DL Pensioni: nessuna modifica agli obiettivi di finanza pubblica del DEF

Con la sentenza n. 70/2015 la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della misura disposta con il decreto legge n. 201 del 2011 ch...

12/06/2015
Con la sentenza n. 70/2015 la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della misura disposta con il decreto legge n. 201 del 2011 che prevedeva la deindicizzazione nel biennio 2012-2013 per le pensioni di importo complessivamente superiore a tre volte il trattamento minimo, e ha stabilito il pagamento degli arretrati relativi al triennio 2012­-2014 e un incremento della spesa per pensioni nel 2015 e negli anni seguenti in relazione al recupero del meccanismo di indicizzazione.

Al fine di dare attuazione alla sentenza, il Governo ha presentato al Parlamento il decreto legge e la Relazione sull'andamento dei conti pubblici in considerazione degli effetti della stessa sentenza.

In particolare, il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri "consente di salvaguardare gli obiettivi di finanza pubblica in coerenza con il percorso di rientro dei saldi di bilancio e del debito pubblico nell'ambito dei parametri stabiliti a livello comunitario e, al contempo, di coniugare tale percorso con i criteri solidaristici all'interno del sistema previdenziale e con i principi di adeguatezza, gradualità e proporzionalità enunciati dalla stessa Corte".

Il decreto, infatti, non modifica gli obiettivi di finanza pubblica indicati nel Documento di Economia e Finanza (DEF) e valutati positivamente dalla Commissione europea, che vengono tutti confermati. Le misure del decreto, sottolinea la relazione, consentiranno "anche utilizzando il margine di miglioramento tendenziale evidenziato nelle stime del Documento di economia e finanza nell'anno in corso e - in misura minimale - negli anni successivi, di ricondurre il nuovo scenario tendenziale entro gli obiettivi programmatici indicati nel Documento programmatico di aprile".

"A seguito del decreto legge - si legge ancora nella relazione - il rapporto programmatico tra l'indebitamento netto e il PIL nel 2015 risulterà pertanto confermato al 2,6%. Per gli anni successivi restano sostanzialmente invariati i valori di indebitamento in rapporto al PIL previsti nel quadro tendenziale, pari all' 1,4% nel 2016 e allo 0,2% nel 2017. Per il 2018 e il 2019 si conferma la previsione di un avanzo di bilancio pari rispettivamente allo 0,5% e allo 0,9%".

Sul tema pensioni, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha anticipato la volontà del Governo di aprire una discussione sulla flessibilità per l'accesso alla pensione, modificando la Legge Fornero. "Non vogliamo scaricare - ha affermato il ministro Poletti - altri pesi sulle future generazioni. Affronteremo il tema in legge di stabilità. Dobbiamo trovare un equilibrio tra la maggiore flessibilità e le compatibilità di finanza pubblica".

Ma flessibilità non dovrà significare penalizzare la fiscalità generale. "Non voteremo mai e poi mai - ha affermato il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti - un provvedimento sulla flessibilità dell'età pensionabile che scaricasse oneri sulla fiscalità generale nell'ordine di una decina di miliardi, come quantificato dal presidente dell'Inps Boeri relativamente al progetto di Cesare Damiano, che prevede una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo della pensione".
"Dare la possibilità - ha continuato Zanetti - di scegliere se anticipare la pensione è giustissimo, ma questa scelta deve abbinarsi alla disponibilità ad accettare il calcolo della pensione con il sistema contributivo: se hai versato tanti contributi, avrai un buon assegno anche anticipando; se ne hai versati pochi, avrai un assegno basso. L'alternativa è aspettare".

Critico il commento della CGIL. "L'accesso alla flessibilità in uscita, solo con il ricalcolo interamente contributivo della pensione - ha affermato Vera Lamonica, segretario confederale CGIL - è un'ipotesi inaccettabile. Limiterebbe a pochi la possibilità di anticipare, e sulla grande platea dei lavoratori e delle lavoratrici calerebbe il ricatto pesante di un taglio molto consistente del valore della prestazione".
"Iin assenza di un confronto di merito - ha continuato il segretario Lamonica - il dibattito sulle possibili modifiche al sistema previdenziale ha assunto una piega preoccupante. Si sta svolgendo una campagna che desta sconcerto e preoccupazione, con effetti sociali devastanti. La Cgil ribadisce l'urgenza e la necessità di un confronto con il governo, che affronti le questioni in maniera organica e individui le priorità. La riforma Fornero va cambiata, perché è iniqua, penalizza i giovani e le donne, irrigidisce oltre misura il mercato del lavoro, continua a produrre esodati e rende insostenibile la permanenza al lavoro per chi svolge impieghi gravosi".
Si tratta - ha terminato la sindacalista CGIL - di porre riparo a una delle leggi più ingiuste e sbagliate che si ricordino, e ciò si può fare attraverso l'uso di una parte delle immense risorse da essa sottratte alla previdenza: 300 miliardi entro il 2060. Quello che non può accadere, è che tutto si risolva ancora una volta scaricando sulle spalle di chi lavora i costi di un'operazione che, così strutturata, servirebbe solo alle imprese per liberarsi dei lavoratori maturi, rendendoli più poveri. La flessibilità va fatta senza ulteriori penalizzazioni".

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