Catanzaro, in Gazzetta il bando a 1 euro per la redazione del Piano Strutturale

L'abolizione dei minimi tariffari ma soprattutto la discrezionalità lasciata alle stazioni appaltanti per determinare l'importo da porre a base di gara per i...

27/10/2016

L'abolizione dei minimi tariffari ma soprattutto la discrezionalità lasciata alle stazioni appaltanti per determinare l'importo da porre a base di gara per i servizi di architettura e di ingegneria non poteva che avere dei risvolti sulla questione dell'"equo compenso" di cui da anni si parla senza venirne però a capo.

Posizioni opposte e barricate dall'una e dall'altra parte hanno reso inconciliabile il dialogo tra chi i servizi di architettura e di ingegneria li deve svolgere e chi invece detta le leggi che ne regola i rapporti con le pubbliche amministrazioni e l'intera collettività.

L'ultimo dei casi che ha riacceso la miccia è il bando pubblicato lo scorso 25 ottobre 2016 dal Comune di Catanzaro per la redazione del Piano strutturale e del relativo Regolamento Edilizio Urbanistico (REU) che prevede un importo a base di gara pari a 1 euro e un rimborso spese (preventivamente autorizzate ed effettivamente sostenute e documentate) nel limite massimo di 250 mila euro.

Un caso scoppiato già nei primi mesi del 2016 quando il Comune di Catanzaro che ha approvato la proposta di delibera a firma del dirigente del Settore Pianificazione, arch. Giuseppe Lonetti, dopo il parere favorevole della Corte dei Conti (deliberazione 12 febbraio 2016, n. 17572) che ha considerato legittimo l'affidamento di un incarico professionale a titolo gratuito. Parere della Corte dei Conti che è stato utilizzato da scudo dall'amministrazione comunale contro chi a vario titolo ne contestava la legittimità.

Ricordiamo che secondo i giudici contabili l'indiretto vantaggio, anche economico, discendente dall'aver conseguito quello specifico incarico professionale, concorrere ad accrescere il prestigio professionale e la notorietà da parte del progettista incaricato. Nessuna considerazione per il codice deontologico di molte professioni ordinistiche (quelle richieste per espletare le attività previste) che, come quello degli Architetti, definisce "pratica concorrenziale scorretta e distorsiva dei normali equilibri del mercato" la richiesta di compensi palesemente sottostimati o l'assenza stessa di compensi (gratuità). Pratica scorretta che costituisce grave infrazione disciplinare punibile con la sospensione e cancellazione dall'Albo.

Nonostante mesi di botta e risposta tra l'amministrazione comunale, l'Ordine degli Architetti di Catanzaro e alcuni Sindacati, il bando è arrivato in Gazzetta (clicca qui) e si attende solo la scadenza del prossimo 12 dicembre per capire quali saranno i tecnici che contribuiranno alla discesa verso gli inferi che hanno preso tutte le libere professioni che, senza la bussola delle tariffe, dei parametri e un mercato ridotto, hanno perso di vista l'impatto sociale della loro professione. Perché, potrebbe sembrare inutile ripeterlo ma non è così, prevedere un bando di progettazione con un importo a base d'asta pari a 1 euro sarà anche legale ma certamente risulta essere una procedura poco etica che dimentica assolutamente i basilari diritti che dovrebbe avere ogni lavoratore, anche se libero.

Il commento dell'OICE

Sull'argomento è intervenuto l’OICE, l’Associazione aderente a Confindustria che riunisce le organizzazioni di ingegneria e architettura italiane, che ha preso una posizione netta contro il bando del Comune di Catanzaro. "Bisogna che si affronti seriamente il problema - ha affermato Gabriele Scicolone, Presidente OICE - perché al di là delle congruità del rimborso è complessivamente scandaloso prevedere il sostanziale azzeramento dei compensi per importanti e complesse attività come quella che si intende affidare. Pur comprendendo le difficoltà finanziarie dei comuni non è pensabile che siano professionisti, studi e società di ingegneria a finanziare le Amministrazioni”.

Sul parere della Corte dei Conti Scicolone ha affermato "Abbiamo letto con attenzione la delibera della Corte dei Conti che cita la giurisprudenza della Cassazione senza a nostro avviso tenere conto del fatto che le esigenze dettate dall’interesse pubblico connesso alle prestazioni da affidare e, quando si tratti di progettazione, i superiori interessi di sicurezza e qualità, dovrebbero rendere non più attuali le motivazioni che hanno portato la Suprema Corte a sdoganare la gratuità delle prestazioni, finanche per acquisire la “benevolenza del committente”. Possibile che non ci si renda conto che siamo in ben altri contesti in cui concorrenza, mercato, qualità e, infine, rispetto per il progettista devono essere al primo posto?”

Andando oltre, l'OICE ha proposto una necessaria modifica al D.Lgs. n. 50/2016 (art. 24, comma 8) che allo stato attuale lascia troppo margine di discrezionalità alla stazione appaltante per la determinazione dell'importo da porre base di gara. "Premesso che non condividiamo che nel decreto 50 non sia stata riprodotta la norma che vietava di subordinare i corrispettivi al finanziamento dell’opera, adesso occorre intervenire con decisione nel prossimo decreto correttivo prevedendo l’obbligo di applicare il cosiddetto decreto parametri, a pena di nullità della procedura e dei contratti, aggiungendo un espresso divieto di fornire alle stazioni appaltanti progetti gratis. La progettazione ha una precisa valenza pubblicistica e non può essere affidata all’estro di un privato. Se davvero si vuole attuare il principio della centralità del progetto è giusto chiedere tanto al progettista, come impegno tecnico-professionale, ma si deve avere anche rispetto per l’attività che svolge".

Per quanto concerne, infine, il grosso problema rappresentato dal finanziamento dei progetti OICE ha avanzato una seria proposta che coinvolgerebbe la Cassa Depositi e Presititi. "Per risolvere il problema della carenza dei fondi per le progettazioni - ha concluso il Presidente Scicolone - si faccia in modo di fare funzionare i fondi come quello della Cassa Depositi e Prestiti lanciato anni fa nel presupposto, ribadito proprio dalla Corte dei Conti, che il denaro pubblico non si può sprecare su progettazioni che non discendano da verifiche positive di fattibilità tecnico-economica”.

A cura di Ing. Gianluca Oreto

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