L’Italia condona, il terremoto no

Il terremoto di Ischia del 21 Agosto 2017 ha riportato nuovamente alla ribalta il tema dell’abusivismo e dell’illegalità. Se guardiamo un po’ di storia re...

05/09/2017

Il terremoto di Ischia del 21 Agosto 2017 ha riportato nuovamente alla ribalta il tema dell’abusivismo e dell’illegalità.

Se guardiamo un po’ di storia recente del Belpaese vediamo purtroppo che di tragedie dovute ai terremoti ce ne sono state molte: San Giuliano di Puglia (2002), L’Aquila (2009), Emilia (2012), Centro Italia 2016 ed infine Ischia. Ci sono poi i danni e i morti dovuti a smottamenti, nubifragi o semplicemente a crolli dovuti a negligenza.

Tutto ciò però non sembra aver minimamente intaccato l’abitudine Italica di fare le cose “liberamente” considerando norme e regole come perdite di tempo, fastidi, soldi buttati. Inutile girarci intorno, l’Italia è il Paese dell’arrangiarsi, del fare le cose un po’ come si vuole, il Paese dove ognuno pensa per se senza guardare aldilà del proprio naso. In Italia essere “furbi” è considerato un pregio e non un difetto. A casa mia essere furbi è sinonimo di essere disonesti.

Tutto questo è nel pensiero collettivo degli Italiani sopratutto perché il nostro è il paese dei Condoni. La storia insegna che chi sbaglia poi paga sempre di meno di quello che invece a fatto tutto in regola, perché alla fine l’Italia è come una mamma troppo buona che perdona il figliolo discolo con una piccola ramanzina ma niente di più. “NO! no, così non si fa” dice ad alta voce, magari per farsi sentire da tutti, però allo stesso tempo poi passa al figlio la merenda più buona. Nel Paese dei Condoni tutto viene perdonato e quindi tutto è lecito. Chi segue le regole ci perde, sempre, questa è la triste realtà. Nella cultura Italica fare le cose a norma è una scelta non un obbligo ed è una scelta economicamente svantaggiosa.

I dati ISTAT parlano chiaro in Italia ogni 100 edifici autorizzati ce ne sono 20 abusivi.

Ietto

Così ogni volta che parliamo di “abusivismo di necessità” oppure di “condono” non facciamo altro che rafforzare, consolidare questa filosofia radicandola ancora di più nella nostra testolina italica. Il motivo di questa nostra filosofia è semplice: ci fa comodo, nel breve periodo conviene. Conviene al privato che fa quello che vuole risparmiando qualche briciola fregandosene di vincoli o “leggiucole”, conviene al politico che rafforza consensi e si garantisce la fiducia degli elettori, conviene al tecnico smaliziato che sa come arrivare a risultati inottenibili a chi gioca ad un gioco con delle regole.

Per farla breve, in Italia c’è questa mentalità perché conviene un po’ a tutti… APPARENTEMENTE. Basta ampliare un po’ la visione per vedere che questo è un suicidio: il danno sociale, economico, morale che facciamo a noi stessi e alla nostra amata Italia è immenso perché prima o poi ogni magagna, ogni nodo viene al pettine. Magari il governo di turno permetterà di condonare qualche abuso ma di certo il terremoto no. Il Terremoto non condona, come non condonano le inondazioni, le frane. Anche come la semplice gravità, forza con cui ci confrontiamo ogni giorno, ha le sue regole e non ammette sanatorie. Non venitemi a dire che l’abusivismo non c’entra nulla con i crolli, forse può essere vero per un singolo caso ma nel lungo periodo, se guardiamo all’Italia come un unico grande organismo allora l’abusivismo è un virus che ci mangia da dentro un male che va debellato con ogni mezzo e ogni forza. L’abusivismo, l’abitudine “a fare un po’ come ci pare” è l’anti-sicurezza per eccellenza. La sicurezza la si ottiene con la pianificazione, la prevenzione e la programmazione è l’organismo Italia che lo richiede, lo pretende. Se la smettessimo di pensare ognuno al proprio piccolo orticello sono sicuro che questa visione non sarebbe soltanto più semplice da comprendere, ma sarebbe anche la più ovvia. Perché nel lungo periodo, se le regole valgono per tutti allora la legalità è anche economicamente vantaggiosa, vantaggiosa per l’Italia.

L’Italia potrà anche condonare, ma il terremoto no.

A cura di Ing. Braian Ietto
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