Legambiente: Rapporto Cave 2017 con 4,7mila cave attive e 14mila abbandonate

E’ stato pubblicato ieri il Rapporto sulle Cave predisposto anche per il 2017 da Legambiente che dal 2009 effettua un monitoraggio della situazione delle att...

15/02/2017

E’ stato pubblicato ieri il Rapporto sulle Cave predisposto anche per il 2017 da Legambiente che dal 2009 effettua un monitoraggio della situazione delle attività estrattive, e scatta una fotografia puntuale sui numeri e gli impatti economici e ambientali, delle regole in vigore nelle diverse Regioni, individuando anche le opportunità che esistono puntando sull’economia circolare.

La crisi del settore edilizio degli ultimi anni ha fatto registrare nel 2016 una riduzione del numero di cave attive (-20,6% rispetto al 2010), ma sono ben 4.752 le cave attive e 13.414 quelle dismesse nelle Regioni in cui esiste un monitoraggio. Se a queste aggiungessimo anche quelle delle regioni che non hanno un monitoraggio (Friuli Venezia Giulia, Lazio e Calabria), il dato potrebbe salire ad oltre 14mila cave dismesse. Sono poi 53 milioni di metri cubi la sabbia e la ghiaia estratti ogni annomateriali fondamentali nelle costruzioni, 22,1 milioni di metri cubi i quantitativi di calcare e oltre 5,8 milioni di metri cubi di pietre ornamentali estratti. In nove Regioni italiane non sono in vigore piani cava e le regole risultano quasi ovunque inadeguate a garantire tutela e recupero delle aree. Rilevanti sono, invece, i guadagni per i cavatori: 3 miliardi di Euro l’anno il ricavato dai cavatori dalla vendita di inerti e pietre ornamentali a fronte di canoni di concessione irrisori (2,3% di media per gli inerti e Regioni in cui è gratis). Crescita record per il prelievo e le vendita di materiali lapidei di pregio, con esportazioni in crescita (2 miliardi di Euro nel 2015), ma si riduce il lavoro in Italia nel settore.

Il Rapporto 2017 è stato realizzato con il contributo di Fassa Bortolo e nello stesso oltre a raccontare l’impatto sul paesaggio italiano, sono, anche, tratteggiate le buone pratiche realizzate nella Penisola ed esempi virtuosi riguardanti la gestione dell’attività estrattiva (in sotterraneo e con contestuale recupero delle aree) e il recupero delle cave dismesse per creare parchi e ospitare attività turistiche, ma anche di cantieri dove si sono usati materiali provenienti dal riciclo invece che sabbia e ghiaia (in autostrade e persino nello Stadio della Juventus).

Il dossier è stato presentato a Roma nel corso della conferenza stampa che ha visto la partecipazione di: Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Silvia Velo, Sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, Alessandro Olivi, Vicepresidente e Assessore allo sviluppo economico Provincia di Trento, Paolo Fassa, Presidente Fassa Srl, Salvatore Lisi, AITEC e Serena Majetta, Anas, Direzione Ingegneria e sviluppo di Rete.

 “Per Legambiente occorre promuovere una profonda innovazione nel settore delle attività estrattive - ha dichiarato Edoardo Zanchini -, dove non è utopia pensare di avere più imprese e occupati nel settore, proprio puntando su tutela del territorio, riciclo dei materiali e un adeguamento dei canoni di concessione ai livelli degli altri Paesi europei. La sfida per i materiali di pregio è di mantenere in Italia le lavorazioni dei materiali, dove il tasso di occupazione è più alto. Mentre per gli inerti l’obiettivo è di spingere la filiera del riciclo, che garantisce almeno il 30% di occupati in più a parità di produzione, e che può garantire prospettive di crescita molto più importanti e arrivare a interessare l’intera filiera delle costruzioni. Ma per realizzare ciò servono delle scelte e delle politiche chiare da parte di Governo e Regioni”.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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