L’ingegnere va dove è il lavoro ed anche le donne vanno nel Golfo

Una collega mi incontra e fa: "Mauro ho letto il tuo articolo è bello ma non mi piace, è un articolo per soli uomini, nel Golfo non ci vanno le donne!". Ci p...

06/06/2016

Una collega mi incontra e fa: "Mauro ho letto il tuo articolo è bello ma non mi piace, è un articolo per soli uomini, nel Golfo non ci vanno le donne!". Ci penso, provo a replicare, in modo flebile ma non è così.

Capisco a cosa si riferisce, se ci riferiamo al solo Qatar devono essere realizzati 215 km di metropolitana, 100 stazioni, per rendere accessibili gli 8 stadi dei Mondiali del 2022 (di cui 2, Al Khor e Lusail, già appaltati in parte ad aziende italiane). Mi rendo conto che lei si riferisce alla organizzazione che accompagna una delle più impressionanti iniziative edilizie degli ultimi anni, con tecnologie sfidanti e reversibili.

Ma per rimanere al tema, non è come dice il collega, le donne non sono escluse da questo mondo, siamo noi ad avere una visione distorta di un clima lavorativo che è multi gender. Competitivo, se volete spietato, ma aperto. Comincio ad elencare gli esempi che mi vengono in mente.

La prima che mi viene in mente è Bilijana Bogicevic. Qualche anno fa la conobbi in Montenegro, era il manager di una impresa serba (la GEMAX) che aveva l’appalto delle opere civili di una grande stazione elettrica italiana. Lei si dimostrava subito comunicativa, organizzata e soprattutto affidabile in un mestiere dove non tutti mantengono gli impegni E poi aveva un curriculum di tutto rispetto, aveva fatto grandi interventi, lavorato per clienti importanti (uno per tutti il governo americano), era stata in Africa. Tutto l’ambiente le manifestava rispetto. Un giorno manda a tutti una mail ringraziando e salutando. Biljana dove vai? Le chiedo e lei risponde: a Dubai!

E dal 2013 è lì. Prima con ITD a fare il coordinatore del servizio di progettazione, poi con Hyder come senior architect adesso ho letto sul profilo Linkedin che lavora come Development Manager di un’azienda immobiliare araba.

Direte "mosca bianca" poi è architetto, serba. Loro hanno una conoscenza linguistica superiore. E’ vero, Biljana parla diverse lingue e non mi meraviglierei se avesse imparato bene l’arabo in questi anni, ma ho infiniti altri esempi.

Per riferirmi alle colleghe italiane che ho incrociato nella mia vita lavorativa, c’è per esempio Alessandra Cassisi. L’ho conosciuta poco, ma è un brillante ingegnere che fin da giovanissima ha dimostrato di essere tra i più volitivi del suo gruppo. Dalla sua aveva un eccellente francese ed un buon inglese. Ha lavorato nell’ufficio gare per Renardet: prima a Roma, poi a Manila, poi di nuovo a Roma infine a Muscat dove ha ricoperto il ruolo di proposal manager e si è trattenuta lì dal 2013 fino a metà 2015 alle dipendenze di Lorenzo Nicolai, il general manager di RENARDET/Oman. Poi è rientrata a Roma, dove (leggo su Linkedin) è con Officine Verdi. Di Alessandra ci è sempre piaciuta la straordinaria capacità umana abbinata ad una volontà di ferro, che c’entra in tutto questo l’essere donna?

Ancora, Chiara Simonetti. Fin da neolaureata sembrava avere una marcia in più dei suoi coetanei. Laureata con il massimo dei voti, sempre rapida, concentrata, lavorando con noi ha dimostrato di saper affrontare qualunque settore dell’ingegneria civile. Nella mia azienda non riuscivamo a darle lo spazio che meritava e lei, con molto garbo, parlò con l’amministratore delegato e passò con Parsons, poi Anas International Enterprise - Qatar Branch a Doha. Anche lei ha dalla sua una incredibile abilità ad affrontare problemi diversi ed a risolverli. Ancora, questo mi sembra la dote più importante.

Tra le signore arabe che ho incrociato, Jokha Al Husaini. È la CEO della Shumookh Consulting che è una società di ingegneria omanita che presta servizi di quantity surveying molto apprezzata localmente, ha la stima di Paolo Cosenza, il branch manager di Via International. Lei non ha nessun ostacolo riferito ad essere donna nel suo lavoro.

Io dico che nel nostro settore (soprattutto nell’ingegneria), nessuna società basa le sue scelte sul genere (maschile, femminile). Si valuta prima la persona e poi le competenze.

Per completare queste righe ed aiutare chi cerca un lavoro, nei paesi arabi è spesso richiesta una precedente esperienza nei paesi del Golfo. Capirete subito se è un requisito formale (2 anni) dove basta avere la conoscenza dei capitolati locali e dichiarare di aver lavorato in sede sui progetti, oppure sostanziale (10 anni). Nel secondo caso, se non ce l’avete e non potete dimostrarlo con certificazioni, evitate di provarci.

Torno a ripetere un concetto già espresso in modo sintetico: per avere successo sono molto importanti le qualità umane. Si deve essere sinceri, aperti, comunicativi e interattivi. Tutto ciò è difficile da trasmettere con un curriculum scritto, perciò si deve essere pronti a testimoniarlo con mail rapide, sintetiche e poi da vicino, anche semplicemente presentandosi negli uffici di recruiting delle società che vi possono interessare.

Infine: provare e riprovare. L’opportunità prima o dopo arriverà.

P.S.: una doverosa rettifica di quanto ho scritto la settimana scorsa: la branch RINA IEC LLC – Oman è stata costituita da RINA INTERNATIONAL B.V. che è una straordinaria realtà mondiale. Per dire, nelle scorse settimane RINA ha acquisito per circa 151 milioni di euro (118,5 milioni di sterline) il Grupp britannico EDIF, una portfolio company di Phoenix equity partners. L’operazione è il preludio alla quotazione in Borsa del Rina, che è prevista a breve. L’acquisizione è la più importante finora mai fatta da Rina, anche in termini d'investimento. Auguri!

A cura di Ing. Mauro Fusco

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