Nuovo Codice Appalti e RUP: l'Italia ha bisogno di Project Manager

Nelle sue recenti Linee Guida Attuative al nuovo Codice degli Appalti, al momento ancora allo stato di proposta e all’esame del Consiglio di Stato, ANAC affe...

18/07/2016

Nelle sue recenti Linee Guida Attuative al nuovo Codice degli Appalti, al momento ancora allo stato di proposta e all’esame del Consiglio di Stato, ANAC afferma, relativamente al ruolo del RUP – Responsabile Unico di Procedimento – che, per progetti di notevole complessità, egli debba svolgere il ruolo professionale di vero e proprio “Project Manager”. Ebbene sembra che tale lapalissiana indicazione di ANAC abbia ingenerato una serie di proteste da parte di alcune grandi aziende che probabilmente non gradiscono che nel controllo pubblico degli appalti si introducano sani principi e metodi di “Project Management” (che letteralmente si potrebbe tradurre come “gestire bene i progetti”). Il perché di tali resistenze è probabilmente da ricercare nei faldoni delle diverse inchieste giudiziarie sulla gestione della “cosa pubblica” che ben tutti conosciamo. Ma entriamo nel merito della questione.

I casi dell’Expo di Milano, del Mose di Venezia, della Sa-Rc, ecc. dimostrano in modo eclatante quanto male vengano spesso gestiti alcuni importanti progetti pubblici, intendendo per “progetto” l’accezione del termine derivante dal “pro iacere” latino, vale a dire “uno sforzo coordinato nel tempo per raggiungere un obiettivo unico”.
Eppure esiste ormai da oltre mezzo secolo una “disciplina”, una scienza, relativa all’arte di gestire bene i progetti: il “Project Management”. E da poco tempo è stata emanata una norma Iso/Uni, la 21500, proprio inerente tale disciplina, norma nella quale si indicano con precisone le aree tematiche che devono essere tenute in considerazione per la gestione di un progetto e i relativi processi gestionali.

E i professionisti della gestione progetti sono universalmente noti come Project Manager o, in italiano, Responsabili di Progetto, dove Responsabile non sta per colui che sarà poi crocifisso se le cose andranno male ma bensì, sempre dalla lingua latina, colui che ha … le risposte in merito al progetto (quanto dura, quando finisce, quanto costa, che rischi ci sono, ecc..).

Diverse direttive della ex Autorità sul LL.PP. e anche diversi giudizi del Consiglio di Stato e di alcuni Tar hanno già in passato sottolineato che, relativamente agli appalti pubblici, il RUP – Responsabile Unico di Procedimento -, laddove il Procedimento si configuri come un vero e proprio progetto (es. Opere pubbliche), altro non è che un Project Manager, secondo la piena accezione del termine anglosassone. Non solo quindi un mero tecnico ma un .. gestore che deve rispondere del progetto in tutte le sue fasi, dalla progettazione vera e propria alla realizzazione, dal collaudo dell’opera alla consegna all’utente finale, che di solito è il cittadino che quell’opera ha finanziato con le proprie tasse.

E, redendosi sempre più necessaria la presenza del ruolo professionale del Project Manager, anche come supporto esterno consulenziale al Rup, in un numero sempre maggiore di Bandi o Avvisi pubblici o privati viene richiesta ai fornitori la presenza di Project Manager professionisti. Ma chi può a pieno diritto dirsi Project Manager professionista?

Ebbene, a seguito della recente legge 04-13 sulle professioni non organizzate in Ordini e Collegi, si sono indicati gli organismi che, una volta inseriti nell’apposito elenco del MiSEimostra di averne le competenze Attestati di Qualità e Certificazioni professionali quale project manager. Quindi oggi si può finalmente affermare che il Project Manager è una "professione" riconosciuta dalla Stato Italiano, pur non essendo una classica professione ordinistica, e, come specifica bene la legge 4/13, tale ruolo professionale può essere svolto anche da un dipendente di un ente pubblico o privato.

Richiedere quindi che un RUP possieda una adeguata qualifica professionale per svolgere con competenza il proprio ruolo quale project manager è cosa del tutto saggia e, visto il momento storico, di grande avvedutezza.

I project manager italiani hanno quindi deciso di contrastare, per quanto possibile, eventuali forze avverse a tale vera e propria rivoluzione copernicana in ambito lavori pubblici, dando vita ad una petizione (clicca qui).

In soli due giorni circa 500 project manager privati e pubblici hanno sottoscritto la petizione ma tanti altri, ne siamo certo, aderiranno nei prossimi giorni.

L’Italia ha bisogno di buoni progetti. L’Italia ha bisogno di bravi, competenti e professionalmente “deontologici” Project Manager!

Eugenio Rambaldi
Presidente Assirep.it

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