governo Renzi
La decisione del Governo attraverso l’adozione dell’art. 33 dello
“Sblocca Italia” (Bonifica ambientale e rigenerazione urbana delle
aree di rilevante interesse nazionale — comprensorio
Bagnoli-Coroglio) di intervenire sulla materia è quindi
comprensibile.
Forse dopo venti anni, le scelte urbanistiche vanno ripensate.
Forse si deve ridurre la dimensione del parco urbano. Certamente
l’area va disinquinata lecitamente.
Poiché la politica locale ha cozzato con le esigenze del bilancio
dello Stato, vero responsabile dell’inquinamento dell’area. Fino ad
oggi non si è riusciti a procedere con chiarezza sulla strada del
disinquinamento.
Dunque va commissariato il processo per raggiungere i minimi
obiettivi auspicabili.
Ma è meno comprensibile come lo si voglia effettuare.
Sull’argomento nel convegno che è spunto di queste riflessioni si è
a lungo discusso anche con toni forti.
L’ipotesi di nomina di un “Commissario Straordinario” serve a
portare a termine il disinquinamento oppure a rottamare tutto
quello che è successo fin qui?
Il decreto si prefigge inoltre la costituzione di un nuovo
“soggetto attuatore” dai nebulosi contorni.
Ed è proprio a questo proposito che l’art. 33 assume connotazioni
particolarmente inquietanti: a leggere bene il testo, il
coinvolgimento di soggetti privati si dà per scontato in vari
passaggi: infatti il “programma di riqualificazione ambientale e di
rigenerazione urbana” prevede la “valorizzazione” di “eventuali
immobili di proprieta? pubblica meritevoli di salvaguardia e
riqualificazione“, con varie opere “... funzionali agli interventi
pubblici e privati“.
Completano il quadro un “piano economico-finanziario relativo alla
sostenibilita? degli interventi previsti, contenente l’indicazione
delle fonti finanziarie pubbliche disponibili e dell’ulteriore
fabbisogno necessario alla realizzazione complessiva del
programma”, i già ricordati “interventi di demolizione e
ricostruzione e di nuova edificazione e mutamento di destinazione
d’uso dei beni immobili, comprensivi di eventuali premialita?
edificatorie” e il “possibile ricorso da parte delle
amministrazioni pubbliche interessate all’uso di modelli
privatistici e consensuali per finalita? di pubblico
interesse“.
Tutto questo è costituzionale? Le decisioni urbanistiche
sono materia delegata alla potestà del Consiglio Comunale, perché
si deve derogare da esse? Solo perché queste aree sono state
devastate dal punto di vista ambientale?
L’attuale situazione
Anche a causa delle proteste sia del Sindaco di Napoli, sia delle
organizzazioni ambientaliste, il percorso disegnato dall’art. 33 è
in un momento di “empasse”.
Innanzitutto, il Commissario non è stato nominato.
Non c’è l’accordo (e come potrebbe esserci?)
Per risolvere la questione era stata ventilata la nomina a
Commissario del Giudice Cantone che fortunatamente è concentrato a
ben operare all’ANAC e che forse in questo marasma avrebbe corso il
rischio di perdersi.
Il soggetto attuatore come si costituisce?
Ma poi, viste le polemiche determinate dalla pubblicazione delle
intercettazioni aventi ad argomento singoli provvedimenti dello
Sbocca Italia nell’ambito della vicenda legata alla indagine sulla
TAV Firenze, possiamo pensare che le basi politiche con cui è stato
emanato il decreto siano state del tutto limpide anche per il caso
di Bagnoli?
Forse è il caso di riscrivere questa norma (art. 33), ed è questo
il risultato cui si giunge ascoltando le tesi di Italia Nostra.
L’unica cosa certa è che i due chilometri di costa di Bagnoli a
Napoli restano un mare negato per la popolazione, in attesa che la
politica decida cosa fare.
A cura di Mauro Fusco | - |
Fonti principali:
http://it.wikipedia.org/wiki/Bagnoli_Futura
http://it.wikipedia.org/wiki/Montecatini_(azienda)
http://digilander.libero.it/iniziativapopolare/la_storia_di_bagnoli0.htm
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/05/18/vezio-de-lucia.html
http://www.eddyburg.it/2014/10/lo-sblocca-italia-contro-bagnoli-due.html
https://carteinregola.wordpress.com/smonta-italia/decreto-sblocca-italia/sblocca-italia-art-33/
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